Nella silloge, Mina Panaro ci accompagna in un viaggio emozionale che intreccia ricordi, immagini e riflessioni in un linguaggio ricco e variegato. È una poesia che nasce da parole intrise di realtà, capaci di trattenere il calore delle emozioni per poi sollevarsi leggere, ricreando la vita in forme nuove e autentiche. Il cuore dell'opera è l'amore, ritratto in modo insolito: Cupido nasconde infatti un pugnale, e l'amore diventa ora enigma, ora inganno, capace di ferire e lasciare sogni infranti. Basta però un ricordo a spalancare varchi verso universi paralleli, dove la parola si fa corpo e protegge dal vuoto, nutrendo la speranza. Accanto a questi moti interiori, affiorano visioni di una natura ora rasserenante, ora inquieta, specchio di interrogativi e desideri mai del tutto appagati. In ogni pagina emerge l'amore dell'autrice per l'arte, sentita come vero rimedio al dolore e alle brutture del mondo. La parola poetica diventa invito a percepire, ascoltare e respirare la realtà in tutte le sue vibrazioni, aprendoci a una bellezza che si rigenera. È un percorso che invita a restare in ascolto, perché la poesia continui a parlarci e a trasformarci.
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