Questo è un testo di semiotica emozionale, corrotto nel suo svolgersi dall'ingresso coatto di una logica predatrice che non fa prigionieri. È un tentativo di fuga dalla parola, un pianto spontaneo che cerca di lavare il lemma dal suo significato per ridurlo a suono, cercando in esso il concetto che - arbitrariamente - solo a posteriori s'è reso giustapposizione di lettere nell'intento di declinarsi. Come ogni digestione è una rielaborazione, ogni parola è un tentativo di espressione. L'affermazione è caduca e la pelle ne è conscia. E solo il verso, tragicamente libero, può provare a esserne il linguaggio.

Questi racconti brevi sono un progetto di "storia dal basso", un po' memorialistico e un po' storico nostalgico. Testimonianze inedite, che mai erano state precedentemente ordinate in un testo, si concatenano l'un l'altra e allo stesso tempo ne permettono una lettura libera da ogni schema. Il filo che le lega è il trascorrere dalla vita di uomini e donne che, pur appartenendo alle classi subalterne, hanno contribuito alla costruzione della storia, quella "alta", quella che si studia sui banchi di scuola. Dalla seconda metà del XIX secolo fino al 25 aprile 1945, giorno della liberazione dal nazi-fascismo, agli episodi narrati fanno da sfondo le due guerre mondiali e il periodo del fascismo, in particolare nella città di Milano.

Il commissariato di Augsburg si trova di nuovo ad avere a che fare con un assassino seriale che seleziona le proprie vittime secondo un preciso codice e che pare - come per il caso antecedente - insistere solo su ebrei. Il ruvido commissario Kluge coinvolge la nuova ispettrice, l'ambiziosa Blücher, e i due consueti sovrintendenti Ballhaus e Ganz, ma presto dovrà chiedere al precedente ispettore, dimessosi al termine del caso, di tornare in sella. E Losstier lo farà. I quattro poliziotti, pressati da Kluge, dovranno cercare di sbrogliare la matassa. Inizia pertanto un conto alla rovescia nel tentativo di fermare i crimini che intanto proseguono, tutti siglati da un numero progressivo inciso sulle pallottole fatali.

Si è voluto intitolare questa raccolta Effimera perché tale è la materia con cui crea chi scrive, come dice bene Adriana Giotti nella prefazione, perché sono rare le voci destinate a durare (e si è dolorosamente consapevoli di tale processo) e perché le poesie della silloge sono state composte in una fase di transizione esistenziale, di ancora forte rarefazione emotiva. Il corpo di queste poesie rappresenta un ponte verso una presa di coscienza, un risveglio che non tarderà ad arrivare: le poesie stesse sono premessa e insieme garanzia di tale mutamento. In questo senso si pongono in una zona spirituale di attesa feconda, per quanto carica di vulnerabilità. Tutto quello che è stato pensato, sentito, espresso attraverso le parole è destinato a diventare, quando i tempi dell'amore e del disamore hanno raggiunto la loro maturazione, vita futura. Composte tra l'ottobre del 2021 e il settembre del 2022, queste composizioni trovano una fonte comune e un'unità nello sguardo di chi osserva, di volta in volta, le dinamiche della vita e del suo termine senza esprimere un giudizio, o ancor meno una sentenza, ma aprendosi unicamente alla partecipazione.

Lettore: "Cosa vuoi significare Athos?". Io: "Gli sbagli della vita". Lettore: "Cioè grazie al tuo libro ora i ragazzi potrebbero non sbagliare più?". Io: "No, no, il contrario, si deve sbagliare, fa parte del gioco". Lettore: "Non capisco, e quindi?". Io: "È un racconto di formazione astratto che ripercorre certi sbagli". Lettore: "Che noia, non è reale quindi? Ma c'è una storia che decolla o è tutta teoria?". Io: "Decolla per andare dove? È meglio essere che andare, o almeno capire chi si è mentre si va... Comunque sì, c'è una storia d'amore che lega tutto. C'è solo un piccolo problema". Lettore: "Spara?". Io: "Finché non arrivi alla fine del libro non lo capisci". Lettore: "Sei un paraculo. Perché ridi adesso?". Io: "Perché la vita succede proprio attraverso i sorrisi, quelli spontanei dei bambini, quelli tirati dei genitori stressati, quelli che ti manca il fiato, quelli di 'Arthur Fleck' e quelli di un adulto che deve reimpararli partendo dai suoi sbagli". Lettore: "Tutto qui?". Io: "No, la verità è che col tempo cambiano i motivi per cui sorridere, per questo ho diviso questo primo libro in tre capitoli: vent'anni, trent'anni e quarant'anni". Lettore: "Quindi ci sarà un secondo libro?". Io: "Mago".

Parigi 1787. Il diciasettenne Daniel DaTos entra come apprendista incisore nell'officina di Abraham-Louis Breguet, l'uomo che con le sue geniali invenzioni sta rivoluzionando il mondo dell'orologeria. Ma un'altra grande rivoluzione è alle porte, quella che di lì a pochi anni sconvolgerà la Francia in una spirale di violenza senza precedenti. Daniel vivrà e subirà sulla propria pelle uno dei periodi più intensi della Storia, attraverso amori e gelosie, incontri memorabili e scontri drammatici, cadute rovinose e lente risalite, tragiche perdite e insperati recuperi. Sarà il suo Maestro a difendere la propria creatura artistica e filosofica dalla minaccia di una nuova concorrenza straniera intenta a ottenere il completo monopolio sui segnatempo e a corrompere l'animo francese con le più subdole tentazioni.

Un misterioso pacco viene fatto recapitare al commissario Maurilio Barbi nel suo primo lunedì di ferie. Il contenuto, ancora più inquietante, lo porta ad indagare su un vecchio caso avvenuto anni addietro: quello della morte della giovane Santina trovata impiccata a un albero di carrube. A emergere saranno i segreti interessi e le meschine azioni consumate intorno a Casa Santa, luogo presso cui la ragazza lavorava. I reali responsabili della sua scomparsa saranno finalmente acciuffati dal commissario?

Durante il decennio passato, il patrimonio archeologico, artistico e monumentale italiano è stato investito da radicali trasformazioni sia dal punto di vista dell'assetto amministrativo-organizzativo, sia per quanto riguarda l'approccio culturale con cui la politica affronta i temi legati alla nostra eredità storica. Questo libro, analizzando situazioni ed episodi attuali, mira a comprendere se l'Italia odierna sia davvero interessata a valorizzare il nostro patrimonio con l'obiettivo di accrescere lo spirito critico e le conoscenze di italiani e non; oppure se la promozione della cultura nazionale abbia come unico scopo quello di monetizzare il bene.

Endimione è assopito nell'ultima fase del trattamento che conduce alla vita perenne, vegliato da Peona, la sorella che ne ripercorre il destino tormentato. Intanto, una figura di uomo si ridesta nel teatro dei Geni di Ieri e di Domani e il re di Coscienza, dai cui furori germogliano aforismi e valori ispiratori, si avvicina all'agognato trapasso. Con una prosa intrisa di lirismo fantastico, questa allegoria sul rapporto tra libertà e tempo attraversa distopia, pantomima e allucinazione, consegnando al lettore la storia di un giovane sospeso tra fervido sonno e astratta veglia, nell'estremo tentativo di preservare la purezza di una vergogna segreta.

La silloge raccoglie 100 poesie, più una di apertura e una di chiusura dell'opera, dedicate al mare. Le quattro sezioni di cui si compone il volume (Echi, In barca, Vedute, In verticale) tracciano un percorso che dall'orizzonte terreno approda a una dimensione metafisica. Non per nulla, il mare è, insieme al cielo, l'elemento naturale che, per la sua immensità, più facilmente rimanda all'infinito (e "mare" è la parola con cui si chiude L'infinito di Leopardi). Da un mare che, nel primo gruppo di liriche, si fa specchio dell'esistenza umana, e sembra quasi volerne accompagnare gioie e sofferenze con la sua canzone, al mare inaspettato delle ultime poesie, un mare "verticale", via che conduce al divino. Un libro per tornare ad amare il mondo e la vita.

Il 17 febbraio 1916, Gabriele d'Annunzio scrive all'editore Guido Treves: «In questi giorni, nel primo turbamento della primavera, ho pensato con malinconia ai giorni che passano per me artista vanamente. Quando il tumulto dell'azione si placa, mi sorge da tutto lo spirito il bisogno di meditare, di creare, di scrivere un libro, di fare un'opera d'arte pura. M'è avvenuto di rileggere La Leda senza cigno, con una strana meraviglia. È una cosa bellissima; e v'è una novità di rappresentazioni e di espressioni, ignota a tutti i novatori di oggi acerbi e non acerbi. (Accidenti alla modestia!). Desidero publicarla, con una prefazione 'attuale' in cui discorro della guerra com'ella talvolta appare non a me combattente ma a me contemplativo. Prenderò le mosse da un divino ritorno ch'io feci in velivolo, dopo il tramonto, verso Venezia, il 16 gennaio... Sarà una prosa schietta e ardita, con un ritmo di 'quasi una fantasia'.» Nella cieca immobilità della Casetta rossa, la prefazione 'attuale' della Leda senza cigno si trasforma nella lunga Licenza dedicata a Suzanne Boulenger (Chiaroviso), l'amica francese che è venuta a Venezia in visita al poeta convalescente. Con il saggio "Dalla landa alla laguna sulle tracce di Leda e della Licenza" di Marco Catucci.

"In questa raccolta poetica che ha sfondo la Grecia Mauro Ponzi pone al centro il mito e lo scruta da tutti i lati. Il mito è una parola fondante, rimanda all'origine, ma è una parola che noi moderni non possediamo più e che, per giunta, noi 'catamoderni' di oggi dobbiamo scrutare con molto sospetto perché il nostro mondo svuotato rischia di riempirsi di miti costruiti per l'occasione, falsi antichi. Qui il mito ritorna lungo le tappe di un viaggio. Ritorna a parlare dai luoghi e dai resti che di volta in volta vengono visitati dall'io poetante. [...] Che sia la realtà dei poveri o quella dei neoricchi, arriviamo dall'altra parte del sacro, nel prosaico dove la vita concreta-quotidiana attiva il pedale dell'ironia. [...] Chiaro che il Ponzi germanista e esperto benjaminiano non poteva mancare di ricorrere al suo autore di riferimento. Ma quello che il riferimento produce è una interessante mescolanza tra l'antico e il moderno. L'angelo della vittoria dovrebbe cantare le gesta compiute e fermarle in eterno, ma l'angelo della storia (che, come si ricorderà, nelle Tesi di Benjamin vola rivolto all'indietro e contempla un cumulo di rovine) ne smorza il soverchio trionfalismo. Il mito parla solo attraverso frammenti, quindi non parla." (dall'introduzione di Francesco Muzzioli)

Un libro destinato a chi ancora resta fedele al tabacco, però non vuole ignorare le buone maniere che dovrebbero accompagnare sempre ogni sigaretta. Un piccolo volume che offre notazioni etimologiche, storiche, dogmatiche, scientifiche, filosofiche, politiche e igieniche sul tabacco.

In uno scenario fantapolitico in cui le grandi potenze alla guida del mondo sono cambiate, un uomo, prigioniero a Guantanamo, ripercorre in uno strano diario la propria vita e gli avvenimenti che hanno causato il sovvertimento dell'ordine mondiale. Nelle sue pagine, che una volta scritte non potrà rileggere, non emergono tanto le condizioni drammatiche in cui vive, quanto l'impossibilità di accettare che quelle verità che si credevano intoccabili e assolute sono, in realtà, più effimere della sabbia spazzata dal vento. Il suo insopportabile vicino di cella e Ibrahim, gentile carceriere dall'occhio integralista, non lo aiuteranno a restituire un ordine comprensibile al mondo. Il colpo di scena finale servirà a fargli accettare l'andamento delle cose, ma non è detto che gli permetta di risolvere i suoi dubbi esistenziali.