Questa nuova edizione di 'Le nozze della notte' vede la luce a trent'anni dalla prima pubblicazione e a un anno dall'improvvisa scomparsa dell'autore, e diviene una forma ulteriore di riconoscimento del valore letterario dei testi e dei segni di affetto di chi ha conosciuto Alfonso Nannariello (1955-2022). Vinicio Capossela, in un toccante e cordiale ricordo dell'amico Alfonso, ha scritto: 'Sapeva riconoscere il senso del Sacro che abita l'uomo in ogni sua forma, senza mai trascurare la carne di cui siamo fatti. I suoi scritti decifrano il mondo che ha abitato a partire dalla lingua, quel dialetto che definiva 'senza grasso di vocali' e poi, ogni memoria, ogni stralcio di rito passato al setaccio, rielaborato e posto in relazione con la più ampia cultura che tutti ci comprende. Una persona gentile, sempre attenta al prossimo, dalla mente complessa, agitata e infebbrata'.

Sul finire dell'Ottocento Giambattista Marino Polestra avverte che le muse non abitano più l'Elicona. Sentendole traslocate in officine e fabbriche, per comporre i suoi versi si fornisce dal grossista. Dal magazzino della poesia già scritta prende i materiali, che assembla per prodursi un profitto, un ricavo. Per lui la poesia ha un fine pratico. È merce.

Io ho fatto un errore. Forse un peccato. Ho letto De Sanctis in completa indipendenza. L'ho letto in piena autonomia, sine glossa, esentasse, affrancato da qualsiasi magistero accademico. Ho letto De Sanctis così. A tu a tu. Postfazione di Antonella Salvante.

Libro di antropologia narrativa, il racconto rivive la storia di una terra del sud, la suggestione del tempo dei primordi, di un mito in frantumi.

Un ulteriore motivo poetico di questa trilogia è il naufragio in una specie di limbo: tra la nube di dio e il cuore (così già in 'A devozione'). Nella poetica della gloria dei frammenti e del se il cielo fosse vuoto, il poeta è un essere liminare. È nel punto di tangenza. È sul confine tra la possibilità del vuoto e la pienezza di bellezza e di senso. Il luogo della tangenza è un sacramento. Per il poeta, questo sacramento è sempre sensibile. Esso è il luogo in cui la rivelazione dell'indicibile che dentro ci percorre è più chiara. Per il poeta questo sacramento è una presenza femminile, senza la quale l'uomo come nei giorni che precedettero la creazione di Eva, non sentirebbe la pienezza di dio, non scorgerebbe la bellezza del mondo, ma solo una tristezza che lo annega.

La poetica di questa trilogia è la gloria dei frammenti, eco tematica del se il cielo fosse vuoto. Eco che fa i conti con il dubbio della fine di tutto e con la certezza della nostra momentanea presenza sulla scena del mondo. Se il cielo fosse vuoto, qui nulla avrebbe senso. Tutto sarebbe più che vuoto, assurdo, squilibrato e in rovina. Se il cielo fosse vuoto, qui entrerebbe in scena il ciclope. L'uomo ha un solo occhio, l'uomo che guarda in una sola direzione, reciterebbe la parte del gigante sufficiente a se stesso.

Poesia come ricerca dell'espressione per tradurre l'indicibile che avvertiamo in noi, l'incomunicabile che ci percorre dentro, come scandaglio dell'intraducibile mistero che sale dalle cose. Solo se un dio ci passa accanto e ci sfiora il mantello, è possibile misurare la profondità delle cose, la parola da dire per fare poesia. La poesia nasce da ciò che ha una scintilla di rivelazione. Quando questo accade, i frammenti del mondo si riempiono di gloria.

Riprende, approfondisce e comprende in modo organico i frammentari studi su san Canio, che il martirologio geronimiano menziona al 25 maggio ad Atella della Campania. L'Analisi storico-critica ed esegetica condotta sulle fonti ha consentito di restituire il profilo alla persona reale e totale del santo, dopo che l'interferenza del martirologio romano del 1584 l'aveva reso, se non irriconoscibile, incerto.