Serge, un uomo ancora giovane, ex fotografo, perde la moglie, improvvisamente. Vive nella terra, la Liguria, a lui cara già dall'infanzia, ma ora la sente quasi estranea. Avvinto da un'immagine di una imbarcazione che gli sembra di scorgere all'orizzonte decide di ricercare nei cantieri di tutta la zona quel che potrebbe essere il relitto del bovo ligure, appartenuto alla Capitano Dewey, vissuto nel territorio, ormai scomparso dopo la fine di sua moglie. Un mistero aleggia sull'imbarcazione di nome Giulia. In quell'impresa che va progettando spera di ritrovare la volontà di vivere. Una difficile traversata in mare verso il Marocco, con almeno un compagno di viaggio, lo attende. Il percorso mette alla prova la barca e l'equipaggio. Abdul è lo skipper marocchino insieme al mozzo Khalid, entrambi desiderano tornare a Essaouira, dalle rispettive famiglie.

"Cerchiamo disperatamente cure, rimedi per vivere meglio, felici, lontani da malumori, vicini alla natura per quel che a noi serve. Non ci sfiora, né lontanamente abbandoniamo l'idea che non siamo al centro di tutto, ma solo una piccola parte. Così bello sarebbe invece appartenere davvero ad una natura, grande maestra di saggezza che si auto cura. Miracolo della rigenerazione nell'ambiente nel quale vive, la Posidonia, pianta dalle foglie nastriformi, si prodiga per risanarlo. Dona la vita, in molti modi, ossigenando le acque. Chissà se la poesia può avere questa virtù, per le nostre anime, dagli umori sempre più malsani. Rigenerare il pensiero, liberare sensazioni e umori. "Umori acquei". Questa la mia aspirazione tra le parole di questi componimenti. Riflettere e ri-crearsi come nuovi e puri." (Loredana Manciati)

Serge è un fotografo che perde improvvisamente la moglie. Il suo profondo dolore lo porta allo stremo, dall'alto di una falesia, una "visione" misteriosa lo avvolge. Un viaggio in mare per una meta lontana lo attende. Un'impresa marinaresca sta per compiersi, mescolando le vicende di uomini distanti che sanno vivere il mare e i suoi segreti.

Ne "Il giardino dorato", sin dai primi componimenti, s'intravede come il rapporto stretto tra l'arte del poetare e la pittura (arte praticata dall'autrice) sia un binomio con una parentela stretta e inequivocabile. La poetessa porta in auge questa relazione nei suoi versi dipingendo con maestria il foglio di carta. Questo rapporto artistico si incarna - nello scorrere dei componimenti - nella silloge che, man mano le liriche scorrano, prende carne, emerge alla luce e così si mostra al mondo. Le parole, i versi e i verbi d'ogni singolo frammento dei suoi componimenti si intersecano, si mischiano ricreando così l'opera poetica. Una poesia sicuramente matura - pensata e vissuta nelle profonde viscere - quella dell'autrice romana - con alle spalle già svariate pubblicazioni sia in poesia che in prosa e, questa caratteristica peculiare della sua poesia, salta all'occhio del lettore che si perde tra i colori, le sfumature delle liriche. Una maturità condita con le sue poesie che non scade nel già detto, nel testo ridondante ma, è sempre nuovo, vivo, ricco di emozione, e trattiene in sé la catarsi che l'autrice vive nel creare arte, nell'incidere e nel ferire la carta con le sue opere.

Una giovanissima Camille, nella Parigi di fine '800, incontra l'artista Henry Rousseau. Il "Doganiere" la inizia alla creatività e all'importanza dei sogni. Lei non lo scorderà mai, fino a desiderare d'incontrarlo da grande. Rousseau le riserverà una sorpresa. Età di lettura: da 11 anni.

Leggendo questa storia, qualsiasi sia la vostra età, rivivrete i battiti del cuore, le emozioni che accompagnano il sentimento amoroso, che trasforma e in fondo ci rende completi come individui. Capitolo dopo capitolo, si consolida il desiderio del giovane Ernesto che non troverà facilmente la strada da percorrere. Dovrà affrontare continue sfide, che lo provocano, attivando in lui energie mai provate. Nella vicenda, oltre alla sua amata Marzia, gli si affiancherà un amico, proprio lui, sostenendolo e spronandolo, diverrà una capace guida per le sue scelte. Giungere a svelare l'enigma che pervade la condizione della sua "Dea", così come la definisce, è in assoluto il motore trainante del romanzo, insieme alla forza del loro amore. Per i giovani, anche adolescenti, la storia potrà essere stimolante. Le riflessioni del nostro protagonista, che narra in prima persona, coinvolgono, in quanto rafforzate dal dialogo introspettivo che egli porta costantemente allo scoperto. Questa sorta di "nudità" dell'anima ce lo rende intimo, mostrando tutte le fragilità e i tormenti che sta vivendo...

La protagonista di questi racconti è la vita stessa, la sua complessa semplicità apparente che ci stuzzica continuamente. Per questa sua inattesa variabilità dobbiamo apprezzarne il valore, e ripeterci spesso che vale davvero la pena d'essere percorsa con convinzione. Non sempre è così, ma sono le incertezze, le debolezze che ci fanno forti e spronano all'azione. I personaggi di questi racconti provano ad essere felici, ci mettono impegno, non trascurano appunto di "vivere l'inatteso". Una tematica che si trasferisce all'opera in copertina: "L'ora del cambiamento".

"Generazioni in viaggio. Fragili identità" è il titolo del catalogo e della mostra che Loredana Manciati ha realizzato nella primavera del 2018 al Castello Colonna di Genazzano. Le opere narrano il tema dei giovani in viaggio, giovani in solitudine, giovani paralizzati che non sanno dove andare, assuefatti alle rassicuranti abitudini; o, al contrario, sfrontati, liberi, persi. Se queste due categorie in generale hanno caratterizzato da sempre due polarità possibili entro le quali muoversi per le giovani generazioni, oggi se n'è aggiunta una nuova, cinica, fredda, dove qualsivoglia passione rischia di rimanere esclusa: il mondo delle connessioni. La rete a cui tutti si sentono in dovere di partecipare è un irretimento dove vivere in silenzio la propria solitudine. La raffigurazione dell'artista esplora la realtà giovanile attraversando tempi, luoghi e reazioni diversi. Stando per lavoro a contatto con i giovani l'artista, che è anche insegnante, sa bene che la giovinezza ha quell'alone di solitudine, di disorientamento che rende tragica l'esistenza, nel senso che la fa sentire pienamente come se i sensi fossero dilatati all'infinito e tutto l'infinito dovesse bruciare nell'anima.