Una terra, la Sicilia centrale, e i suoi uomini: braccianti agricoli al servizio dei signori del latifondo, alle prese con una forma di "mafia" che a inizio Novecento non ha nemmeno un nome con cui essere chiamata, o un volto per essere riconosciuta: è un insieme di pratiche, cultura diffusa, legge naturale. Quella di Calogero Manna detto Calò è una storia di ascesa sociale: un caruso figlio di mezzadri che diventa signore della terra. Ma è anche storia di come e perché un uomo "perbene", impercettibilmente, diventa parte dell'ingranaggio, di volta in volta vittima o carnefice, e comincia ad amministrare non solo le terre acquisite col sudore, ma anche le vite di coloro che le popolano, sotto l'egida delle parole "onore e rispetto". Quel che si legge nel "Senso dell'onore" è vero rigo per rigo: una realtà remota, eppure non così lontana, raccolta tra gli appunti a malapena leggibili lasciati dal figlio di Calò, e raccontata in un impasto di italiano e siciliano che riesce insieme a evocare l'arcaico e a risultare lingua freschissima, presente, viva.

Le liriche di Maricla Di Dio offrono "racconti di vita", in cui la poetessa, passeggiando tra i ricordi, restituisce integra la bellezza dell'esistenza attraverso un inusitato linguaggio figurativo-simbolico e manifesta una intensa partecipazione emotiva, che scaturisce da un forte sentire e da una grande umanità. La sua poesia accoglie il reale in tutte le sue forme e dimensioni e illumina i segni del divenire con la vocazione di ricondurli sempre nello spazio profondo del mondo, della vita, dell'essere; ma pur stimolando la fantasia, tali segni non rimangono mai circoscritti nell'hic et nunc, bensì diventano - metaforicamente - richiamo nostalgico del finire inesorabile di tutte le cose e ammonimento implicito a vivere intensamente il presente.

In un centro di riabilitazione per soggetti in stato vegetativo, una donna di mezza età assiste tutte le notti la propria figlia. Cerca di riportarla alla coscienza stimolandola attraverso musiche, odori, parole. Ricordi della loro vita trascorsa. Una vita difficile e caotica, frammentata dalle tante esperienze vissute in paesi e culture diverse: Libia, Egitto, e infine l'Italia. Cerca di parlare del loro difficile rapporto e attraverso il filo della memoria, tornano a galla e si rivelano sbagli e rimorsi di un rapporto conflittuale. La capacità narrativa di Maricla Di Dio, pur trattando tematiche delicate, riesce ad appassionare il lettore coinvolgendolo in un susseguirsi di emozioni.

In un piccolo centro dell'entroterra siciliano, durante il secondo conflitto mondiale, Lucrezia scopre, attraverso amare e intense esperienze, la forza del sentimento e dell'erotismo. Nella sua vita abulica, frammentata dal torbido rapporto col padre infermo, irrompe l'imprevisto. In un alternarsi di sensi di colpa ed esaltanti sensazioni, si accorge di possedere un corpo. I lascivi sogni dell'infanzia si trasformano in "peccaminosi" rapporti con uno sconosciuto. Scelte inevitabili, combattute tra nebulose consapevolezze, la porteranno, nel contesto di accenni fantapolitici, a esiti determinanti per le sua vita e per le drammatiche e tortuose vicende che hanno segnato l'Italia dell'ultima guerra.

La signora Longo, donna della media borghesia siciliana e moglie di un ingegnere di nobili discendenze, è una donna "addestrata" sin dall'infanzia al compito di moglie accondiscendente, devota e garbata. Inaspettatamente l'incontro con un forestiero. È il grande amore. La signora avrà il coraggio di affrontare il giudizio degli altri, abbandonare agi e privilegi, per vivere l'unico sentimento autentico della sua vita?