È la storia di una donna, Mariù, che si svolge nell'arco di trent'anni. Una donna coraggiosa, forte e, soprattutto, spinta, nelle sue azioni, dall'amore per gli altri, che ha sempre privilegiato, anche contro il proprio interesse. La storia prende l'avvio nel periodo immediatamente antecedente quello triste della guerra in una città come Napoli, martoriata poi dalle incursioni continue che ne fecero la città più bombardata d'Italia.

Capajanca è una sorta di Pigmalione, perché rende immediatamente vero ciò che sogna o desidera. D'altro canto, proprio questo è tipicamente espresso nel racconto "Marianna 'a capa 'e Napule", dove un povero diavolo d'artista s'innamora della statua al cui restauro ha lavorato. Non mancano i momenti dei sentimenti più forti, un minuto vissuto con qualcuno vale più di una vita lontano da qualcuno, come quello dell'amante che torna ogni anno alla tomba dell'amata, naturalmente una splendida sirena marina. La morale di tutta la raccolta sta probabilmente nel racconto "L'uomo che comprava i sogni" dove un probabile saggio cinese che vive a Napoli dice, usando la elle al posto della erre, "Non hai più sogni, perché non hai più desideli". Dunque, è solo quando non c'è più nulla da sognare che queste favole non hanno più niente da raccontare.