Capitale animale esplora un ricco campionario di fatti culturali e materiali riguardanti il rapporto degli esseri umani con le altre specie: le visite turistiche agli impianti di macellazione (e il loro sorprendente legame con il cinema delle origini); gli spot in cui gli animali simboleggiano la promessa di un mondo incorporeo e indolore; le gerarchie coloniali che i media usano per raccontare la prossimità tra specie alla base delle pandemie. Il capitale animale ha due facce: quella del mattatoio e quella della pubblicità - dove un animale esotico ci sorride in una rassicurante versione digitale. Nicole Shukin espone contraddizioni profonde muovendosi tra studi culturali, storia dei media e critical animal studies: un'ampia rappresentazione delle dinamiche materiali di dominio sulla vita (animale e umana) e della produzione simbolica che costantemente tenta di occultarle.

'Animal capital,' as Shukin (English, U. of Victoria, Canada) formulates it, simultaneously denotes 'the semiotic currency of animal signs and the carnal traffic in animal substances,' in the Fordist and post-Fordist eras of capitalism, and the 'tangle of biopolitical relations within which the economic symbolic capital of animal life can no longer be sorted into binary distinction.' She argues that animal memes and animal matter are mutually overdetermined as forms of capital, analyzing a broad array of cultural discourses and material practices related to technologies and discourses of mobility, including the Fordist car assembly line and less-visible Fordist animal disassembly line, contemporary sports utility vehicle advertisements, telecommunication discourses mimicking the ostensible immediacy of animal affect, and fears of zoonotic pandemics. Annotation ©2009 Book News, Inc., Portland, OR (booknews.com)