L'ultimo lavoro di Giovanna Irmici è un puzzle di otto racconti, otto frammenti di vita ambientati durante la pandemia e collegati da un ulteriore suggestivo fil rouge, l'amore a distanza, sia esso amicizia, amore filiale, infatuazione, innamoramento, ossessione. I protagonisti si dibattono come uccelli nel vischio, irretiti da false pause e sentimenti inesplicabili. Il tema dell'amore da lontano si allaccia all'amor de lonh dei cavalieri medievali che tanto ha affascinato scrittori e pensatori di ogni tempo, da Dante a Leopardi, da Baudelaire a Carducci, a Heine, a Stendhal. É l'amore irrealizzabile che vive del ricordo, del rimpianto, del sogno. É l'amore che si nutre e si alimenta del non-possesso dell'assenza. La distanza sublima l'altro rendendolo onnipresente ed eterno e consente di superare le categorie limitate dello spazio e del tempo.

Alle tormentate vicende del rapporto tra un maturo lord inglese e una giovane docente toscana s'intrecciano nel romanzo quelle dei figli: Albachiara, Albert, Lunarossa. Tutti e tre incuranti del patrimonio avuto, tutti e tre inquieti protagonisti di un contesto storico che giunge ai nostri giorni, impegnati a cercare il senso autentico della vita. Persone 'speciali' accanto ad altre che lo sono meno, tutte tasselli di un mosaico complesso e affascinante.