Da dove viene l'idea che la punizione sia una componente essenziale della giustizia? Perché crediamo che infliggere sofferenza a chi viola le regole della convivenza sociale costituisca un valore morale? Possiamo gestire in altro modo il problema della violenza nelle società? Queste sono le domande da cui prende le mosse il volume, che si sviluppa a partire da una critica della concezione retributiva della giustizia, intesa come forma di vendetta istituzionalizzata fondata sulle emozioni primarie. Attraverso una rielaborazione del concetto di responsabilità morale, l'autrice indaga la possibilità di ripensare la giustizia sulla base dei principi dell'utilitarismo, della giustizia sociale, della giustizia trasformativa e riparativa e dell'abolizione delle carceri.
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