L'anarchia filosoficamente intesa è ben altro che uomini barbuti che gettano bombe. Questa raccolta di scritti intende dimostrarlo, guidando il lettore nei meandri dell'individualismo anarchico.

Il primo dossier Lazzati si apre con un editoriale del direttore Armando Oberti. La collana è un punto di riferimento per raccogliere e documentare le diverse espressioni di perdurante interesse per Giuseppe Lazzati, con l'obiettivo di raccogliere e far conoscere testi editi e inediti di e su Lazzati nonché testimonianze e informazioni.

In questo libro l'autore, una delle voci più originali del libertarismo americano, sostiene, a differenza dei suoi compagni anarco-comunisti, che lo Stato non è una conseguenza dell'asservimento economico, ma la causa dello 'sfruttamento dell'uomo sull'uomo', in quanto esso è all'origine del monopolio: fondiario, tributario e dei brevetti.

In questo volume si pubblicano gli atti del convegno che l'Accademia di Santa Cecilia ha organizzato nel 1996 all'interno di un'operazione più ampia legata alla riscoperta e allo studio dei materiali di Jacopo Ferretti, poligrafo e letterato romano. Nei contributi degli studiosi intervenuti è indagata a fondo la poliedrica figura di Ferretti, poeta-impiegato, attento osservatore della realtà romana del primo Ottocento, critico musicale e compagno di lavoro dei più importanti compositori dell'epoca, personaggio centrale della borghesia intellettuale romana. Dall'album musicale di casa Ferretti sono inoltre pubblicate alcune composizioni inedite di Gaetano Donizetti che del librettista fu ottimo e sincero amico.

L'ultimo ventennio costituisce un periodo particolarmente fecondo per lo studio della comunicazione e del linguaggio. L'articolazione del volume rispecchia la ricchezza e il polimorfismo della ricerca in questo settore, associando il contributo di psicologi dello sviluppo, psicologi sociali, psicolinguisti, che forniscono punti di vista differenti e complementari su comunicazione e linguaggio.

La più famosa fra le teorizzazioni programmatiche della riforma del melodramma italiano, attuata pochi anni più tardi da Gluck e Calzabigi. Il confronto tra la rara edizione del 1755 e quella del 1763 (alla quale è legata la notorietà di quest'opera) suggerisce nuove e interessanti considerazioni critiche.