Dalla A del monte Athos alla mitica X di Xanadu, passando per la S dell'isola di Sarawak e per la T della Thailandia, pochi scrittori sono stati, come Steven Runciman, l'epitome di quei viaggiatori dell'Impero britannico per i quali il mondo era la loro ostrica preferita. La sua vita e i suoi soggiorni nei più svariati Paesi - Bulgaria, Messico, Cina, Turchia, Siria - racchiudono una moltitudine di storie (affascinanti, esotiche, divertenti) di cui questo singolare Alfabeto del viaggiatore è lo straordinario compendio. Così, di volta in volta, troviamo Sir Steven aiutare a far nascere un bambino sula strada per Tessalonica; rimanere assediato nel 1925 nella città cinese di Tiensin; esaminare con circospezione la collezione di un cacciatore di teste nel Borneo; vedere i fantasmi in compagnia del principe del Siam; versare cera bollente sulla testa calva del maresciallo Montgomery in una pasqua bellica a Gerusalemme... Quanto più vicino all'autobiografia che non volle mai scrivere, Alfabeto del viaggiatore abbraccia in pratica l'intero «secolo breve» che Steven Runciman percorse in lungo e in largo, da studioso e da diplomatico sui generis, con uno spirito acuto e divertito, nonché un'attrazione, ricambiata, per teste coronate e aristocrazie in via di sparizione. Così, questo libro è anche l'estremo omaggio a un'epoca e a un mondo in cui viaggiare era ancora un piacere.

Nell'antica Bisanzio le sfumature in una discussione sulla religione potevano decidere della vita o della morte delle persone. Runciman fa rivivere storia e cultura di una civiltà perduta, quella civiltà che tutti conosciamo per i suoi e i nostri bizantinismi. A Bisanzio sacro e profano convivono e si mescolano, politica e religione si confondono, passando sulla pelle delle persone. Emergono i movimenti iconoclasti, nemici delle immagini e della religiosità popolare, ciascun uomo sulla terra ricerca la propria via al cielo e all'armonia.

Clinging to a rugged hillside in the lush valley of Sparta lies Mistra, one of the most dramatically beautiful Byzantine cities in Greece, a place steeped in history, myth, and romance. Following the Frankish conquest of the Peloponnese in the thirteenth century, William II of Villehardouin built a great castle on a hill near Sparta that later came to be known as Mistra. Ten years later, in a battle in northern Greece, Villehardouin was defeated and captured by the Byzantine emperor. The terms for his release included giving Mistra to the Byzantine Greeks. Under their rule, the city flourished and developed into a center of learning and the arts and was a focal point for the cultural development of Europe. Sir Steven Runciman, one of the most distinguished historians of the Byzantine period, traveled to Mistra on numerous occasions and became enchanted with the place. Now published in paperback for the first time, Lost Capital of Byzantium tells the story of this once-great city—its rise and fall and its place in the history of the Peloponnese and the Byzantine empire.

On 30 March 1282, as the bells of Palermo were ringing for Vespers, the Sicilian townsfolk, crying 'Death to the French', slaughtered the garrison and administration of their Angevin King. Seen in historical perspective it was not an especially big massacre: the revolt of the long-subjugated Sicilians might seem just another resistance movement. But the events of 1282 came at a crucial moment. Steven Runciman takes the Vespers as the climax of a great narrative sweep covering the whole of the Mediterranean in the thirteenth century. His sustained narrative power is displayed here with concentrated brilliance in the rise and fall of this fascinating episode. This is also an excellent guide to the historical background to Dante's Divine Comedy, forming almost a Who's Who of the political figures in it, and providing insight into their placement in Hell, Paradise or Purgatory.