Il libro 'Nunni la pazza' di Umberto Fausto Silvestri e un'opera intensa e ricca di dettagli che racconta la vita di Annunziata, detta Nunni, una donna straordinaria che attraversa il Novecento e il Duemila con coraggio, ribellione e passione. La narrazione esplora temi profondi come la lotta per i diritti delle donne, il femminismo, la resistenza al fascismo, le difficolta familiari e personali, e la ricerca di giustizia sociale. E' un romanzo che si distingue per la sua intensita narrativa e la profondita tematica, ma e anche una riflessione sulla societa, la politica e la condizione femminile. Stilisticamente, riesce a bilanciare emozione e analisi, rendendolo un testo significativo e memorabile, consigliato a chi cerca una lettura che unisca storia, emozione e riflessione.

...A meno di vent'anni aveva già svolto decine di mestieri diversi, passando dal meccanico ciclista, all'ambulante, al muratore, all'imbianchino. In alcuni momenti, riflettendoci, gli sembrava di aver fatto sempre quello nella sua breve vita. Soprattutto quando il mal di schiena lo faceva assomigliare nel corpo, ma anche nell'anima, a un vecchio. Eppure voleva continuare a fare l'operaio, che era l'unica condizione umana che gli pareva degna di essere vissuta, capace di elevarlo alla condizione di uomo con una sua identità e riferimenti sociali e politici accettabili. L'autore tratta a mo' di racconto, di storia romanzata quella che di fatto era ed è stata, negli ultimi anni del secolo scorso, cronaca. La cronaca di milioni di ragazzi e ragazzini che per vivere dovevano iniziare a lavorare manualmente in tenera eta. Che oggi sono padri e nonni orgogliosi di ciò che hanno realizzato con il proprio lavoro e la dura fatica operaia mai rinnegata.

Sono cinquanta poesie scritte nell'arco dei cinque mesi del duemilaventiquattro che vanno dalla fine della Primavera all'inizio dell'Autunno. A Roma, dove vive l'autore, questa stagione è il prolungamento dell'Estate. Sono, o volevano essere poesie semplici, che parlassero di sole, mare, amore e belle giornate a crogiolarsi sulla spiaggia. E in parte è così, se ogni tanto non facesse capolino quella vena pessimistica che pur nei momenti più spensierati e rilassanti, riaffiora nella mente del poeta. Che non dimentica il mondo con i suoi guai e le sue ingiustizie, ma anche con la nostalgia e i ricordi giovanili che prepotenti tornano a visitarlo.

Se e vero che ne uccide piu la penna che la spada, il libro di Umberto Fausto Silvestri lo sta a confermare, giacche il poeta usa la parola come arma e denuncia dei crimini che si stanno commettendo in Palestina. Le cinquanta poesie di questa raccolta sono cinquanta colpi sparati alla nostra coscienza, alla ignavia di noi occidentali sazi e soddisfatti del nostro benessere e disinteressati delle sofferenze altrui. In queste pagine sono i palestinesi a parlare, a raccontare delle loro pene, del dolore, della tragedia che li insegue da oltre settanta anni, della diaspora dolorosa, dell'amore e dell'orgoglio di un popolo che non viene mai meno a se stesso e all'attaccamento alla propria terra, nemmeno nel momento della morte. L'autore devolvera tutto il ricavato delle vendite alla causa palestinese.

Sospensioni poetiche (gia Poetiche verticali) e un libro di poesie ma principalmente un atto d'amore per l'arrampicata, che e diventato progetto collettivo di un gruppo di amici con la stessa passione sportiva, nel quale sono confluite mani, professioni, occhi, sensibilita, strumenti comunicativi e punti di osservazione diversi che si e voluto celebrare nel momento in cui questo sport e entrato nell'agone olimpico. Qui c'e molto della fantasia, del piacere per il racconto e la scrittura dell'autore Umberto Fausto Silvestri.

'Elegia', perché questa era la forma poetica utilizzata prima dai greci e poi fatta propria dai romani per magnificare, onorare e ricordare i propri morti, soprattutto se eroi e soprattutto se periti in battaglia. L'elegia e uno stile poetico che probabilmente accompagnava il flauto nelle lamentazioni funerarie, ma in seguito anche nell'amore. Ha una sua struttura e tecnicità: l'esametro, il pentametro, il distico elegiaco (qui poco rispettati) e da voce a gente comune, personaggi famosi, contadini e miti che parlano in prima persona di fatti quotidiani, battaglie, dispiaceri, ardori e amori; della propria vita, del proprio trapasso e delle sensazioni che hanno accompagnato prima, durante e anche dopo la loro scomparsa terrena. Al dunque novanta poesie 'elegiache' che provano anche a decifrare il mistero della fine della vita, dando l'illusione e la speranza che ci sia ancora qualcosa al di la di essa.

Cinque anziani romani, originari del quartiere di Testaccio, con un passato da militanti politici nella sinistra rivoluzionaria degli anni '70, in vista del settantatreesimo compleanno di uno di loro, decidono di passare una giornata al mare. Partono di notte e arrivano in spiaggia il mattino seguente. E' l'occasione per ripensare al passato e raccontarsi, rimembrando storie e avventure che li hanno accompagnati nella vita durante gli anni giovanili. E' anche un modo per l'autore di tratteggiare un profilo veloce di quegli anni cosi speciali e di una generazione che, al di la delle appartenenze, delle violenze e degli errori, e ancora oggi considerata una delle migliori che abbia frequentato la terra nel secolo passato.

Un runner viene aggredito all'interno del parco della cittadina di Hoboken nel New Jersey presumibilmente mentre si allena per partecipare alla Maratona di New York. Le indagini per scoprire gli aggressori sono affidate a una coppia di poliziotti della cittadina e a un tenente del 41deg distretto del Bronx, il famigerato Forte Apache. Durante le quali si susseguono numerosi colpi di scena in cui sono implicati spacciatori di droga e poliziotti. Sullo sfondo la maratona piu famosa del mondo e un traffico illecito di sostanze dopanti. Parlare di Maratona di New York, per l'autore Umberto Fausto Silvestri e un tornare al passato, avendola corsa per ben tredici volte ed essere stato per anni collaboratore e amico dei fondatori americani, oltre che Presidente e Fondatore della gemella romana. Scriverne per la prima volta in un racconto poliziesco/investigativo e stata una sfida. Riuscita.

Questo e un libro di emozioni... di ricordi e di empatia nei confronti degli animali, di tutti gli animali che popolano la terra e in special modo dei gatti e dei cani con i quali da sempre conviviamo, che nei racconti dello scrittore si intrecciano e diventano per magia storia comune, attraversamento difficile del deserto della vita, indispensabile per completare lo svolgimento ordinato e spirituale dell'esistenza sul pianeta. Potremmo anche definirlo un libro 'francescano' che rilancia l'amore e la convivenza tra uomini e animali, unendo insieme in uno stesso destino la difficile vita dei primi con quella molto piu dura dei secondi.

Portami a correre al di la del mare parla di sport, di podismo ma non solo e mette al centro una corsa podistica particolare che si svolge in Africa, nel deserto del Sahara. Corsa che improvvisamente si trasforma in un'avventura a tratti tragica, nella quale le storie personali e i i destini di due amici si intrecciano e si confondono, riportando a galla ricordi ed episodi passati che narrano e ripercorrono momenti importanti e intimi che al di la delle vicende personali , hanno contribuito a costruire la leggenda moderna di questa disciplina sportiva in Italia e nel mondo.

Il Pane nella madia racconta, attraverso tanti episodi e vicende personali del protagonista, di due mondi: uno ormai scomparso ma ancora vivo nella memoria e nella pelle dei pochi personaggi ancora esistenti e collocato nel secolo scorso, pieno di tragicità e divisioni umane e sociali, ma anche di romanticismo, libertà, avventure e speranze e un altro, quello attuale e moderno, che al di là di un apparente benessere generale, ha ribaltato buona parte dei progetti disegnati dalle generazioni precedenti, cancellandone i sogni di riscatto e d'uguaglianza . C'entra anche lo sport, uno dei pochi elementi che insieme alla cultura e ai libri che davano serenità e gioia, e rimasto stipato trai i ricordi all'interno della 'madia' dell'autore, dalla quale ancora oggi, si può prelevare il pane dei valori, delle utopie e delle esperienze passate per nutrirne le generazioni future.

'Ci vediamo (al bar) da Mario' è il ventesimo libro pubblicato da Umberto Fausto Silvestri. Non è un libro di ricordi o comunque non è soltanto quello. E' un ripercorrere attraverso la storia per certi versi autobiografica, ma anche romanzata, episodi accaduti o che sarebbero potuti accadere a una comitiva di ragazzi dagli anni '60 ad oggi. Sorta di ricerca sociologica sul quartiere Torpignattara di Roma, che resta a tutt'oggi uno dei luoghi della periferia romana più affascinanti che hanno contribuito, nel bene e nel male a costruire la storia della città per come l'abbiamo conosciuta nell'ultimo mezzo secolo.

'Pakistano nero', dice l'autore: 'Nasce dall'esigenza di raccontare in versi la durezza della vita, le sue passioni, i drammi, la rabbia e le scorciatoie; nasce dalla necessita di dire, attraverso il linguaggio dolce della poesia, che il mondo non è miele...'. O soltanto; giacché tra le tante poesie della raccolta pubblicate ce ne sono una buona parte che sono sì un pugno nello stomaco, ma altre che ci ricordano quanto la vita, la natura, l'amore e i sentimenti riescano ancora ad addolcirlo.

'Poetiche verticali' è un libro di immagini e poesie ma principalmente un atto d'amore per l'arrampicata, che è diventato progetto collettivo di un gruppo di amici con la stessa passione sportiva, nel quale sono confluite mani, professioni, occhi, sensibilità, strumenti comunicativi e punti di osservazione diversi che si è voluto celebrare nel momento in cui questo sport è entrato nell'agone olimpico.

'Poetiche verticali' è un libro di immagini e poesie ma principalmente un atto d'amore per l'arrampicata, che è diventato progetto collettivo di un gruppo di amici con la stessa passione sportiva, nel quale sono confluite mani, professioni, occhi, sensibilità, strumenti comunicativi e punti di osservazione diversi che si è voluto celebrare nel momento in cui questo sport è entrato nell'agone olimpico.

Il Generale Giuseppe Brancaleone, in un tempo lontano, dopo aver liberato il suo paese dagli invasori, si era ritirato in una grotta sotto le falde di un vulcano siciliano, passandoci in solitudine cinque anni da eremita, ascetico e digiunatore. Scontando in quel modo i peccati commessi durante gli anni precedenti come uomo e militare e superando indenne l'epidemia di peste che aveva mietuto migliaia di vittime. L'autore ha immaginato e ripercorso in versi il cammino a ritroso fatto dal Generale per portare ai sopravvissuti un po' di conforto attraverso la parola.

E l'ultimo libro di Umberto Fausto Silvestri ; una raccolta di poesie, cinquanta per l'esattezza scritte nel periodo della quarantena da Marzo a Maggio 2020. L'autore si era preposto di scriverne una al giorno in base all'umore, agli avvenimenti e a come sarebbero evolute le cose. Lo ha fatto, mantenendo quella promessa iniziale. Cinquanta poesie per ricordare i giorni della quarantena, del lockdown in casa che risentono nel pessimismo, nella nostalgia evocata ma anche nella denuncia della privazione della liberta, divenuta con il tempo insopportabile, un grido di protesta per decisioni politiche coattive qualche volta incomprensibili. Versi che riflettono sul senso della vita che, a differenza di ciò che presuntuosamente pensiamo, non controlliamo nel suo divenire e che situazioni straordinarie e improvvise come quella vissuta con il Coronavirus, possono mettere a nudo in tutta la sua labilità.

I due volumi di poesie presentati da Umberto Fausto Silvestri sono frutto di un grande lavoro e di un impegno non indifferente. Si tratta di circa cento dieci testi sviluppati in forma di piccole storie e racconti brevi com'è nello stile dello scrittore/giornalista, che abbracciano sì molti temi cari alla poesia come l'amore, il sogno, la morte, ma soprattutto e principalmente le questioni quotidiane, i guai giornalieri, l'amicizia, la politica. Insomma, come dal titolo della raccolta, la concretezza della vita.

I due volumi di poesie presentati da Umberto Fausto Silvestri sono frutto di un grande lavoro e di un impegno non indifferente. Si tratta di circa cento dieci testi sviluppati in forma di piccole storie e racconti brevi com'è nello stile dello scrittore/giornalista, che abbracciano sì molti temi cari alla poesia come l'amore, il sogno, la morte, ma soprattutto e principalmente le questioni quotidiane, i guai giornalieri, l'amicizia, la politica. Insomma, come dal titolo della raccolta, la concretezza della vita.

I libri sono il risultato dell'incontro di migliaia di parole, frasi e pensieri che magicamente amalgamandosi insieme formano racconti, storie, saggi prodotti dalla fantasia e dalla riflessione o dai sogni di chi scrive. Un libro può essere bello o brutto ma sempre all'interno ci sono pagine deliziose. Quelle che troverete in questo libro l'autore le ha estrapolate dai racconti da lui scritti negli anni senza dire se sono le migliori. Sono cinquanta episodi che Umberto F. Silvestri ha riadattato in forma di racconti brevi che parlano di Roma, che è la sua città. Una città antica e misteriosa, ma anche moderna e aperta, spesso ferma, odiosa, caotica, meravigliosa, indifferente, cinica o bloccata nella sua storia e dal suo passato ci dice l'autore, al cui interno però, se si è curiosi e disincantati, si può trovare un'umanità di rara bellezza e piccoli gioielli che vale la pena raccontare, come quelli riportati in questo libro.

Questo racconto prende ispirazione dagli appunti di un diario di viaggio realmente esistente, scritto dopo la metà degli anni '20 del secolo passato da una ragazza romana della quale si conosce solo il nome, Gabriella, e qualche fotografia. L'autore prende spunto da essi, riportandone alcuni ampliati e completati, per costruirci attorno una storia reale, vista in prima persona con gli occhi entusiasti della viaggiatrice. Che descriverà, con la delicatezza e l'entusiasmo dei suoi diciotto anni, i paesaggi e le atmosfere di un mondo che non c'è più, collocato a meta tra la modernità e il primitivismo, partecipando alle prime crociere organizzate in giro per il globo da navi italiane. Non saranno solo viaggi di svago e divertimento ma anche conoscenza, esperienze, crescita civile e culturale, amicizie necessarie per affrontare un secolo frizzante, in movimento, pieno di speranze e purtroppo anche di tragedie che si sentono nell'aria e non tarderanno ad arrivare.

'Il pianoforte di mia madre' e la riproposizione romanzata del dopoguerra romano. Visto con gli occhi della contemporaneità. Quello poco conosciuto delle bande partigiane cittadine che, a differenza di ciò che riporta la storiografia ufficiale, sono state numerose e vivaci, alle quali vanno intestati grandi atti di eroismo e di sacrificio, rimaste orfane di sogni, speranze e comandanti. Come quella del 'Gobbo del Quarticciolo', sopravvissuta alla guerra senza il suo capo, ma costretta, negli anni, a fare i conti con un passato mai chiuso del tutto e con una quotidianità ancora intrisa di misteri e tranelli in un'Italia ipocritamente pacificata, che non ha mai fatto completamente i conti con il passato.

Il racconto prende spunto da una serie di personaggi disegnati su carta da mio padre, dei quali sono venuto in possesso molti anni fa, quando ci siamo incontrati e che pubblico in parte in questo libro. Tra ricordi personali, storici, fantasia e desideri, è la storia ovviamente romanzata e solo in buona parte inventata, di almeno tre generazioni che si sono amate, combattute, lasciate e ritrovate. È la storia della vita, della sua tragica, sofferente, brutale ma anche splendida normalità.

Questo racconto è, come tutte le storie che da anni vi propongo, in parte pura fantasia e in altrettanta parte realtà. Descrivo episodi che sono avvenuti realmente, cambiando qualche nome e qualche collocazione per non urtare la sensibilità di nessuno e altri, concedendomi qualche licenza, che ho immaginato potrebbero essere accaduti o magari ancora accadere, anche se io non ne ho avuto e forse non ne avrò, non ne avremo, nessuno di noi, mai contezza. Perché è difficile, se non impossibile, nell'intreccio tra tradizione e modernità e nell'incontro tra le tecnologie più spinte e la nostalgia del passato, stabilire oggi cosa è reale e cosa finzione. Dove finisce l'una e inizia l'altra. Disaggregare i due elementi è lavoro di cesello, da fare con intelligenza e maestria e separarne le molecole è roba da alchimista. La realtà, purtroppo o per fortuna, è andata oltre e ha superato la fantasia.

Inchallah è un libro di riflessioni, scritto con il consueto stile giornalistico-passionale dell'autore; è un libro di denuncia, ma anche una storia di uomini e donne che può essere accaduta veramente in questi anni difficili d'incomprensione e di muri, religiosi e culturali. Una storia che attraverso l'avventura di quattro presunti aspiranti jihadisti provenienti dall'Africa, che cercano di raggiungere la Siria per combattere con Daesh, analizza il mondo contemporaneo con gli occhi delle classi subalterne, dei perdenti di ieri e di oggi, dei giovani emarginati e arrabbiati delle periferie urbane. Capaci ancora però, secondo l'autore, di coltivare sentimenti genuini come l'amicizia, se avessero le condizioni giuste per sbocciare, sarebbero in grado d'inceppare i più lubrificati meccanismi di odio, ideologici e culturali, dando ancora qualche speranza di sopravvivenza a una società fatalmente destinata all'autodistruzione.

Questo libro è dedicato a tutte le donne che negli anni del dopoguerra si rimboccarono le maniche e, sacrificando la loro giovinezza, i loro sogni e le loro passioni, s'impegnarono a crescere i figli, a curare le famiglie e per quanto possibile a rendere felici i loro uomini. Alcune ci sono riuscite e altre no; alcune furono fortunate e il fato gli fu benigno e altre dovettero soffrire senza veder realizzati nessuno dei sogni che tutte, indistintamente, avevano cullato fin da bambine. Come Nina.

Questo libro è dedicato a tutti coloro che stanno pagando quella 'crisi' che le corporazioni liberiste hano scelto come strumento privilegiato per ridisegnare il mondo futuro. È dedicato a coloro che non si sono arresi e che con pazienza e sacrificio stanno resistendo per contrastarlo. È il racconto di lavoratori, uomini e donne reali che affrontano il dramma della vita quotidiana alla ricerca di normalità, di amore, di solidarietà, amicizia e giustizia sociale.

Se 'Il mio Selvaggio blu' è stato il libro di esordio dell'autore e 'Mio padre fumava Lucky Strike', insieme a 'Ragazzi di strada', quelli certamente più intimi e autobiografici, quest'ultimo, 'Bésame mucho', è forse il suo primo romanzo in senso classico. Con una storia, personaggi e un'ambientazione che sono quasi completamente frutto della fantasia dello scrittore.

Racconta, in parte autobiograficamente e in parte come romanzo, la storia di una generazione speciale, quella che ha vissuto la propria gioventù a cavallo degli anni '70 e che l'autore ha impostato come se fosse, o potesse essere, la storia di 'ognuo di noi'. Un viaggio dall'infanzia alla maturità nel quale ci si può ritrovare e riconoscere.

Le 'storie brevi' raccontate ne 'L'Italia s'è persa' sono state scritte tutte d'un fiato in questa bizzarra estate 2014 e ripercorrono velocemente, in stile giornalistico, molti anni della vita dell'autore. Che ha semplicemente messo su carta la 'normalità' quotidiana, passata e presente, qualche volta oscura e pure amara, che ha vissuto in questo sconquassato paese.