Un'attenta disanima degli aspetti dell'architettura contemporanea, il cui successo è progressivamente cresciuto dagli anni Novanta a oggi come comunicazione del real estate, il più immateriale dei poteri globali, che permette a Renato Partenope di dichiarare la sua continuità non tanto con la modernità, come da lui stesso asserito nel titolo, quanto con gli architetti del Movimento Moderno. In particolare con Gropius di cui ripropone l'impegno sociale e civile, la razionalità delle scelte nel rispetto dei luoghi e del paesaggio, la necessità di commisurare il linguaggio personale con le logiche morfologiche e insediative delle città senza cadere in derive soggettivistiche, arrivando ad affermare, in un eccesso di anti positivismo marxista, che l'architettura non è solo il luogo dove si esprime la società, ma anche e soprattutto il luogo dove questa ha la possibilità di costruirsi e prodursi. Presentazione di Laura Thermes e contributo di Gabriella Curti.