Difficile l'intima occasione, provare dolore per il passato senza fare male, finché c'è un sentimento, sentire, in un colpire, un'emozione.

"Il tempo di un caffè" è una storia di incontri e di sguardi, di sogni tralasciati e scelte rimandate. È il racconto di una donna che scopre che la felicità non si trova nei grandi cambiamenti, ma nei piccoli momenti di quiete, tra l'aroma del caffè e le persone che decidono di restare. Perché a volte basta il tempo di un caffè per capire quello che conta davvero.

Una favola adatta a grandi e piccini. Un piccolo libro prezioso che conduce il lettore in Sardegna, tra paesaggi magnifici e una fusione di mito, leggenda e realta. Illustrazioni straordinarie, ambientazioni che da sfondo diventano scena principale, personaggi pieni di vitalita ed energia, fanno di questa favola un libro coinvolgente. Una bellissima favola con collegamenti ipertestuali che ruota attorno a valori quali gentilezza, amore, ma anche rispetto e legame che si crea con la bellezza e la natura. Da lettori si puo cogliere lo spessore di questo libro che nella sua semplicita mostra la sua forza. Una storia che parla ai giovani, ma anche agli insegnanti e al comune lettore. Mistero e realta, mitologia e concretezza, eroi e normalita sono sicuramente le parole chiave di quest'opera straordinaria. Il libro e solo un pezzo del puzzle, poiche e gia prevista l'uscita di un secondo libro, in cui si spiega come metterla in scena (recita o musical). Età di lettura: da 5 anni.

L'amore può vivere affrancato dal passato o dagli errori dell'uomo? Il perdono vale più della verità o della giustizia? Questi i dubbi che affronterà Paola, giovane assistente di Polizia Giudiziaria involontaria protagonista del romanzo. A Spinazzola, l'assassinio di un prete angustia il commissario Daniele Barresi, approdato alla Procura di Trani. Le indagini sono facilitate dall'assistente Paola Berardi. Gli indizi lo dirigono su altri delitti irrisolti in cui sono coinvolti ex pedofili. Mentre Paola si innamora del collega Sasà, tra i sospettati Barresi individua un'organizzazione pedopornografica con a capo un professore. Prima di poterlo incriminare, viene ritrovato suicida. Colta da un dubbio Paola svolge delle proprie indagini: un indizio la induce a scavare sul passato del padre. La Procura vuole archiviare il caso, ma Paola riversa altrove i suoi sospetti...

«Questo Lord Byron non si chiama così in realtà, però nessuno sa quale sia il suo vero nome.» «Forse un giorno sarà la morte a farci rincontrare amico.» «Si, ci rivedremo per forza. Abbiamo fatto una scommessa.» «Ti verrò a cercare.» È bello, quando fuori non c'è vita o non si ha la forza per uscire a cercarla, starsene nella propria stanza a conversare con nessuno, anzi a conversare con le cose, o meglio con sé stessi, perché è difficile conversare con i muri, magari sfaccettato come davanti a un cristallo. È bello, a volte, burlarsi di se stessi.

...A meno di vent'anni aveva già svolto decine di mestieri diversi, passando dal meccanico ciclista, all'ambulante, al muratore, all'imbianchino. In alcuni momenti, riflettendoci, gli sembrava di aver fatto sempre quello nella sua breve vita. Soprattutto quando il mal di schiena lo faceva assomigliare nel corpo, ma anche nell'anima, a un vecchio. Eppure voleva continuare a fare l'operaio, che era l'unica condizione umana che gli pareva degna di essere vissuta, capace di elevarlo alla condizione di uomo con una sua identità e riferimenti sociali e politici accettabili. L'autore tratta a mo' di racconto, di storia romanzata quella che di fatto era ed è stata, negli ultimi anni del secolo scorso, cronaca. La cronaca di milioni di ragazzi e ragazzini che per vivere dovevano iniziare a lavorare manualmente in tenera eta. Che oggi sono padri e nonni orgogliosi di ciò che hanno realizzato con il proprio lavoro e la dura fatica operaia mai rinnegata.

Sono cinquanta poesie scritte nell'arco dei cinque mesi del duemilaventiquattro che vanno dalla fine della Primavera all'inizio dell'Autunno. A Roma, dove vive l'autore, questa stagione è il prolungamento dell'Estate. Sono, o volevano essere poesie semplici, che parlassero di sole, mare, amore e belle giornate a crogiolarsi sulla spiaggia. E in parte è così, se ogni tanto non facesse capolino quella vena pessimistica che pur nei momenti più spensierati e rilassanti, riaffiora nella mente del poeta. Che non dimentica il mondo con i suoi guai e le sue ingiustizie, ma anche con la nostalgia e i ricordi giovanili che prepotenti tornano a visitarlo.

- Le vedi quelle luci ? - Non vedo nessuna luce. - Quelle laggiu in fondo. - Si, ora le vedo, ma sono impercettibili. - Quelle luci sono la dimostrazione che in mezzo a questo mare non siamo soli. - Navi? - Puo darsi. Ma anche luci di una terra lontana. Un luogo assente sulle mappe, un mare senza pesci, una comunita dove si intrecciano regole ataviche e sentimenti, in attesa di una fatidica partenza.

In un paese di mare giunge il circo. A carovane e tir viene destinata una zona vicino al porto, un'area della spiaggia che da sul mare. In una splendida settimana di luglio, segnata dal clima placido, il sole è di riflesso al mare come all'arenile, in un'atmosfera immobile e surreale, mentre solo una lieve brezza muove l'aria. La villa del giovane domatore T si apre su di un magnifico giardino, possiede una sala con un'antica libreria dove è custodito il libro dell'albero genealogico, che narra di remote radici famigliari. L'acrobata contorsionista Adele è una giovane artista, al circo si esibisce ogni sera con il suo numero, che è il più atteso e tiene tutti col fiato in sospeso. Agli spettacoli si intervallano i pagliacci con le loro gags e, oltre agli acrobati, si susseguono le esibizioni di cavalli, elefanti, tigri e leoni con i rispettivi addestratori. A porte chiuse, il circo riserverà le sue sorprese e, isolatamente, tutto acquisterà un suo significato simbolico e compiuto.

Il secondo volume dell'opera didattica "Il gigante e le pietre sonore" mostra i dettagli tecnici di un teatro musicale di sicuro coinvolgimento per gli allievi e i loro insegnanti. Non più una semplice favola ma un'azione culturale nata da un'idea rinnovata di scuola e creata seguendo le ultime Indicazioni Nazionali del MIUR e le direttive dell'OCSE. La didattica e la scuola non sono più un luogo fisico ma uno spazio aperto per l'apprendimento, dove gli studenti vengono messi nelle condizioni di sviluppare competenze per la vita (life-long e life-wide). Questo volume contiene tutte le informazioni su come realizzarla scenicamente sia in versione teatrale che in versione musicale. Non solo: il lettore potrà trovare anche preziose schede sui luoghi, i personaggi e le curiosità su cui si intreccia la favola.

Lo studio dell'Egitto antico si dedica all'analisi della figura del sovrano, certamente uno dei personaggi più riconoscibili della complessa iconografia della civiltà egizia. Infatti egli era già distinguibile dal Predinastico quando, nelle composizioni pittoriche, era rappresentato utilizzando una scala maggiore rispetto a tutti gli altri personaggi che popolavano l'immagine. Per gli Egizi, evidentemente, non era sufficiente (ri)dimensionare il sovrano per mostrarne la centralità perciò egli fu dotato, quasi subito, di tutta una serie di accessori che ne dimostravano la regalità. E interessante notare come questi attributi (scettri, corone, coda di toro...) si formarono in epoca arcaica per rimanere tal quali durante tutta la lunga storia della civiltà egizia. Ben presto tutto questo genere di attributi della regalità, furono affiancati da una serie di titolazioni che lo qualificavano maggiormente e che erano composte all'atto della sua incoronazione: il Protocollo Reale.

Lo studio dell'Egitto antico si dedica all'analisi della figura del sovrano, certamente uno dei personaggi più riconoscibili della complessa iconografia della civiltà egizia. Infatti egli era già distinguibile dal Predinastico quando, nelle composizioni pittoriche, era rappresentato utilizzando una scala maggiore rispetto a tutti gli altri personaggi che popolavano l'immagine. Per gli Egizi, evidentemente, non era sufficiente (ri)dimensionare il sovrano per mostrarne la centralità perciò egli fu dotato, quasi subito, di tutta una serie di accessori che ne dimostravano la regalità. E interessante notare come questi attributi (scettri, corone, coda di toro...) si formarono in epoca arcaica per rimanere tal quali durante tutta la lunga storia della civiltà egizia. Ben presto tutto questo genere di attributi della regalità, furono affiancati da una serie di titolazioni che lo qualificavano maggiormente e che erano composte all'atto della sua incoronazione: il Protocollo Reale.

Qui non siamo in USA, non abbiamo la mother road, la Route 66. La custom culture, nella nostra zona, si accontenta della SS 36. Per percorrerla con una macchina di 50 anni fa ci vuole estremo coraggio, circondati da veicoli moderni che, rispetto a te, sono missili terra-terra, comandati dall'elettronica, con un cruscotto che neanche l'Enterprise di Star Trek. E tu non hai il servofreno, il servosterzo e, men che meno, ABS e airbag. Tu cerchi di mandarla dritta, ma la lei no, la tua macchina e anarchica e fa un po quello che vuole. Come diceva Vin Diesel in Fast and Furious "io vivo la vita un quarto di miglio alla volta". Io, in quei 5 minuti, mi sento veramente libero.

Pensieri in forma di poesia, silenzi in forma di sinfonia, e poi la vita, che cambia e che stupisce. E i ricordi, che fanno male e leniscono. E l'attesa.. Io sono l'Incompiuto.

Lo studio dell'Egitto antico si dedica all'analisi della figura del sovrano, certamente uno dei personaggi più riconoscibili della complessa iconografia della civiltà egizia. Infatti egli era già distinguibile dal Predinastico quando, nelle composizioni pittoriche, era rappresentato utilizzando una scala maggiore rispetto a tutti gli altri personaggi che popolavano l'immagine. Per gli Egizi, evidentemente, non era sufficiente (ri)dimensionare il sovrano per mostrarne la centralità perciò egli fu dotato, quasi subito, di tutta una serie di accessori che ne dimostravano la regalità. E interessante notare come questi attributi (scettri, corone, coda di toro...) si formarono in epoca arcaica per rimanere tal quali durante tutta la lunga storia della civiltà egizia. Ben presto tutto questo genere di attributi della regalità, furono affiancati da una serie di titolazioni che lo qualificavano maggiormente e che erano composte all'atto della sua incoronazione: : il Protocollo Reale.

Lo studio dell'Egitto antico si dedica all'analisi della figura del sovrano, certamente uno dei personaggi piu riconoscibili della complessa iconografia della civilta egizia. Infatti egli era gia distinguibile dal Predinastico quando, nelle composizioni pittoriche, era rappresentato utilizzando una scala maggiore rispetto a tutti gli altri personaggi che popolavano l'immagine. Per gli Egizi, evidentemente, non era sufficiente (ri)dimensionare il sovrano per mostrarne la centralita percio egli fu dotato, quasi subito, di tutta una serie di accessori che ne dimostravano la regalita. E interessante notare come questi attributi (scettri, corone, coda di toro...) si formarono in epoca arcaica per rimanere tal quali durante tutta la lunga storia della civilta egizia. Ben presto tutto questo genere di attributi della regalita, furono affiancati da una serie di titolazioni che lo qualificavano maggiormente e che erano composte all'atto della sua incoronazione: : il Protocollo Reale.

Le dieci donne che qui raccontano e si raccontano sono solo alcune delle tante che con impegno e coraggio hanno battuto le strade dell'emancipazione femminile ed hanno fortemente contribuito a creare e sviluppare quel modello di welfare che ancor oggi e alla base del nostro vivere quotidiano. Le abbiamo ascoltate con attenzione proprio perché con loro hanno preso corpo quelle politiche che a loro volta hanno promosso e realizzato, nei suoi snodi fondamentali, la rete dei servizi socio-educativi ed assistenziali odierni. Nessuno oggi di, comunque la si pensi, può dire di non conoscere tali servizi di cui, pero, spesso se ne ignorano le origini e lo spirito valoriale che li sottendono. Ecco proprio perché non vada persa questa memoria, memoria di donne, in anni di straordinarie trasformazioni economiche e sociali del Paese, donne dalle grandi intuizioni ed artefici di realizzazioni altrettanto coraggiose e significative, che trova il suo fondamento questo scritto.

«Il testo e un'autobiografia, scritta per la necessità di superare la perdita del mio unico figlio naturale. Il dolore provato ha riattivato antichi dolori sorti dalla mia famiglia, una famiglia in cui violenza, tossicodipendenza e perversione sono stati significativi nei miei legami. Questo testo e stato un modo per tornare a ricordarmi che "Si nasce e si muore perché è natura, ma si nasce e si muore anche per le scelte che amiamo"» (l'autrice)

Il ricordo della vita rurale di tanti anni fa. Il racconto di sentimenti autentici di una società contadina. La descrizione di paesaggi quasi cancellati.

Rapporti dimensionali e legami culturali di appartenenza tra il Pantheon e la Bocca della Verita in una lettura multidisciplinare.

C'e una similitudine tra la gelosia e l'invidia e spesso molti le confondono. La gelosia e un sentimento tormentoso che riguarda la possessivita a livello affettivo-sentimentale, mentre l'invidia e un'emozione secondaria che e rivolta invece sul possesso e desiderio della ricchezza materiale posseduta dagli altri. Entrambe le cose hanno vari aspetti, dal piu lieve al piu pericoloso.

Viaggio tra natura, amore, consapevolezza e contemplazione, un cammino attraverso il mondo e dentro di se. Versi essenziali che evocano immagini vivide e attimi sospesi, invitando il lettore a rallentare e a trovare sempre e comunque la bellezza.

"Un mix tra un saggio che descrive le attività da ingegnere, che ho svolto, e ricordi autobiografici connessi a codeste attività" (l'autore)

L'elegante, il bello, il fatato, il fantastico, il sublime sono le emozioni in cui si diletta l'immaginazione; la lotta tra bene e male, queste ed altre sono le immagini affrontate nella letteratura classica e ribadite nel testo dall'autore Giovanni Teresi. Per migliorare il gusto, la mente dovrebbe essere preparata ad una lettura delle finzioni della Grecia e di Roma. Nel presente lavoro, ai miti, alle favole sono state fornite delle osservazioni; mentre sono stati selezionati degli estratti poetici che mostrano come la mitologia si mescola alla poesia. Per quel che concerne la Mitologia Greca, in Sicilia e stato affrontato il mito del gigante Encelado; uno dei Giganti, figli della Terra secondo la mitologia greca; nella gigantomachia fu colpito con il fulmine da Zeus e sotterrato sotto il Monte Ossa; secondo un'altra versione, fu vinto da Atena che gli getto addosso l'Etna, sotto il quale giace.

La vita di una grande persona cresciuta nella Roma degli anni sessanta e settanta attraverso una storia fatta di coraggio e di grande amore e affetto verso gli amici della gioventù, anni in cui si aspirava a sfidare il futuro e si inseguivano i sogni di un tempo che annunciava grandi cambiamenti nella società e spronava ad avere coraggio e determinazione perche molti erano e sarebbero stati gli ostacolo che quelle aspirazioni avrebbero dovuto affrontare e superare.

Il primo racconto "Hussein delle Maldive" narra l'incontro di Michele con il giovane maldiviano Hussein. La simpatia nata tra i due, sfocerà in una relazione amorosa, osteggiata, per pura invidia da alcuni componenti del gruppo. Le malignità sul loro rapporto e un reclamo inoltrato al direttore, porterà, inevitabilmente, al licenziamento del giovane maldiviano. Il secondo "Mohsin" parla dell'inattuabile amore di Michele per Mohsin, libico etero, oppresso da problemi familiari esistenziali. L'uomo respingerà con ostinazione, anche la pura semplice amicizia che l'altro gli offrirà. Il terzo "Frammenti di viaggio" si divide in dieci brevi racconti permeati da un desiderio affettivo e una sete di amore da parte di Michele. "Brevi amori" cerebrali sempre sfociati nell'atto sessuale. Massimo Soler

Raccolta poetica di poesie, storie e canzoni. Si dice che c'è sempre per ognuno un treno da prendere al volo, un treno che passa una volta soltanto in una vita. Io ho preso il primo per evitare le code, l'ho preso senza sapere se gli altri eran migliori. Su quel treno ho scritto il mio viaggio, tra presente e futuro, senza finzione, tra sogni e realtà, tra sentimenti e desideri, ripercorrendo ciò che sono stato e proponendo ciò che sono diventato, aspettando la stazione giusta per ricominciare o rialzarmi e rimettermi in gioco.

Sesso, rancore, sangue e (forse) amore: un torbido intruglio per una vicenda dalle tinte forti. Due ex amanti che casualmente s'incontrano al tramonto della loro vita consumano il loro destino. Questa storia tragica e toccante, squallida e profonda, e il paradigma di uno dei più grandi drammi dell'esistenza: quello dell'invecchiamento fisico che spesso non va di pari passo con quello mentale. Ma dimostra anche che i sogni non muoiono mai, neppure quando si scontrano con la realtà più spietata.

Tra politici e architetti, assassini e inquietanti cannibali, il protagonista - ingenuo ma determinato - si troverà a fronteggiare enigmi complessi e, soprattutto, a lottare per la propria sopravvivenza. Riuscirà a salvarsi? E quale sarà il destino di Milano? Gli islamici riusciranno a conquistarla? E gli svizzeri? E le altre potenze? Gianluca Russo ci trascina in un viaggio tra isole misteriose sorprendentemente vicine e valli sperdute che celano tecnologie insospettabili. Con creatività e rigore, l'autore costruisce mondi in cui politica, religione e istinti primordiali si intrecciano in un equilibrio precario, dimostrando che nulla e mai come appare.