Nella mostra e nel catalogo 'Il Corpo e l'anima' si era cercato di sintetizzare la complessa storia della scultura in Italia a cavallo del Cinquecento, raccontata attraverso l'alternanza proposta da Aby Warburg tra l'ethos «apollineo» e il pathos «dionisiaco». Le giornate di studio che l'hanno accompagnata, tenutesi a Parigi e a Milano, hanno offerto l'opportunità a numerosi storici dell'arte e studiosi di approfondire alcuni argomenti e hanno dato vita a questo libro. Philippe Toussaint, prendendo spunto dalle interpretazioni warburghiane sull'antica figura del centauro, analizza il rito funebre nel rilievo della tomba di Francesco Sassetti in Santa Trinita a Firenze, evidenziandone il sincretismo tra mondo pagano e cristiano che ha dato origine a una «immortalità scolpita». Ulrich Pfisterer esplora la scultura come veicolo di piacere, sensualità ed emozione negli studioli, i luoghi in cui gli umanisti e i letterati si dedicavano allo studio, mentre Philippe Morel mostra come la figura della menade, in preda all'antica trance dionisiaca, sintetizzi dolore ed erotismo nell'opera di Agostino di Duccio e Bertoldo di Giovanni. Patricia Lee Rubin si concentra sulla scultura come espressione della malinconia associata alla morte a Roma, sia negli Schiavi per la tomba di Giulio II di Michelangelo sia nella tomba Tornabuoni di Andrea del Verrocchio. La rappresentazione del pathos e il tema dell'obbedienza a Dio e dell'atteggiamento nei confronti della morte sono i temi al centro dello studio di Gabriela Mazzon sul sacrificio di Isacco. Ludmila Acone, dal canto suo, mostra la natur
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