Sofferenza e risveglio, catabasi e ascesi, dolore e rinascita: sono questi i due poli oppositivi attorno ai quali orbitano i versi di Chiara Salbego; la stessa dicotomia, nei termini di Amarezza e Consapevolezza, dà il titolo alle due sezioni in cui è divisa la silloge. L'opera consiste per lo più di liriche in versi sciolti, incisivi ed eleganti. Si tratta di brevi componimenti che, con equilibrio stilistico e senza infingimenti retorici, esprimono l'impresa meravigliosa quanto straziante del mestiere di vivere. Grazie alle sue poesie, l'autrice ci fa immergere nel nostro dolore per mezzo del proprio vissuto, conducendoci per mano a toccare quel peso che ciascuno di noi trascina dentro di sé, poco importa che sia un fardello insostenibile o un carico leggero perché a ogni modo è venato dal rimpianto di un qualcosa andato irrimediabilmente perduto; un rimpianto che, tuttavia, non ostacola la naturale resilienza di ciascuno di noi rispetto alle esperienze dolorose della vita. Questa spinta a non abbattersi, a resistere, proviene dalle forze primordiali che albergano nel nostro profondo inconscio: Eros e Thanatos, Amore e Morte.