Due lettere racchiudono l'esperienza umana di Francesco D'Elia, maresciallo dei carabinieri in pensione: una scritta nel 1973 alla Rai, l'altra inviata dalla figlia Rosetta a cinquant'anni di distanza. Tra queste pagine si dipana la testimonianza di un uomo che ha vissuto in prima persona il dramma dell'8 settembre 1943, quando l'Italia si ritrovò senza guida e i suoi soldati divennero prede dell'ex alleato tedesco. Francesco, all'epoca brigadiere in servizio in Grecia, racconta con lucida memoria l'arresto, la deportazione nei campi di concentramento in Polonia, la dura resistenza alla prigionia e l'incrollabile fedeltà al giuramento militare. Il suo viaggio, segnato da privazioni e visioni salvifiche, è un inno alla dignità e al coraggio di chi, pur oppresso, rifiuta di piegarsi. Cinquant'anni dopo, Rosetta raccoglie questa eredità e, affidandola alla sensibilità narrativa della scrittrice Raffaella Verdesca, tramanda una storia che non deve essere dimenticata: quella di un uomo che ha sofferto, amato e lottato, ma mai odiato. Una memoria preziosa, monito per il presente e il futuro, affinché il sacrificio di tanti non cada nell'oblio, ma resti vivo nelle coscienze di chi verrà.

La lisca non ferisce se la si osserva da lontano, non graffia se la si prende con delicatezza, nel punto giusto. Sembra uno scheletro, ma è una traccia, il segno che la vita è passata da qui. In questa 'Lisca' fatta di pagine c'è l'eco umana sciolta in brandelli colorati, uno diverso dall'altro. Osservare la realtà da un altro punto di vista, leggerla con occhi diversi. Interpretarla con la giusta dose di umorismo. Ecco quanto ci insegna Raffaella Verdesca con la sua 'Lisca'. I suoi sono 'Racconti per ridere', certo, ma di un riso saggio, consapevole. Ironico. Si dice che non tutto il male viene per nuocere... chissà che seguire questo vecchio adagio non sia veramente il modo per ascoltare veramente tutte le voci che abbiamo intorno e per comprenderle, sul serio! Per apprezzarne non solo i colori, pieni ed evidenti, ma anche le sfumature, i dettagli - persino i più piccoli - e le ombre che, inevitabilmente, tutti portano con sé.

Certi libri hanno il potere di strappare all'oblio vicende umane in transito su binari secondari, quelli regionali quasi dimenticati e che, niente di più facile, possono morire o scomparire all'improvviso tra papaveri e ortiche. Ritrovarli e ripercorrerli fino alla meta vuole astuzia contro inganno. Qual è, allora, la giusta direzione della verità? Quasi certamente quella che l'occhio non può vedere. Raffaella Verdesca affida ancora una volta alla sua penna il compito di far luce su alcune di queste storie quasi dimenticate; con tocco leggero e intenso illumina le figure di due fratelli, Stefano e Bianca: dai sogni di bambini e i turbamenti di adolescenti, fino ai bivi della maturità e alle scelte che essi portano irrimediabilmente con sé. Sulle loro vicende due grandi, epici scenari: da una parte la Sicilia dei primi del Novecento, povera e lavoratrice, avvinghiata a tradizioni così antiche da essere già vecchie; dall'altra l'Argentina della speranza, dei migranti, della nuova vita.