ArtWork è impegnata al fianco dell'Arcidiocesi di Lecce nella valorizzazione dei beni ecclesiastici. Con l'esposizione nel chiostro dell'Antico Seminario delle fotografie di Bruno Barillari, dal 23 agosto al 1 novembre 2022, i linguaggi della contemporaneità consentono a Lecce di svelare sé stessa e farne scoprire il valore della sua Pietra Preziosa: Bruno fa ammirare gemme di antichità, perle di bellezza, gioie di luci cangianti. Le preziose stampe su tela, rivelano attimi ricchi di suggestione perché mettono in evidenza la bellezza di Lecce, libera dalla presenza umana, indugiando sui colori delle architetture e sui materiali che ne compongono i paesaggi come la pietra leccese, materia plasmabile con la quale è stata scritta la storia della città. Quelli di Barillari sono scatti che non si limitano a registrare la bellezza dei monumenti, perché comunicano il legame che il fotografo ha intessuto con la propria terra di origine. Sono fotografie che sembrano venire dal periodo di lockdown, appena superato, ma servono a proiettare al futuro un monito: salvaguardare la bellezza.

Il Salento come non lo avete mai visto. Se non a bordo di un aereo, ammesso che esista un volo che penetri nell'entroterra più aspro e quasi inaccessibile o costeggi interamente le coste, dall'Adriatico allo Ionio, modellate da madre natura dalla notte dei tempi. Ed è un tempo infinitesimale quello per cui l'obiettivo possa catturare la luce, fissare l'inquadratura perfetta del paesaggio che rilascia il monitor, collegato in telemetria, e che in tempo reale trasmette dati, mentre su, tra le nuvole, il drone diventa l'occhio fisico dell'artista che scruta dal cielo in esclusiva. Un volume cartonato, in doppia lingua con i testi tradotti in inglese da Arianna Corvaglia, con gli scatti della mostra raccontata dal testo critico di Raffaele Gorgoni che scrive: «Scatti rubati perché l'ulivo, lo scoglio, il mare, l'onda, la pietra non s'aspettavano di essere colti nella loro intimità da un occhio indiscreto. Sono lì impudicamente distesi al sole, inermi. Tutto dall'altro appare più indifeso, anche la severa torre di guardia, l'aspra scogliera, l'arcigna masseria. È madremare e terrapadre che giacciono nell'abbandono senza tempo sull'ultima soglia oltre la quale o il nulla o il divino».