In questa raccolta di saggi, preceduta dalla lunga intervista rilasciata a «Playboy» nel 1973, forse la più vivace e brillante introduzione al suo pensiero, Milton Friedman analizza in modo originale e spesso controintuitivo i temi più significativi del dibattito pubblico: le cause dell'inflazione, la struttura del welfare state, la violenza della pressione fiscale, la riforma del sistema scolastico, l'assurdità del sistema pensionistico. La sua prospettiva, radicalmente liberale, non sfocia però mai nell'utopismo. Il fascino delle riflessioni di Friedman deriva dal fatto che le sue proposte partono da una positiva mancanza di illusioni verso le persone, dalla convinzione che una società possa funzionare meglio valorizzando l'individuo nella sua interezza, mettendo quindi all'opera anche quelli che in apparenza sono i suoi aspetti negativi, senza cercare di dar vita a un qualche liberticida 'uomo nuovo'. «Quale società non si basa sull'avidità? Come dice un mio amico, l'unica cosa su cui si può assolutamente contare è che ogni altra persona metta i suoi interessi davanti ai tuoi. [...] Quindi il problema dell'organizzazione sociale è come creare un sistema che permetta all'avidità di fare il minor danno possibile. Mi sembra che la grande virtù del capitalismo sia proprio quella di essere un sistema di questo tipo [...] in cui il potere è ampiamente disperso e ognuno di noi ha il maggior numero possibile di alternative».

Milton Friedman è stato un personaggio straordinario. La sua dirompente capacità comunicativa e la sua chiarezza di pensiero lo hanno fatto entrare nelle case di milioni di americani, non limitandolo a essere un solitario accademico. Utilizzando le sue parole, questo volume vuole consentire al lettore, anche non economista, di prendere diretto contatto con la potenza del suo pensiero e delle sue proposte. Leggendo le interviste di Friedman possiamo prendere contezza del perché il modello liberista non possa assolutamente considerarsi fallito e rappresenti ancora oggi un faro per lo sviluppo economico di tutti i Paesi oltreché, in alcuni casi, una condizione necessaria e imprescindibile. Questa raccolta di interviste, in parte inedite in Italia, traccia un ritratto originale e articolato dello studioso e rende facilmente accessibile la comprensione del pensiero dell'economista statunitense. Prefazione di Antonio Martino.

La 'Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960' di Milton Friedman e Anna Jacobson Schwartz rappresenta un'autentica pietra miliare nella scienza economica. Attraverso un'approfondita indagine storica, i due autori hanno proposto una lettura radicalmente innovativa per l'epoca (1963) di alcune fasi critiche della storia economica statunitense, centrata sul ruolo delle variazioni della massa monetaria circolante negli Stati Uniti nella determinazione dell'andamento del ciclo economico, cioè l'alternarsi di momenti di contrazione e di espansione. Combinando analisi teorica ed empirica, senza tralasciare riferimenti alla natura e all'operato delle istituzioni coinvolte, il libro fornisce un resoconto dettagliato del ruolo della moneta nelle vicende economiche e politiche degli Stati Uniti a partire dalle conseguenze della Guerra Civile. Ampio spazio è inoltre dedicato al periodo della Grande Depressione e alle responsabilità della Federal Reserve.

In questo libro, ormai un vero e proprio classico, il premio Nobel Milton Friedman e sua moglie Rose offrono argomenti a favore dell'economia di mercato. Per i due Friedman, solo attraverso il libero mercato è infatti possibile tutelare i consumatori e i lavoratori, raggiungere elevati livelli d'istruzione, evitare l'inflazione e la disoccupazione, consentire ai cittadini di vivere in sicurezza. Pubblicato originariamente nel 1980, 'Liberi di scegliere' evidenzia come la perdita della libertà generi costi gravosi, dato che troppe leggi e regolamenti, una spesa pubblica fuori controllo e una tassazione predatoria impoveriscono la società nel suo insieme. In queste pagine Milton e Rose Friedman sviluppano pure un'analisi sulle potenzialità della cooperazione spontanea fra individui. Consentendo a chiunque di cooperare anche a grande distanza, il mercato rappresenta per giunta un argine alla formazione di qualsiasi concentrazione di potere politico.

Examines the nature of the relationship which exists between a society based on competitive capitalism and the political and economic freedoms of its citizens.

A comprehensive and detailed overview of the 44 presidents of the United States.

Praise for the previous hardcover editions:
"...well written and engagingly contemporary. Recommended..."—Choice

The president of the United States is a highly visible public figure, a bearer of immense responsibility, and the subject of intense scrutiny. He is accountable for war, economic depression, domestic strife, national security, partisan politics, and overseas conflict. 

Presidents, Third Edition closely examines the hopes and disappointments, the victories and defeats, and the integrity and weaknesses of the men who have held this office. Featuring up-to-date information, including the January 2009 inauguration of Barack Obama, the first African-American president of the United States, this new edition is an expertly written, detailed reference that narrates and explains the lives and careers of America's presidents. It is an essential guide for anyone seeking a complete understanding of the development and workings of the United States government, as well as a great read for those who are fascinated by the interplay of politics, power, career, and legacy. Comprehensive and accessible, Presidents, Third Edition contains biographies and portraits of all presidents, a detailed chronology of the life of each president, and suggested further reading about each president.

Pubblicato per la prima volta nel 1962, 'Capitalismo e libertà' è divenuto in poco tempo un classico del pensiero liberale del Novecento. Milton Friedman, Premio Nobel per l'Economia nel 1976, in queste pagine produce un'argomentata difesa del libero mercato, come condizione indispensabile per lo sviluppo di una società libera e come strumento migliore per realizzare fini socialmente condivisi. Passando in rassegna diversi ambiti in cui lo Stato interviene per regolare la vita degli individui, poco alla volta delinea un nuovo modo di concepire il ruolo del settore pubblico. Dalle politiche commerciali al sistema finanziario internazionale, dalle politiche fiscali alla lotta contro la povertà e le discriminazioni, dall'educazione al mercato del lavoro e allo Stato sociale, Friedman suggerisce strategie innovative per ridisegnare i confini fra autonomia individuale e intervento pubblico - ancora attuali a quasi cinquant'anni dalla pubblicazione.

Friedman and Schwartz's A Monetary History of the United States, 1867-1960, published in 1963, stands as one of the most influential economics books of the twentieth century. A landmark achievement, the book marshaled massive historical data and sharp analytics to support the claim that monetary policy--steady control of the money supply--matters profoundly in the management of the nation's economy, especially in navigating serious economic fluctuations. The chapter entitled "The Great Contraction, 1929-33" addressed the central economic event of the century, the Great Depression. Published as a stand-alone paperback in 1965, The Great Contraction, 1929-1933 argued that the Federal Reserve could have stemmed the severity of the Depression, but failed to exercise its role of managing the monetary system and ameliorating banking panics. The book served as a clarion call to the monetarist school of thought by emphasizing the importance of the money supply in the functioning of the economy--a concept that has come to inform the actions of central banks worldwide.

This edition of the original text includes a new preface by Anna Jacobson Schwartz, as well as a new introduction by the economist Peter Bernstein. It also reprints comments from the current Federal Reserve chairman, Ben Bernanke, originally made on the occasion of Milton Friedman's 90th birthday, on the enduring influence of Friedman and Schwartz's work and vision.

What is the exact nature of the consumption function? Can this term be defined so that it will be consistent with empirical evidence and a valid instrument in the hands of future economic researchers and policy makers? In this volume a distinguished American economist presents a new theory of the consumption function, tests it against extensive statistical J material and suggests some of its significant implications.

Central to the new theory is its sharp distinction between two concepts of income, measured income, or that which is recorded for a particular period, and permanent income, a longer-period concept in terms of which consumers decide how much to spend and how much to save. Milton Friedman suggests that the total amount spent on consumption is on the average the same fraction of permanent income, regardless of the size of permanent income. The magnitude of the fraction depends on variables such as interest rate, degree of uncertainty relating to occupation, ratio of wealth to income, family size, and so on.

The hypothesis is shown to be consistent with budget studies and time series data, and some of its far-reaching implications are explored in the final chapter.

Argues that free-market forces work better than government controls for achieving real equality and security, protecting consumers and workers, providing education, and avoiding inflation and unemployment.

Economics is sometimes divided into two parts: positive economics and normative economics. The former deals with how the economic problem is solved, while the latter deals with how the economic problem should be solved. The effects of price or rent control on the distribution of income are problems of positive economics. The desirability of these effects on income distribution is a problem of normative economics.

Within economics, the major division is between monetary theory and price theory. Monetary theory deals with the level of prices in general, with cyclical and other fluctuations in total output, total employment, and the like. Price theory deals with the allocation of resources among different uses, the price of one item relative to another.

Prices do three kinds of things. They transmit information, they provide an incentive to users of resources to be guided by this information, and they provide an incentive to owners of resources to follow this information. Milton Friedman's classic book provides the theoretical underpinning for and understanding of prices.

Economics is not concerned solely with economic problems. It is a social science, and is therefore concerned primarily with those economic problems whose solutions involve the cooperation and interaction of different individuals. It is concerned with problems involving a single individual only insofar as the individual's behavior has implications for or effects upon other individuals. Price Theory is concerned not with economic problems in the abstract, but with how a particular society solves its economic problems.

How can we benefit from the promise of government while avoiding the threats it can pose to individual freedom? In this classic book, Milton Friedman answers this question with the definitive statement of his immensely influential economic philosophy, one in which competitive capitalism - the organization of the bulk of economic activity through private enterprise operating in a free market - serves as both a device for achieving economic freedom and a necessary condition for political freedom. In the process, he outlines the role that government should play in a society dedicated to freedom and relying primarily on the market to organize economic activity.
Friedman begins with a discussion of the principles of a truly liberal society. He then applies those principles to a range of pressing problems, including monetary policy, discrimination, education, income distribution, welfare, and poverty. The result is a clear and accessible book that has sold well over half a million copies in English, has been translated into eighteen languages, and shows every sign of becoming more and more influential, especially as more and more governments turn from highly planned economies to embrace free-market economics. And for this edition, Friedman adds a preface discussing different forms of freedom - political, economic, and civil - and considering how recent events, like the reunification of Germany and the collapse of the Soviet Union, have changed the climate of economic opinion throughout the world.

Indice del volume: Introduzione di Filippo Cesarano e Franco Spinelli; La metodologia dell'economia positiva; La curva di domanda marshalliana; L'ipotesi di reddito permanente; Un quadro monetario e fiscale per la stabilità economica; Riformulazione della teoria quantitativa della moneta; La quantità ottimale di moneta; Il ruolo della politica monetaria; Il dollaro. Storia monetaria degli Stati Uniti; Uno schema teorico per l'analisi monetaria; In difesa dei cambi flessibili; L'analisi di utilità delle scelte implicanti rischio; Bibliografia di Milton Friedman.

Writing in the June 1965 issue of theEconomic Journal, Harry G. Johnson begins with a sentence seemingly calibrated to the scale of the book he set himself to review: "The long-awaited monetary history of the United States by Friedman and Schwartz is in every sense of the term a monumental scholarly achievement--monumental in its sheer bulk, monumental in the definitiveness of its treatment of innumerable issues, large and small . . . monumental, above all, in the theoretical and statistical effort and ingenuity that have been brought to bear on the solution of complex and subtle economic issues." Friedman and Schwartz marshaled massive historical data and sharp analytics to support the claim that monetary policy--steady control of the money supply--matters profoundly in the management of the nation's economy, especially in navigating serious economic fluctuations. In their influential chapter 7, The Great Contraction--which Princeton published in 1965 as a separate paperback--they address the central economic event of the century, the Depression. According to Hugh Rockoff, writing in January 1965: "If Great Depressions could be prevented through timely actions by the monetary authority (or by a monetary rule), as Friedman and Schwartz had contended, then the case for market economies was measurably stronger." Milton Friedman won the Nobel Prize in Economics in 2000 for work related to A Monetary History as well as to his other Princeton University Press book, A Theory of the Consumption Function (1957).