De Azùa non ha inteso assemblare un'opera di consultazione ma scrivere un
saggio personale sulla trasformazione qualitativa che sta avendo luogo
nell'arte. La forma del dizionario è congeniale per descrivere tale processo
che si manifesta prima di tutto come disgregazione. Così questo saggio può
essere letto tutto di seguito (essendo l'ordine delle voci come le note
musicali di una partitura, e il suo ordine la composizione) ma anche in
maniera frammentaria, prendendo qua è là e notando come tutte le voci, da
Astrattismo a Wittgenstein, siano intonate ad alcune costanti e problematiche
di fondo.
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