Lo scontro in mare sembra ormai terminato e volge a favore della flotta di Hirluin, che nell'abbordaggio delle ultime navi di Alab è riuscito a recuperare uno degli artefatti, la sfera Rishi. Gli scontri a terra si spostano pian piano dal porto, bersagliato dalle frecce di Amaia, Sith, e gli arcieri dell'albero, alla porta della cittadella, difesa ora dai valorosi guerrieri dell'albero e dai cavalieri guidati da Elin e dal re Uthur. Sotto le mura, un grande scontro si è appena consumato: il viceammiraglio Huzziya, uno degli uomini più forti della flotta di Alab, ha incrociato le lame col generale della Terra dei Fiori, Morcethon, uscendone mortalmente sconfitto. Ora, gli spietati guerrieri dell'ammiraglio Sanku, finalmente al riparo dalle frecce, chiamano vendetta e sono pronti ad entrare in città e fare una carneficina.

Un omaggio a un padre e al contempo a un grande artista e pittore del secolo scorso: Mario Melis. Il figlio, in questo libro ricco di foto di interni e di opere di vario genere, ricostruisce un aspetto non secondario della produzione e dell'essere artisti alcuni decenni fa, in particolare nel secondo Dopoguerra. Lo studio e la casa sono ambienti che spesso coincidono per chi desidera dare libero sfogo alla propria creatività. Da Giorgio Morandi a Giorgio de Chirico, passando per Mario Schifano, solo per citarne alcuni tra i più illustri, la casa dove si vive, o per meglio dire alcune parti di essa, si trasformano in spazi artistici con una curiosa sovrapposizione di oggetti d'arte e di oggetti di uso domestico. Mario Melis in realtà sceglierà per molti anni di separare il proprio studio da casa, eppure quest'ultima verrà inevitabilmente contrassegnata dalle scelte estetiche di un artista sempre attento alla scelta degli arredi, alla loro disposizione e agli angoli figurativi, tra cui spicca la finestraquadro. Una casa che diviene dunque progressivamente uno spazio espositivo, con nature morte e paesaggi che vengono posizionati in luoghi della casa che acquistano un significato altro e sempre mutevole nel tempo.

È noto a tutti noi che l'uso delle armi da fuoco rivoluzionò totalmente "l'arte della guerra" e, assieme ad altre cause, preparò il cosiddetto mondo civile all'avvento dell'era moderna. Questo a dimostrare quale profonda influenza le armi, fin dalla loro comparsa, abbiano esercitato sugli eventi umani. Tale influenza si fa sentire ancora oggi, tanto da poter affermare che la storia delle armi da fuoco è ed è sempre stata connessa alla storia politica. L'imposizione dell'arma da fuoco come padrona dei campi di battaglia fu lenta ma inesorabile, costringendo i soldati a ripararsi nelle trincee durante la prima guerra mondiale e, in seguito, nei bunker di cemento armato. Tutto ciò avvenne come diretta conseguenza della continua evoluzione delle tecnologie e dei materiali, che nel loro progressivo sviluppo tecnico aumentarono sempre più la cadenza di tiro, la gittata e la potenza esplosiva dei proiettili. Il presente lavoro tratta proprio di questo, descrivendo attraverso illustrazioni e semplici iconografie alcune tipologie di armi da fuoco, come fucili, mitragliatrici, obici e cannoni, ma anche macchine belliche, come aerei e carri armati, utilizzati dagli eserciti nell'arco temporale di due generazioni. Tutti i mezzi e le armi sono corredati da schede tecniche.

Lo scontro in mare sembra ormai terminato e volge a favore della flotta di Hirluin, che nell'abbordaggio delle ultime navi di Alab è riuscito a recuperare uno degli artefatti, la sfera Rishi. Gli scontri a terra si spostano pian piano dal porto, bersagliato dalle frecce di Amaia, Sith, e gli arcieri dell'albero, alla porta della cittadella, difesa ora dai valorosi guerrieri dell'albero e dai cavalieri guidati da Elin e dal re Uthur. Sotto le mura, un grande scontro si è appena consumato: il viceammiraglio Huzziya, uno degli uomini più forti della flotta di Alab, ha incrociato le lame col generale della Terra dei Fiori, Morcethon, uscendone mortalmente sconfitto. Ora, gli spietati guerrieri dell'ammiraglio Sanku, finalmente al riparo dalle frecce, chiamano vendetta e sono pronti ad entrare in città e fare una carneficina. Intanto in Oriente.

Mentre i capitani della flotta di Nora mostrano il loro valore negli scontri individuali, la battaglia del golfo di Karalis pian piano si sposta sul porto. L'ammiraglio Sanku è riuscito a sbarcare e si districa tra le frecce di Amaia, Sith e gli arcieri dell'albero, puntando alla cittadella con un manipolo di uomini. Nel frattempo in Egitto l'esercito è in fermento e si prepara per la guerra imminente. La guardia del faraone è stata richiamata e si allena nelle caserme di Pi-Ramesse, senza risparmiarsi. Illdan incrocia le spade col suo maestro e compagno della guardia reale, Dagan, apprendendo avidamente ogni sua tecnica. Intanto al porto, ormai invaso dai guerrieri di Alab, giunge un aiuto insperato.

Di fronte al porto di Karalis, la battaglia si fa sempre più cruenta: la strategia vincente di Hirluin sta favorendo la flotta di Nora, che anche grazie alla forza dei suoi capitani ha presto annichilito la retroguardia della flotta di Alab e riequilibrato le forze in campo. Tra il caos ed il fumo delle navi siriane bruciate, grandi scontri si preparano. Intanto il Bruxio Zurin, uno dei più potenti sacerdoti dell'isola, vince la sua sfida con il colossale cinghiale della foresta pietrificata e riesce finalmente a trovare le erbe rare che stava cercando. Sith ed Amaia aspettano assieme agli altri arcieri sulle mura l'esito dello scontro navale, pronti a scacciare i nemici ed evitare il loro ingresso in città.

Tra gli interventi architettonici e urbanistici nel primo decennio del 2000 a Roma in quel grande "cantiere" dell'area Flaminia, vi è un luogo, l'area del Borghetto Flaminio, posto a ridosso della Porta e Piazza del Popolo a nord del centro storico, che è stato oggetto di diversi concorsi volti a una sua riqualificazione. L'autore è stato protagonista di tali interventi, e ha deciso di raccogliere in uno scritto, il suo "giro" nei luoghi di progettazione. Il risultato è un sovrapporsi di eventi dilatati nel tempo e nello spazio, mescolando storie personali e familiari insieme a elementi strettamente progettuali a "contatto" con i materiali e gli spazi dell'architettura e del paesaggio urbano, dove natura e artificio si uniscono e confondono. Gli scatti fotografici, che completano le descrizioni, possono essere visti come testimonianze di una esperienza esistenziale "storica" che a sua volta diventa un nuovo materiale progettuale, repertorio ripreso e "montato" come le inquadrature e movimenti di sequenze filmiche.

Un'ombra minacciosa si frappone tra Zurin e la sua ricerca, la foresta pietrificata sembra mostrare la sua vera natura. Intanto in città, Amaia, Sith e tutti gli arcieri sono schierati e pronti a combattere. La popolazione accorsa per la festa, grazie al semidio Bes, il re e la regina, è ora al sicuro dentro le mura, le porte sono chiuse. Ormai la flotta di Alab è visibile e vicina al porto deserto: la battaglia sembra inevitabile. I fuochi di segnalazione sono stati accesi e subito una risposta è arrivata, dietro i monti di Sarrok. Dalle coste di Nora, l'ammiraglio Hirluin e la sua temibile flotta sono pronti a dare man forte e nonostante lo svantaggio numerico, si dirigono verso il nemico senza esitazione.

Una flotta di navi appare all'orizzonte: la città di Karalis è sotto attacco. L'accordo tra Muwatalli, re degli Ittiti, ed i suoi alleati ugaritici, prevede il recupero dall'isola dell'artefatto in mano agli sherdan, la Pintadera. Amaia e Sith, guardie della cittadella e primi ad avvistare in lontananza le navi dalle torri di Karalis, hanno dato l'allarme, mentre giù in città, re Uthur, la regina Aleena ed il semidio Bes, celebravano assieme alla popolazione la festa della Primavera. Qualche luna prima in Egitto, il faraone Ramses II, preoccupato per le mosse ittite, cominciava a muoversi e radunare il suo esercito, compresi i mercenari sherdan. Nel frattempo, nelle remote foreste del nord dell'isola di Sardan...

Il Concerto per orchestra è una delle ultime composizioni di Béla Bartók ed appartiene al novero dei più conosciuti ed eseguiti capolavori del repertorio orchestrale novecentesco. Composto nel 1943 per la Boston Symphony Orchestra su commissione di Serge Koussevitzky, fu la prima opera che il compositore ungherese scrisse durante il cosiddetto "esilio americano". Muovendo dall'analisi del travagliato contesto storico e biografico, questo volume ricostruisce la genesi del Concerto e ne svela la struttura, le peculiarità stilistiche e le relazioni con il linguaggio della musica popolare a cui Bartók attingeva come a una "lingua madre".