Questo libro contiene la seconda grande opera che Nietzsche ha scritto tra il 1872 e il 1875 dopo 'La nascita della tragedia': la riproponiamo al pubblico italiano dopo trent'anni di assenza in una nuova edizione corredata da un ampio saggio del curatore, che ne evidenzia l'importanza e l'originalità nel delineare un metodo genealogico di indagine della verità e nel configurare una teoria prospettivistica fondata 'sull'esperienza dei sensi'. A partire da questo testo frammentario ma dall'ideazione unitaria (analogo nel suo destino alla 'Volontà della potenza'), sarà possibile ricostruire la complessa 'filosofia del linguaggio' che individua nel rapporto tra metafora e concetto la 'mitologia' dell'intero pensiero occidentale, formulando intuizioni di grande rilievo che saranno riprese (talvolta inconsapevolmente) con differenti accezioni da Mach e Wittgenstein, da Foucault e Derida, da Searle a Williams. Nella disputa tra arte e scienza come legittime 'ancelle' di un pensiero 'tragico' che esperisce il ritrarsi dell'insidioso 'terreno della metafisica', si potrà scorgere altresì la prefigurazione dell'odierna contrapposizione tra filosofia continentale e tradizione analitica.
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