L'opera di Alessio Grispini intende essere una prosecuzione fittizia del celebre racconto di Hoffmann 'Le miniere di Falun', presente nella raccolta di testi narrativi 'Die Serapions Brüder'. Il dramma è ambientato nei pressi del noto complesso minerario della cittadina svedese. Diversamente dal testo originale, in cui il protagonista della storia è condannato a una tragica fine, l'autore intende approfondire e sviluppare quella crisi esistenziale, la scelta fra una solitaria vocazione e l'idillio familiare, che era emersa già nelle ultime pagine del racconto di Hoffmann. Intrappolato fra due tendenze antagoniste, fra l'aspirazione a eguagliare, da un lato, nelle profondità della miniera, la perfezione incarnata da Torbern, minatore eccelso, e appartenere, dall'altro, alla prospettiva di una vita semplice e felice che Ulla gli promette in superficie, Elis si consumerà in un conflitto interiore che coinvolgerà inevitabilmente gli attori emozionali del dramma, moltiplicandone le voci e culminando nella follia della giovane sposa. Il tema della vocazione, in contrasto all'idillio d'amore, sarà qui portato alle estreme conseguenze e rappresenta, senza dubbio, un insistente nodo di riflessione dell'intera opera. Se in Hoffmann il finale si può considerare consolatorio o romantico, pur nella considerazione della morte come esito estremo, nel nostro caso abbiamo una maggiore coscienza delle inclinazioni dei singoli attori emozionali, la loro fusione è 'relativa' e rimane nell'alveo dell'onirismo, della sfera fantastica, della magia. Un finale che possiamo definire 'aperto' e che i
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