Per tre volte il Sindaco della città si è meritato il distintivo di "salvatore del Bari-calcio". Era accaduto nel 1953 con il Bari sprofondato in IV serie (poi serie D) quando il primo cittadino interveniva per ridare dignità ad un Bari distintosi dagli anni '30 ai '50 in serie A. Qualche anno dopo (nel 1956) si prodigava il nuovo sindaco Nicola Damiani, ginecologo e gran tifoso biancorosso, radunando i più affidabili imprenditori e professionisti del capoluogo per dare continuità e garanzie alla lunga storia del Bari-calcio. È stato poi nel 2018, cioè nel nuovo millennio, che l'intervento del Sindaco della città ha potuto dare una enorme "scossa" in un momento in cui tutto sembrava dovesse portare il Bari alla completa estinzione. La decisa opera dell'ing. Antonio Decaro riportava in "movimento" il club targato "Bari" con una serie d'interventi che avevano il pregio di evitare che il calcio di prima fascia scomparisse dalla città.

"Nel raccontare la lunga odissea del Bari calcio, con questo mio ultimo impegno ho ritenuto indispensabile lasciare un ricordo preciso degli eventi che hanno portato a far precipitare in basso, come mai in passato, la ultracentenaria squadra della città. Scrivendo e riepilogando quanto è accaduto in soli due anni, mi sono venute in mente le parole dettemi nel lontano 1961 da Floriano Ludwig, il fondatore assoluto della F.B.C. Bari nel 1908. L'oriundo austriaco, come lui stesso si autodefinì per le sue origini straniere, nonostante fosse nato a Bari l'11 marzo 1882, mi dichiarò: "Sappiate amare la Bari, sappiatela custodire e guardatela sempre da innamorati". Una frase riproposta continuamente, specie negli ultimi tempi. Anni dopo, nel 1977, il Prof. De Palo, mentre ero al suo fianco sull'ambulanza che lo trasportava all'ospedale di Roma, mi scrisse su un foglio del suo ricettario (che conservo gelosamente): "Mi raccomando al Bari". Due attestazioni che custodisco nel mio cuore "biancorosso", quasi a dispetto di coloro che dal calcio e dal Bari cercano solo di trarre profitto ed altri vantaggi, mentre, nonostante tutto, la storia continua all'insegna del famoso detto che spesso amo ripetere: "dal guasto viene l'aggiusto!"". (Dalla Prefazione)

Gianni Antonucci, giornalista e grande esperto della storia della prestigiosa Società si è cimentato con un'opera davvero completa di dati e di immagini sui 110 anni (1908-2018) della squadra barese.

Storie, ricordi, memorie soggettive che travalicano lo scenario spesso squallido della cronaca ordinaria restituendo - intatta nel suo fascino - la galleria biancorosssa di calciatori, dirigenti, allenatori, esperti e curiosità d'ogni tipo. Una leggenda lunga più di 100 anni - quella del Bari-calcio - illustrata attraverso i suoi protagonisti e consegnata ai tifosi biancorossi dalla passione e dall'impegno dell'autore, vero e proprio pilastro della memoria storica di questa avventura.

La storia del Bari, la squadra biancorossa che ha fatto impazzire generazioni e che continua a scaldare il cuore dei baresi, è come un film che alterna immagini in bianconero e a colori, con una trama ricca di colpi di scena che neanche il migliore fra gli sceneggiatori avrebbe forse potuto immaginare e scrivere. Pagine di gioie e delusioni sintetizzate al meglio negli ultimi sette anni, dalle notti di festa dei ritorni in A a quelle di disperazione del fallimento del club vissuto nell'incertezza del domani. Ecco perché "il pallone quadrato". Undici capitoli ricostruiscono il recente cammino tutto in salita, arricchito da fotografie e storie dei protagonisti, undici come il numero dei giocatori, quegli uomini a cui - al di là dei nomi stampati sulla maglia del momento - non è mai mancato il supporto di un'intera città.