I racconti, in prima persona, di tre sorelle nate in Istria rispettivamente nel 1928, 1930 e 1940. Con esperienze diverse, rendono partecipe il lettore della loro vita familiare che fu stravolta dallo scoppio della Seconda guerra mondiale, fino a quando arrivarono a Catania da profughe, insieme alla loro mamma.

Un uomo italiano, un ragazzo rumeno. Un giovane tunisino ed una donna moldava. Una ragazza ucraina ed un tipo algerino. Questi sono solo alcuni dei personaggi che danno vita a questo libro molto particolare. Non sono racconti, o almeno non sono soltanto racconti. Un nome ed un Paese, per farci capire chi sta parlando, e poi solo le sue parole. Parole che si intrecciano tra una vita e l'altra, il 'Romano' e quelli che gli hanno riportato il portafoglio, chi ha lavorato facendo il pastore a Siracusa per tredici anni, chi ha visto morire e chi ha visto nascere, quasi tutti accomunati da uno strano senso di appartenenza al tutto. È ciò che permette quei piccoli gesti di totale umanità, come gocce di speranza in una valle arida.