Simon Wiesenthal, l'uomo che aveva dedicato la vita alla caccia dei criminali nazisti, disse un giorno: "Il mio lavoro è fatto. Se ci sono ancora criminali nazisti che non ho trovato sono troppo vecchi e fragili per sostenere un processo". La sua infaticabile ricerca di giustizia è stata sempre accompagnata da una domanda ancora oggi attuale: ha senso il perdono? E ancora: Il bisogno di giustizia ha la sua ragion d'essere nella caccia all' uomo senza esitazioni e senza eccezioni? Per un uomo del nostro tempo, considerate le implicazioni di carattere religioso, oltre che culturali, appare impervio rispondere a tali domande in maniera puntuale e convincente.

Cinque amici, da poco in pensione, decidono di affittare un garage per passare il tempo e sconfiggere così la noia. Lo attrezzano con un biliardo e tutto quello che serve per passare delle piacevoli giornate. Ma tutto questo salta quando trovano davanti alla porta della "tana", nome con il quale indicano fra loro il garage, una ragazza addormentata e sotto l'effetto della droga. Questa novità li mette un po' in ansia e decidono così di capire cosa succede intorno a loro. La curiosità e la presenza fra loro di Giorgio, un ex poliziotto, fa sì che si diano da fare per capire come avviene il traffico di droga nel quartiere. Organizzati da Giorgio come una vera e propria squadra investigativa, cominciano ad indagare sulla rete di spaccio organizzata. Grazie al suo intuito Matteo riesce a scoprire come viene trasportata la droga e lo comunica alla polizia.