'Ogni volta è un gesto del corpo e del pittore che fa apparire l'immagine, cioè la presenza vera di quell'assente che si proietta verso se stesso ritornando a sé per offrirsi come spettacolo, gioco di tratti o di macchie, disposizione di ciò che è effettivamente incorporato nel corpo che dipinge.' (Jean-Luc Nancy)

Ripercorrendo la storia delle forme pittoriche, dai dipinti rupestri alle opere contemporanee, Jean-Luc Nancy approfondisce la sua riflessione sul rapporto tra identità e alterità. Il filosofo si concentra in particolare sul ritratto, imitazione inevitabilmente infedele del reale, che diventa il simbolo della condizione ambigua della nostra esistenza. La tendenza del ritratto a giocare in modo equivoco sul binomio verità/finzione è andata sempre più radicalizzandosi, per giungere negli artisti contemporanei a una vera e propria dissoluzione del soggetto in una rappresentazione di sé dove l'identità assume le forme di un'alterità assoluta. Una volta ritratto, il soggetto perde la sua presunta autonomia e dipende interamente dall'immagine in cui appare. Questo complesso e peculiare intreccio di sé e di altro, sostiene Nancy, indica che la questione non è solamente estetica, ma deve essere considerata anche sotto il profilo etico e politico, perché riguarda il modo in cui ciascun individuo si relaziona alla comunità in cui è storicamente nato e cresciuto.

In this outstanding new collection, philosopher Jean-Luc Nancy take up his perennial themes--community, embodiment, being-with, literature, politics, sense and meaning--as part of a deep and mature appreciation of the fact that we are richly, joyfully, and thoroughly sexual beings.

In a concise but extremely important essay, 'The 'There Is' of the Sexual Relation,' Nancy responds to Lacan's dictum that 'there is no sexual relation' and makes a radical argument for the central place of the sexual relation as our originary mode of being with one another. 'The Birth of Breasts' is a beautiful reflection on human anatomy and the image and reality of the breast that draws on literature and poetry from Sappho to Beckett.

In 'Strange Foreign Bodies' Nancy revisits the philosophical territory of the relation between mind or spirit and body but reminds us that bodies are at once familiar to us and also irredeemably strange. 'The Body of Pleasure' explores the body as the site of essentially finite pleasure, 'finite because it reaches the end, the limit where the body tends to lose all form, becomes matter, an impenetrable mass. But this end also forms the touch of the outside and with it the joy of the world.'

Finally, 'The Sexual Relation--and Then' builds on the insight into the central place of the sexual relation by considering specifically the generative possibilities of sex and the fact that we all came to be as the product of sexual relations.

Nancy's Corpus, published in English in 2008, was the philosopher's most sustained consideration of embodiment to date. Now, in Corpus II, he carries that work in new directions that constantly remind us that human bodies are sexed and sexual bodies.

L'interrogativo che attraversa i testi contenuti nel presente volume muove dall'urgenza teorica di approfondire una riflessione ontologico-politica che Nancy ha ormai avviato da due decenni. È possibile avanzare un'idea di democrazia che non si riduca alla legge dell''equivalenza generale' o alla mera accumulazione di merci e capitali? Come concepire una politica che si faccia carico dell''essere-con' e al tempo stesso abbia la forza di sottrarsi a qualsiasi totalizzazione del reale? In tale prospettiva, da quali categorie politiche ripartire per ridefinire l'esperienza che ci fa essere-insieme? Attraverso la decostruzione di alcuni paradigmi quali 'democrazia', 'popolo', 'identità', 'comune', 'comunismo', il pensiero di Nancy tenta di aprire dei varchi che preparino il campo a inedite con-figurazioni del mondo. Ciò che qui la scrittura tenta di declinare non è tuttavia una politica propriamente detta quanto la definizione stessa dello 'spazio' della politica da ri-tracciare a partire dal cum che si dà quale condizione ontologica prima di tutti i viventi.

Dalla fine del Terzo Reich a oggi il mito nazi ha continuato a persistere nella xenofobia, nel razzismo e nell'antisemitismo contemporanei. Questo mito - ossia 'la potenza che riunisce le forze e le direzioni fondamentali di un individuo o di un popolo, la potenza di un'identità sotterranea, invisibile e non empirica' - permane come una minacciosa presenza sulla storia dell'Europa e nella formazione dell'uomo europeo. Il nazismo - scrivono Philippe Lacoue-Labarthe e Jean-Luc Nancy - 'non è stato un mero incidente della storia', ma il tentativo riuscito e sempre presente di fare del 'sangue' e della 'terra' la giustificazione estetico-politica per la più distruttiva mitopoiesi antiumanistica dell'Occidente. Introduzione di Mario Gennari.

'Il giardino edenico è perduto e non c'è ritorno. Smarrita è la pace, decaduta è la sicurezza della prima nominazione. Le parole che pronunciamo sono ridotte a semplici segni semantici, strumenti d'intesa. Non sono più essenziali né in terra, né in cielo. Tra la nostra lingua e la voce della natura non c'è più rispondenza diretta. Ogni conoscenza, ogni comprensione umana cade al di qua dell'esistenza autentica. Con 'Prendere la parola', Jean-Luc Nancy segnala che è necessario congedarci dai rassicuranti ancoraggi estetici e dalle tentazioni della hybris tecnologica, per affidarci - quando d'ora in poi prenderemo la parola - a un annuncio alveolato, frammentario, segnato dalle divisioni dello spirito. Ospite non riconciliato dello spirito dei tempi, Nancy prende la parola contro la condizione annientante del pallido linguaggio concettuale, il sempre-uguale in abiti ogni volta diversi. Prende la parola per prendere le distanze dalle certezze che, parola per parola, confermano le illusioni e conducono a una verità solo apparente. Prende la parola per cercare nel nostro esserci l'insieme vivente: la connessione più alta tra l'essere umano e ciò che resta della totalità della vita.' (Dalla postfazione di Flavio Ermini)

Generating an exciting poetic dialogue that is as insightful as it is eloquent and creative, this combined poem and complementary philosophical analysis is an astute rendering of the intersection of intellect and language as an art form. With the original French preserved on the facing pages, this collaborative work by an emerging French poet, Virginie Lalucq, and the distinguished philosopher Jean-Luc Nancy presents a startlingly robust poetic experience. The serial poem “Fortino Sámano” is a meditation on a photo of the eponymous subject, taken by Mexican photographer Agustín Víctor Casasola during the Mexican Revolution. In the image Sámano, a Zapatista lieutenant and counterfeiter, appears to stare death nonchalantly in the face moments before his execution by firing squad. The poem makes no attempt to craft a biography or history of the man, but instead treats the image itself—reflecting on the fact that the camera caught the image of life just prior to its end. Jean-Luc Nancy contributes a series of commentaries on the poem, creating a philosophical contemplation of “Fortino Sámano” but also a poetic investigation of the lyric genre that works hand-in-hand with the poem itself. The inspiring union becomes an altogether unique poetic experience with an unmatchable depth and plenty to ruminate on during each subsequent re-reading of this delightful and impressive project.

'Is it meaningful to call oneself a democrat? And if so, how do you interpret the word?'

In responding to this question, eight iconoclastic thinkers prove the rich potential of democracy, along with its critical weaknesses, and reconceive the practice to accommodate new political and cultural realities. Giorgio Agamben traces the tense history of constitutions and their coexistence with various governments. Alain Badiou contrasts current democratic practice with democratic communism. Daniel Bensaid ponders the institutionalization of democracy, while Wendy Brown discusses the democratization of society under neoliberalism. Jean-Luc Nancy measures the difference between democracy as a form of rule and as a human end, and Jacques Rancière highlights its egalitarian nature. Kristin Ross identifies hierarchical relationships within democratic practice, and Slavoj Zizek complicates the distinction between those who desire to own the state and those who wish to do without it.

Concentrating on the classical roots of democracy and its changing meaning over time and within different contexts, these essays uniquely defend what is left of the left-wing tradition after the fall of Soviet communism. They confront disincentives to active democratic participation that have caused voter turnout to decline in western countries, and they address electoral indifference by invoking and reviving the tradition of citizen involvement. Passionately written and theoretically rich, this collection speaks to all facets of modern political and democratic debate.

Adoration is the second volume of the Deconstruction of Christianity, following Dis-Enclosure. The first volume attempted to demonstrate why it is necessary to open reason up not to a religious dimension but to one transcending reason as we have been accustomed to understanding it; the term 'adoration' attempts to name the gesture of this dis-enclosed reason.

Adoration causes us to receive ignorance as truth: not a feigned ignorance, perhaps not even a 'nonknowledge,' nothing that would attempt to justify the negative again, but the simple, naked truth that there is nothing in the place of God, because there is no place for God. The outside of the world opens us in the midst of the world, and there is no first or final place. Each one of us is at once the first and the last. Each one, each name. And our ignorance is made worse by the fact that we do not know whether we ought to name this common and singular property of all names. We must remain in this suspense, hesitating between and stammering in various possible languages, ultimately learning to speak anew.

In this book, Jean-Luc Nancy goes beyond his earlier historical and philosophical thought and tries to think-or at least crack open a little to thinking-a stance or bearing that might be suitable to the retreat of God that results from the self-deconstruction of Christianity. Adoration may be a manner, a style of spirit for our time, a time when the 'spiritual' seems to have become so absent, so dry, so adulterated.

The book is a major contribution to the important strand of attempts to think a 'post-secular' situation of religion.

Quale può essere oggi, dopo Nietzsche e Freud, il significato della parola 'religione'? Se questa parola ha ancora un contenuto di verità al di là del dogma e degli assetti istituzionali, al di là di ogni distinzione tra politeismi e monoteismi, al di là dei riti e del sentimentalismo, questo contenuto sta nel gesto dell'adorazione. L'adorazione è la parola rivolta a qualcuno o a qualcosa, la parola rivolta a ciò che oltrepassa la significazione, l'appello trasversale che eccede il concetto e il culto e che ritroviamo nella fede, nell'amore, nella poesia, nella comunicazione mondana. Quello che questo secondo volume della decostruzione del cristianesimo cerca di pensare è una maniera, un'andatura, un contegno dello spirito in grado di rispondere alle questioni aperte da questo nostro tempo in cui lo 'spirituale' sembra così lontano, prosciugato, abusato.

The four talks collected here transcribe lectures delivered to an audience of children between the ages of ten and fourteen, under the auspices of the little dialoguesseries at the Montreuil's center for the dramatic arts. Modeled on Walter Benjamin's Aufklrung for Kinderradio talks, this series aims to awaken its young audience to pressing philosophical concerns.Each talk in God, Justice, Love, Beauty explores what is at stake in these topics as essential moments in human experience. (Indeed, the book argues that they are constitutive of human experience.) Following each, Nancy's audience is given a chance to engage with him in a process of philosophical questioning; the texts of these touching and probing exchanges are included in the volume. Despite the fact that these lectures were delivered to an audience of children, the intellectual level they achieve-while remaining easily comprehensible-is astounding. No attempt is made to simplify Nancy's positions or to resolve the complexities that arise in the course of the talks or the question periods that follow. The work of opening performed here is fully in keeping with the strategy of Nancy's philosophy as a whole. Thus, for readers unfamiliar with his work, God, Justice, Love, Beauty will function as an excellent introduction to Nancy's larger corpus. As varied as the individual talks are, they share the motif of incalculability or the immeasurable. Broadly speaking, one could say that the various ways in which Nancy approaches this motif exemplify his deconstructive approach to think of human existence. As well, those treatments exemplify his conviction that the task of thinking is to develop original ways of communicating the incalculable. God, Justice, Love, Beauty is thus a skillful reminder that philosophy is important to all of us. The book is also a model of intellectual generosity and openness. Seamlessly moving from Schwarzenegger to Plato, from Kant, Roland Barthes, and Caravaggio to Caillou, Harry Potter, and the pages of Gala magazine, Nancy's wide-ranging references bear witness to his commitment to think of culturein its broadest sense.

'L'imperativo categorico' è il testo che segna una vera e propria svolta nel pensiero di Jean-Luc Nancy. L'opera viene realizzata all'inizio degli anni Ottanta, raccogliendo una seria di saggi che Nancy scrive per alcune conferenze. Oltre ai temi principali, quelli della legge e del giudizio, il libro affronta la questione spinosa del soggetto (dalla quale prende le mosse quel movimento del pensiero francese che oggi viene ricordato come poststrutturalismo), ma anche la funzione etico-politica della filosofia. L'imperativo categorico rimanda a qualcosa che riguarda l'assunzione di una responsabilità dinanzi al mondo perché, come ci dice l'autore, l'imperativo categorico significa che il concetto di un mondo è indissociabile da quello di un imperativo e allo stesso tempo il concetto di un imperativo puro è indissociabile dal concetto di un mondo. 'Ciò che deve essere è un mondo e nient'altro che un mondo deve, assolutamente, essere messo in opera'.

'La Visitazione è un soggetto relativamente poco trattato rispetto all'Annunciazione di cui potrebbe essere il complemento naturale, per non parlare ovviamente della nascita e dell'infanzia di Gesù [...] Nella Visitazione il divino resta celato e cifrato, ed è proprio questa dissimulazione o questo ritiro, questa assenza a costituire la manifestazione stessa [...] Dal punto di vista teologico la Visitazione non ha una particolare importanza. Ma dal punto di vista dell'arte, enuncia una verità di fondamentale importanza: quando l'arte era religiosa, non si identificava mai senza resto al religioso. Essa mescolava sempre al sacro anche il suo segreto, o anche: glielo sostituiva.'

The initial provocation for The Truth of Democracy was the fortieth anniversary of May '68 and the recent criticism (some by French President Nicolas Sarkozy himself) leveled against the ideals and actors at the center of this important but still misunderstood moment in French history. Nancy here defends what he calls simply 68without apology or equivocation, calling it an essential stage in the search for the truth of democracy.Less a period within time than a critical moment or interruption of time, 68 needs to be understood, Nancy argues, as an eventthat provided a glimpse into the very spirit of democracy,a spirit that is linked not to some common vision, idea, or desire (such as the nation, the republic, the people, or humanity) but to an incommensurability (the infinity of man or man's exceeding of himself ) at the origin of democracy.Written in a direct and accessible, almost manifesto-like style, The Truth of Democracy presents a forceful plea that we rethink democracy not as one political regime or form among others but as that which opens up the very experience of being in common.By rearticulating many of the themes and terms he has developed elsewhere (from community and being in common to the singular plural) in relationship to an original analysis of what was and still is at stake in May '68, The Truth of Democracy is at once an eloquent summary of much of Nancy's work and a significant development of it.It is as if, forty years after being first scrawled across university walls and storefronts in France, one of the most famous slogans of May '68 has received in The Truth of Democracy its most eloquent and poignant theoretical elaboration: Be realistic, demand the impossible!

Henri Cartier-Bresson (1908-2004) was perhaps the finest and most influential image maker of the twentieth century, and his portraits are among his best-known work. Over a fifty-year period, he photographed some of the most eminent personalities of the era, as well as ordinary people, chosen as subjects because of their striking and unusual features.

Originally published to coincide with an exhibition at the Fondation Henri Cartier-Bresson in Paris, this book features both well-known images and previously unpublished portraits: Ezra Pound, Andre� Breton, Martin Luther King, Samuel Beckett, Truman Capote, Susan Sontag, Carl Jung, William Faulkner, Marilyn Monroe, Henri Matisse, and many more.

Each photograph was chosen because it perfectly embodies Cartier-Bresson's description of what he was attempting to communicate in his work: “Above all I look for an inner silence. I seek to translate the personality and not an expression.” The portraits reproduced here--discreet, without artifice--confirm once more the singular gift of Cartier-Bresson, who instinctively knew in which revealing fraction of a second to click the shutter.

'Il teatro è la cessazione del segreto, se il segreto è quello dell'essere in sé o quello di un'anima ritratta in un'intimità. È l'in se stesso o l'intimità che come tale esce e si espone. È il 'mondo come teatro' così come lo conosciamo fin da Calderon e da Shakespeare, ma così come in effetti tutta la nostra tradizione - almeno fin dalla caverna platonica - l'ha rimuginato, quel 'mondo come teatro' in quanto verità, proprio come e proprio perché il corpo si rivela la verità dell'anima: verità che si spinge anch'essa sulla scena o più precisamente verità che fa scena.' (Jean-Luc Nancy)

Philosophers have largely ignored sleep, treating it as a useless negativity, mere repose for the body or at best a source for the production of unconscious signs out of the night of the soul.In an extraordinary theoretical investigation written with lyric intensity, The Fall of Sleep puts an end to this neglect by providing a deft yet rigorous philosophy of sleep. What does it mean to fallasleep? Might there exist something like a reasonof sleep, a reason at work in its own form or modality, a modality of being in oneself, of return to oneself, without the waking selfthat distinguishes Ifrom youand from the world? What reason might exist in that absence of ego, appearance, and intention, in an abandon thanks to which one is emptied out into a non-place shared by everyone?Sleep attests to something like an equality of all that exists in the rhythm of the world. With sleep, victory is constantly renewed over the fear of night, an a confidence that we will wake with the return of day, in a return to self, to us--though to a self, an us, that is each day different, unforeseen, without any warning given in advance.To seek anew the meaning stirring in the supposed loss of meaning, of consciousness, and of control that occurs in sleep is not to reclaim some meaning already familiar in philosophy, religion, progressivism, or any other -ism. It is instead to open anew a source that is not the source of a meaning but that makes up the nature proper to meaning, its truth: opening, gushing forth, infinity.This beautiful, profound meditation on sleep is a unique work in the history of phenomenology--a lyrical phenomenology of what can have no phenomenology, since sleep shows itself to the waking observer, the subject of phenomenology, only as disappearance and concealment.

Jean-Luc Nancy's On the Commerce of Thinking concerns the particular communication of thoughts that takes place by means of the business of writing, producing, and selling books. His reflection is born out of his relation to the bookstore, in the first place his neighborhood one, but beyond that any such perfumery, rotisserie, patisserie,as he calls them, dispensaries of scents and flavors through which something like a fragrance or bouquet of the book is divined, presumed, sensed.On the Commerce of Thinking is thus not only something of a semiology of the specific cultural practice that begins with the unique character of the writer's voice and culminates in a customer crossing the bookstore threshold, package under arm, on the way home to a comfortable chair, but also an understated yet persuasive plea in favor of an endangered species. In evoking the peddler who, in times past, plied the streets with books and pamphlets literally hanging off him, Nancy emphasizes the sensuality of this commerce and reminds us that this form of consumerism is like no other, one that ends in an experience-reading-that is the beginning of a limitless dispersion, metamorphosis, and dissemination of ideas. Making, selling, and buying books has all the elements of the exchange economy that Marx analyzed--from commodification to fetishism--yet each book retains throughout an absolute and unique value, that of its subject. With reading, it gets repeatedly reprinted and rebound. For Nancy, the book thus functions only if it remains at the same time open and shut, like some Moebius strip. Closed, it represents the Idea and takes its place in a canon by means of its monumental form and the title and author's name displayed on its spine. But it also opens itself to us, indeed consents to being shaken to its core, in being read each time anew.

Il sonno non ha mai interessato il pensiero se non come antitesi alla veglia o come luogo del sogno attraverso cui esercitare l'analisi e l'interpretazione dell'inconscio. Qui, invece, Jean-Luc Nancy rivolge lo sguardo al dormiente a partire proprio dal 'cadere nel sonno', da quell''entrare nella notte' che ci immerge nel respiro comune del mondo. Pagine filosofiche s'intrecciano a pagine poetiche: sulla notte, sulla ninnananna e il cullare ('quale che sia la sua età, nessuno entra nel sonno senza una culla'), sul dormire insieme degli amanti. Ma anche a interrogativi politici sul mondo attuale, che è 'senza più veglia né sonno', privato del loro ritmo. Un mondo che ha colorato la notte e lascia masse di dormienti abbattuti, 'vinti di notte come lo sono di giorno, cacciati dai loro frettolosi giacigli'. Come dormire allora in questa notte da sonnambuli, privata di un luogo così prezioso dell'uguaglianza ('tutti i dormienti cadono nello stesso, identico sonno'), della vittoria sulla paura della notte, della fiducia sempre rinnovata nel risveglio?

'Più di tutto, io cerco un silenzio interiore. Cerco di tradurre la personalità e non una sua sola espressione'. Henri Cartier-Bresson (1908-2004) è stato il più grande e innovativo 'realizzatore di immagini' del ventesimo secolo. La sua fotografia ha fatto scuola e i suoi ritratti sono una parte dell'inestimabile patrimonio che ci ha lasciato. Per oltre cinquantacinque anni ha ritratto le personalità importanti del suo tempo, ma anche gente comune e anonimi passanti, scelti per uno sguardo inusuale, per volto interessante. I ritratti di questo libro, discreti, realizzati senza alcun artificio, confermano una volta di più lo speciale talento di Cartier-Bresson che istintivamente sapeva far scattare l'otturatore della sua macchina fotografica in una precisa frazione di secondo rivelatore.

'La democrazia non ha sufficientemente capito che doveva essere anche 'comunismo' in qualche modo, perché altrimenti non sarebbe stata che gestione delle necessità e dei compromessi, priva di desiderio, cioè di spirito, di soffio, di senso. Non si tratta quindi solamente di afferrare uno 'spirito della democrazia', ma innanzitutto di pensare che la 'democrazia' è spirito prima ancora di essere forma, istituzione, regime politico e sociale. Ciò che in questa affermazione può apparire inconsistente, 'spiritualistico' e 'idealistico' contiene invece la necessità più reale, più concreta e più pressante.' (Jean-Lue Nancy)

'Io ti amo, noi ci amiamo, non ti amo più, amiamoci l'un l'altro'. L'infinita coniugazione del verbo amare racchiude in sé tutte le storie degli uomini. Che significa amare? Cosa ha da dirci la Filosofia, l'amica della saggezza? In un'epoca in cui si moltiplicano le 'ricette' per farsi amare di più, che cosa può darci la riflessione di un filosofo? Uno dei più grandi filosofi viventi ci consegna una breve riflessione che vuole parlare a tutti dell'amore.

Il peso di un pensiero è ciò che resta ancora da pensare. E tale peso non si mostra che attraverso 'tocchi, abbozzi, profili sottratti, calchi perduti'. In questi saggi Nancy ci porta a sperimentare la caduta del pensiero verso un centro di gravità mai raggiunto, ma sempre prossimo, a venire. E quindi, da qui, ci invita a ripensare il senso del mondo, del corpo, dell'esistenza, affrontando e riconoscendo tutti i fondamentalismi e tutte le follie identitarie. Il gesto filosofico di Nancy vuole essere quello della messa in opera di una 'resistenza' pesante del pensiero che sia capace di mettere fuori gioco ogni volontà di rappresentazione, ogni logica del fondamento, ogni hybris metafisica 'misurando il quotidiano' dell'esistenza. Tutto questo comporta una riflessione radicale sulla nostra provenienza e sulla nostra traiettoria, insomma su ciò che vogliamo essere: 'né luoghi, né cieli, né dei: smantellamento e decostruzione degli spazi chiusi, dei recinti, delle chiusure'.

Philosophers have largely ignored sleep, treating it as a useless negativity, mere repose for the body or at best a source for the production of unconscious signs out of the night of the soul.In an extraordinary theoretical investigation written with lyric intensity, The Fall of Sleep puts an end to this neglect by providing a deft yet rigorous philosophy of sleep. What does it mean to fallasleep? Might there exist something like a reasonof sleep, a reason at work in its own form or modality, a modality of being in oneself, of return to oneself, without the waking selfthat distinguishes Ifrom youand from the world? What reason might exist in that absence of ego, appearance, and intention, in an abandon thanks to which one is emptied out into a non-place shared by everyone?Sleep attests to something like an equality of all that exists in the rhythm of the world. With sleep, victory is constantly renewed over the fear of night, an a confidence that we will wake with the return of day, in a return to self, to us--though to a self, an us, that is each day different, unforeseen, without any warning given in advance.To seek anew the meaning stirring in the supposed loss of meaning, of consciousness, and of control that occurs in sleep is not to reclaim some meaning already familiar in philosophy, religion, progressivism, or any other -ism. It is instead to open anew a source that is not the source of a meaning but that makes up the nature proper to meaning, its truth: opening, gushing forth, infinity.This beautiful, profound meditation on sleep is a unique work in the history of phenomenology--a lyrical phenomenology of what can have no phenomenology, since sleep shows itself to the waking observer, the subject of phenomenology, only as disappearance and concealment.

How have we thought “the body”? How can we think it anew? The body of mortal creatures, the body politic, the body of letters and of laws, the “mystical body of Christ”—all these (and others) are incorporated in the word Corpus, the title and topic of Jean-Luc Nancy's masterwork. Corpus is a work of literary force at once phenomenological, sociological, theological, and philosophical in its multiple orientations and approaches. In thirty-six brief sections, Nancy offers us at once an encyclopedia and a polemical program—reviewing classical takes on the “corpus” from Plato, Aristotle, and Saint Paul to Descartes, Hegel, Husserl, and Freud, while demonstrating that the mutations (technological, biological, and political) of our own culture have given rise to the need for a new understanding of the body. He not only tells the story of this cultural change but also explores the promise and responsibilities that such a new understanding entails. The long-awaited English translation is a bold, bravura rendering. To the title essay are added five closely related recent pieces—including a commentary by Antonia Birnbaum—dedicated in large part to the legacy of the “mind-body problem” formulated by Descartes and the challenge it poses to rethinking the ancient problems of the corpus. The last and most poignant of these essays is “The Intruder,” Nancy's philosophical meditation on his heart transplant. The book also serves as the opening move in Nancy's larger project called 'The deconstruction of Christianity.'

This book is a profound and eagerly anticipated investigation into what is left of a monotheistic religious spirit-notably, a minimalist faith that is neither confessional nor credulous. Articulating this faith as works and as an objectless hope, Nancy deconstructs Christianity in search of the historical and reflective conditions that provided its initial energy. Working through Blanchot and Nietzsche, re-reading Heidegger and Derrida, Nancy turns to the Epistle of Saint James rather than those of Saint Paul, discerning in it the primitive essence of Christianity as hope. The religion that provided the exit from religion,as he terms Christianity, consists in the announcement of an end. It is the announcement that counts, however, rather than any finality. In this announcement there is a proximity to others and to what was once called parousia. But parousia is no longer presence; it is no longer the return of the Messiah. Rather, it is what is near us and does not cease to open and to close, a presence deferred yet imminent.In a demystified age where we are left with a vision of a self-enclosed world-in which humans are no longer mortals facing an immortal being, but entities whose lives are accompanied by the time of their own decline-parousia stands as a question. Can we venture the risk of a decentered perspective, such that the meaning of the world can be found both inside and outside, within and without our so-immanent world?The deconstruction of Christianity that Nancy proposes is neither a game nor a strategy. It is an invitation to imagine a strange faith that enacts the inadequation of life to itself. Our lives overflow the self-contained boundaries of their biological and sociological interpretations. Out of this excess, wells up a fragile, overlooked meaning that is beyond both confessionalism and humanism.

In eleven brief, engaging talks originally broadcast on French public radio, Jean-Luc Nancy offers a philosopher's rough and ready account of some of the pressing questions of our day and addresses chronic issues within philosophical inquiry. The fundamental question, which recurs again and again, is whether philosophy is conditioned by the world the philosopher inhabits, or whether it must remain unconditioned by that world.Nancy discusses: terror in relation to religion and capitalism; the relevance of philosophy to life (whether philosophy can be a form of life); the status of god in monotheism; the relevance of politicsas it is defined today; the Heidegger affairand its consequences for philosophy; war, especially in the context of the invasion of Iraq; the role of negativity in philosophical and cultural discourses; artand the variability of its meanings; the predominance of the metaphor of the sun. The essays can be read separately, but together they amount to the striking vision of a philosopher sensitive to the world of his times and attempting to open his own path within it.