La cucina ligure si identifica in quella genovese, salvo alcuni piatti dell'entroterra e quelli nati dalla contaminazione con la cucina francese. Le sue ricette sono un vero esempio della cucina mediterranea, caratterizzate dall'uso dell'olio d'oliva locale e dalla disponibilità di ottimi pesci.

La cucina toscana, famosa in tutto il mondo, è una cucina antica, basata su alimenti genuini e mai eccessivamente elaborata. Ogni pietanza è caratterizzata dal giusto equilibrio di ingredienti sapientemente scelti e amalgamati con attenzione.

La tradizione gastronomica piemontese ha subito l'influenza della cucina francese nel periodo del sabaudo. Oggi ogni provincia offre piatti tipici, che sono stati elaborati nel corso del tempo e che sono ricchi di ingredienti naturali.

La tradizione gastronomica dell'Emilia è simbolo di ricchezza e ricercatezza. È il risultato di otto secoli di autonomia delle città emiliane. Qui il carattere gioviale e generoso della gente si manifesta soprattutto a tavola.

La Romagna, stretta nell'abbraccio degli Appennini e del mar Adriatico, propone una cucina fatta di cose semplici e sostanziose. La tradizione contadina si ritrova nella genuinità delle pietanze e nel loro sapore inconfondibile, sia che si tratti di piatti di carne che di pesce.

La tradizione della cucina toscana di pesce è frutto delle diverse denominazioni che la regione ha subito. Il pesce spesso viene cucinato con le verdure e il tocco locale è dato soprattutto dai profumi dei campi: l'aglio, la cipolla e la mentuccia, odori che conferiscono l'inconfondibile sapore dei piatti toscani. Questa regione ha saputo sfruttare i prodotti del mare e dei fiumi unendoli a quelli della tradizione contadina, dando vita a piatti vigorosi e gustosi. Così a Pisa domina la semplicità di pesci come le ceche e lo stoccafisso, in provincia di Grosseto c'è tutta la cucina tipica maremmana, fra cui gli spaghetti alla bottarga di cefalo di Orbetello e i tortelli maremmani di spigola, per passare poi alle triglie alla livornese e allo stoccafisso con il pomodoro alla livornese o, ancora, al baccalà.

Non si può parlare di un'unica cucina dell'Emilia Romagna, bensì di un crogiuolo di cucine nato da influenze, dominazioni e situazioni geografiche diverse che hanno dato visto a un patrimonio gastronomico estremamente variegato. Da sempre il mare ha rappresentato la fonte principale di sostentamento per gli abitanti della riviera romagnola. Si tratta di una tradizione culinaria di matrice povera e popolare, di una cucina in cui l'ingrediente più utilizzato è il pesce azzurro. Sgombri, sardine e acciughe, ma anche poveracce e cozze, primeggiano tra le ricette romagnole, pesci che abbondano nell'Adriatico, una volta destinato a nutrire i più poveri.

Una caratteristica della tradizione culinaria marchigiana è sicuramente quella della varietà. Gli odori freschi del mare e degli ortaggi di stagione fanno da contraltare a quelli forti del tartufo e a quelli pieni dei salumi. Con tanata varietà è impossibile definire la ricetta che rappresenti la gastronomia marchigiana per eccellenza, piuttosto è possibile parlare di una pluralità di piatti tipici. È una cucina che, all'interno della stessa regione, si differenzia: così nell'entroterra troviamo i succulenti piatti di carne, mentre lungo la riviera del Conero prevalgono le ricette a base di pesce, crostacei e frutti di mare. Dai bombi all'anconetana al brodetto, dallo stoccafisso in potacchio fino ai passatelli al brodo di pesce e ai ravioli al sugo di sogliola: tutti questi piatti raccontano secoli di una tradizione culinaria che ha saputo sfruttare in modo sapiente i prodotti del mare.

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