In Theatrum il protagonista scrive lettere che sono un diario di memorie a tre ex colleghi di lavoro, ricordando il rapporto personale con loro in qualità di architetto restauratore nella tutela pubblica dei monumenti architettonici. La portata emotiva ed esistenziale della sua esperienza, in un quadro di finzione narrativa, tende a comporre un teatro di situazioni e personaggi. Si rivolge poi a figure genitoriali e familiari, riflettendo sulle ragioni che lo hanno portato a occuparsi della difesa dei monumenti architettonici e del paesaggio. Infine affronta il rapporto con questi ultimi dal punto di vista sociale, scrivendo a Vittorio Arrigoni (cooperante assassinato nel 2011) e ricordando una esperienza di conduzione di restauri nel Libano del Sud, poi si rivolge al professore con cui si è laureato e all'urbanista Silvano Tintori. Così pone in luce la relazione culturale del protagonista con i 'maestri' e l'attualità dei beni culturali e del paesaggio nella nostra epoca.
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