Paolo, uno degli "angeli che lavorano nel silenzio", come dice egli stesso nella sua dedica, descrive in modo magistrale l'esperienza di un volontario che ha prestato la propria opera in varie parti del mondo, in special modo a Calcutta, la metropoli indiana scelta da Madre Teresa per iniziare il suo lavoro in mezzo ai più poveri tra i poveri. Col suo esempio la piccola e minuta suora albanese ha stimolato migliaia di giovani e meno giovani a vivere e condividere la lotta nei confronti del male e della povertà, restituendo dignità a milioni di uomini "esclusi", e dando una nuova fiamma di speranza al loro ma anche al nostro futuro. Paolo qui in prima persona descrive le sue esperienze di volontario sollecitato da un profondo amore per il prossimo, amore che è ricambiato dalla "gioia" di vederlo sorridere, crescere, emanciparsi in una vita degna di essere vissuta. Giorno per giorno la sua testimonianza ci coinvolge, ci apre nuovi orizzonti e ci stimola a seguirlo sia idealmente che nella pratica, invitandoci a essere pronti a seguire le sue orme. E qui infatti Paolo, il dispensatore di sorrisi, tra le altre cose ci racconta di amici che hanno voluto emularlo in questa grande missione, missione che porta a una sola vera conclusione: e cioè che, come diceva San Francesco, "solo dando si riceve".

I Nencioni, una famiglia come tante, con i suoi conflitti e le sue peculiarità. Mario il capofamiglia, un tipo deciso e risoluto; Paola la moglie mite e sempre conciliante; Francesca la figlia "femmina" affettuosa e protettiva verso il fratello minore; e poi c'è lui, Pietro. Pietro è il figlio maschio che babbo Nencioni ha sempre desiderato per dare seguito al nome della sua famiglia e concretizzare i suoi sogni e le sue ambizioni. Ma Pietro è davvero convinto di voler ricoprire il ruolo che gli è stato imposto dal padre già prima della sua nascita? Attraverso storie di personaggi che si intrecciano, il romanzo segue la crescita del dolce e remissivo Pietro, esplorando i suoi rapporti affettivi e conflittuali con i vari membri della famiglia, con gli amici e con tutte le persone che incontra nel corso della sua vita e che contribuiscono a formare il suo carattere, ma soprattutto a trovare il suo "giusto posto nel mondo per stare bene". Una ricerca difficile e complicata che molti, se non tutti, affrontiamo nelle nostre vite e che quindi crea la giusta empatia tra il lettore e i personaggi del romanzo, i cui sentimenti, a volte anche contrastanti, sono ben raccontati dall'autore.

"Questo racconto non ha la pretesa di essere un capolavoro e nemmeno di scandagliare cose, fatti, vicende avvenimenti mai presi in considerazione prima". Con questa frase si apre la nuova esperienza letteraria di Paolo Meoni che questa volta si cimenta, accompagnato dall'amico "benzinaio" Daniele Camilletti, in una raccolta di racconti brevissimi, piccoli flash sulla vita del paese e degli abitanti della frazione "il Barba" (rigorosamente con l'articolo) in cui da sempre i due hanno vissuto. Aneddoti divertenti o semplici fatti accaduti, ricordati e raccontati con la leggerezza di amici che la una sera si ritrovano al bar del paese, ma che a un lettore esterno faranno assaporare da vicino lo spirito goliardico e genuino dei veri toscani.

Gaia (la lei) e Pietro (il lui) sono i nomi dei personaggi scelti dall'autore per raccontare due storie di incontri tra uomo e donna. Storie in cui i suddetti personaggi vivono emozioni, dubbi e ripensamenti che sono di tutti noi, e in cui il lettore può riconoscersi nei gesti e nei pensieri. Grazie al linguaggio narrativo utilizzato dall'autore, le storie non sono solo un racconto, ma veri viaggi introspettivi nelle emozioni contrastanti e nell'insicurezza che la ricerca dell'amore e della felicità suscitano, anche e soprattutto nella parte maschile delle coppie. Un punto di vista inusuale che incuriosisce e fa riflettere.

"Sentimenti ed emozioni sono riportati in questo romanzo con semplicità, riuscendo così a comunicare in modo immediato l'essenza profonda del pensiero e degli ideali dello scrittore. Il protagonista racconta una vita trascorsa, per scelta, lontano dalla società, distante dai falsi ideali, dalla corruzione che lo ha 'toccato' direttamente, dal dolore sociale e, soprattutto, dalla quotidianità. Un'esistenza vissuta alla ricerca di una natura incontaminata, selvaggia e genuina, dove la caccia rimane ancora un primordiale istinto in grado di dare all'uomo la voglia di vivere e di ripercorrere le proprie origini, intese proprio come le 'radici dell'esistenza'. Una ricerca appassionante e allo stesso tempo disperata del suo nemico: il maestoso cervo dalle tredici cime. Una lotta impari perché, pur essendo l'uomo armato di fucile, non sono i 'mezzi' che lo rendono invincibile, ma la sua 'natura': pensiero e anima." (dalla prefazione di M.T. Prosdocimo)