Per descrivere la prima impressione che ho avuto leggendo 'La misura degli anni' di Vincenzo Maria Oreggia dovrei ricorrere a termini come 'omogeneità' e 'compattezza'. Termini abbastanza vaghi, che pure indicano una tendenza (se e quanto intenzionale non so dire) dell'autore a descrivere un tutt'uno, un insieme armonico. [...] Una silloge che offre una spiccata unità estetica, e di contenuti. Una unità di prospettiva (e cioè che racconta a chi legge di come l'autore veda il mondo): intimistica, 'umile', contemplativa. (Dalla prefazione di Raffaele Sabatino)
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