L'idea di questo libro è venuta all'autrice leggendo una lettera datata 1531 e scritta da un inviato del duca Francesco Maria I della Rovere in cui raccontava di avere visto, dal cardinale Salviati, "animali di grande stranezza, più strani di quanto possa mai venire in mente di dipingere ad un artista". Gli animali in questione erano tacchini, diventati i protagonisti di questo libro di Sabine Eiche che il tacchino lo ha analizzato sotto vari aspetti che vanno da quello iconografico a quello linguistico, storico e letterario, artistico, culinario.