Al suo arrivo in Occidente, nel 1978, Tadeusz Kantor comprese le straordinarie qualità di Maurizio Buscarino che, in quegli anni, si avviava a diventare un grande e singolare fotografo nel teatro contemporaneo. Tra i due si stabilì una profonda intesa dalla quale sono nati libri e mostre di grande pregio. Kantor colse dentro le immagini di Buscarino il senso di un atto drammatico della mente e dello sguardo, che gli corrispondeva e anche lo inquietava. Le sue fotografie mostrano come Kantor «annunciava il rischio quotidiano dell'entrata in scena e l'angoscia che prende quando davvero ci rendiamo conto di essere vivi: vivi, nella luce del patetico e incantevole percorso tra il nero da cui sbuchiamo e il nero verso cui andiamo». È Buscarino stesso a chiarire come il suo intento sia di conservare «i tratti illuminati, prima del buio, della traiettoria di Tadeusz Kantor, dei suoi attori e, insieme, della mia stessa vita». Le 200 lastre della memoria pubblicate In Kantor costituiscono l'esito maturo e centrale dell'amplissimo lavoro del grande fotografo.

Un volume organizzato su due percorsi paralleli: 200 fotografie e il testo del diario dell'autore. Il percorso dei pellegrini sulle antiche vie, dove i luoghi della sosta, sparsi per tutta l'Italia, sono le stazioni teatrali che compongo il quadro di una mappa metaforica del viaggio. Un viaggio che dovrebbe avere una meta finale, un santuario. Ma dov'è oggi il santuario?

Tadeusz Kantor, pittore, scenografo, creatore di opere plastiche, genio teatrale, nasce nel 1915 a Wielopole, un villaggio nei pressi di Cracovia e fonda nel 1955 il Cricot 2, ensemble di attori-pittori, il cui nome si richiama a un cabaret intellettuale sorto nella Cracovia degli anni Trenta. Muore l'8 dicembre 1990, a poche ore dalla prova generale dell'ultimo lavoro "Oggi è il mio compleanno" che aveva portato a termine con estrema fatica.