Ogni uomo è solito generare ed eseguire i propri comportamenti sulla base dell'ambiente. Ciascuna situazione, infatti, suggerisce un determinato script comportamentale ovvero una serie di azioni socialmente accettate e desiderabili o semplicemente usuali in quel determinato contesto. Schiavo dell'ambiente è quindi colui che, a causa di una lesione cerebrale, è privato di tale libertà ed è costretto ad eseguire qualsiasi comportamento suggerito dal contesto in cui è inserito o dagli stimoli che gli vengono presentati. È il caso del famoso paziente degli occhiali di Lhermitte, che mostrava una tendenza incoercibile ad inforcare qualsiasi paia di occhiali, anche se ne aveva già più di uno sul naso. Il volume passa in rassegna la letteratura più recente sull'argomento, allo scopo di fornire al lettore indicazioni sul corretto riconoscimento del soggetto affetto da Environmental Dependency Syndrome. Inoltre, descrive i meccanismi neuropsicologici che sottendono una condizione clinica paradigmatica per comprendere come il cervello costruisca il proprio 'fantasma della libertà'. Il testo è vuole essere un utile strumento per medici, psicologi, neuroriabilitatori, in particolare per gli operatori coinvolti nella diagnosi e nella riabilitazione dei disturbi cognitivi e comportamentali conseguenti a lesioni cerebrali.

Dalla denuncia dei crimini di Stalin alla repressione della rivolta ungherese, dal 'disgelo' culturale al caso Pasternak: le vittorie e le sconfitte di un leader dalle troppe ambiguità, senza le quali forse la perestrojka avrebbe visto la luce con trent'anni di anticipo.

Questa breve rassegna di casi clinici è principalmente rivolta ai Medici di Medicina di Base ed a Specialisti in discipline differenti dalla Neurologia e Geriatria. Il punto di osservazione che si è inteso privilegiare è quello ambulatoriale, comune alla gran parte degli specialisti coinvolti nella gestione delle problematiche cliniche dell'anziano. La descrizione assume nel volume un taglio essenzialmente discorsivo che privilegia aspetti quali la dimensione storica, intesa non solo come raccolta di una buona anamnesi, ma come storia individuale della persona-paziente, evitando di trattare i casi clinici facendo riferimento a teorizzazioni etio-patogeniche o ad approcci terapeutici non sufficientemente corroborati dall'evidenza clinica, allo scopo di suggerire quali riflessioni e quali scelte mettere in atto di fronte ad un paziente con una determinata patologia, nel qui-ed-ora dell'Ambulatorio.