Gli spocchi sono gli occhi di chi ha sofferto. Contemplandoli non puoi leggere l'anima di chi li possiede, intuirne emozioni, né captarne pensieri. Puoi solo vederci te stesso.

L'intento benigno di perdonare al male, di farlo decadere dal ruolo centrale nella vita di lei offesa, rende questo testo particolare e, nelle brevi prose, memorizzabile e persino cantabile, atto a insegnare come respingere la violenza che esplode dentro, di fronte al tradimento. La condizione di creatura che si sente ingannata, è infatti, certamente, una condizione universale e questo fa della protesta di Martina, un breve testo nel quale molti potranno riconoscersi e forse ricevere consigli su come, con coraggio, continuare nel proprio cammino.

Se ha un senso verso il basso la Terra, come le nostre vite, in una breve notte di lampi chiari e lontani sono precipitato ancora nel mondo dei deserti, dei laghi e dei vulcani. Montagne verticali come il rascacielo ostile che chiamiamo Natura. Spaventa il respiro dell'oceano che, anche nella pace, si allarga in un immenso raggio spianando la rena. Le notti antartiche gelano il sangue nelle vene ma basta poco a scioglierlo: un limerick scorretto della mia fatina o la sonrisa ancha de mi cachorro.

"Dopo avere con fatica recuperato ricordi così lontani e talvolta dolorosi al fine di raccontarla, vedo oggi come, sia pure inconsapevolmente, la mamma abbia compensato almeno in parte la sofferenza per i lunghi abbandoni e i tristi addii con gli unici strumenti di cui poteva disporre: il suo coraggio e la sua spregiudicatezza nell'affrontare viaggi e spostamenti continui verso mete al tempo sconosciute ai più, donandoci così uno strumento importante di conoscenza, l'esperienza del viaggio come vera e propria metafora dell'andare oltre; al punto di aver sostituito, nell'immaginario di noi figli, l'idea di viaggio come eccezionalità con quella del viaggiare come normalità del vivere. Non a caso, credo, tutti noi figli, appena adulti, abbiamo spostato il nostro orizzonte di vita in altri luoghi, in mondi altri dove si poteva sperimentare la deriva profonda dell'avventura."

"Ma ha senso chiedersi se un ricordo, una volta scritto, sia autentico? E data la natura del ricordo, che senso ha indagare sulla sua autenticità? Qui è la scrittura a imporre le sue esigenze, a scandire il suo ordine: la bipartizione della narrazione in due capitoli di cinquanta paragrafi ci rimanda a più classiche strutture di canzonieri. Tutto è preciso e ordinato, tutto quanto è scritto passa attraverso il sigillo dell'accettazione, restando tuttavia inaccettabile e dolorosamente incomprensibile."

Erice, antico borgo della Sicilia Occidentale, a picco sulla laguna di Trapani, legò la sua antica storia al culto di Venere Ericina. Nel Medioevo e fino al Settecento, ospitò poi numerosi conventi, trasformati dagli anni Settanta del secolo scorso, per iniziativa del fisico Antonino Zichichi, in sedi dedicate a incontri e residenze internazionali, intorno al prestigioso Centro per la Cultura Scientifica Ettore Majorana. Negli ultimi anni una funivia ha collegato alla città di Trapani quel monte Erice - già e ancora accessibile tramite una strada panoramicissima ma da vertigine - inserendo così il borgo anche nel flusso del turismo vacanziero. Tuttavia queste riflessioni restano dedicate ai luoghi silenziosi e fraterni dove alcune tra le più brillanti menti scientifiche, con quasi regolare scadenza, si ritrovano per dibattere tematiche che riguardano l'essenza sconosciuta della materia, nella quale e per la quale viviamo.

"Il pregio principale di questa raccolta è nella sua scrittura, nella completa rispondenza della forma al senso. È bene porsi nel silenzio prima di avvicinare la poesia di Luigi Carotenuto. Perché i suoi versi sono esili, il sottile che sussurra l'essenziale. Smisurate ampiezze s'acuiscono sul foglio in puntualità capillari: il suo dire va accolto rimanendo immobili, in divaricata e capiente attenzione."

"La raccolta di poesie dal titolo "A liberare il giorno" è frutto di un lavoro cominciato due anni fa e di sentimenti e riflessioni che mi accompagnano da sempre. Diviso in sette sezioni, il testo indaga il senso poetico e profetico di un percorso, quello femminile, che non cessa di proporsi, esporsi e interrogare una realtà a volte dolorosa, violenta o incomprensibile, ma sempre profondamente vissuta e amata. L'ultima sezione completa il percorso, concentrandosi sull'esperienza della pandemia, dando voce a un vissuto che, seppur a volte tragico, è inguaribilmente immerso nel sole."

Questa raccolta è nata dapprima nella sola versione originale inglese "Do they know we sing of morning". Emily Weinreich ha poi realizzato anche la sua versione italiana.

Apfelbaumstrasse è una strada tranquilla, interrotta da molte traverse e da una via principale rumorosa e scampanante a causa della chiesa parrocchiale che vi si affaccia, e officia per protestanti e cattolici. A dispetto del nome, Apfelbaumstrasse non è alberata, ci sono tante casette con il loro giardino ben curato, siepi e cespugli fioriti: ma alberi, pochi, e meli, in particolare, nessuno.

Erice, an ancient village in Western Sicily, overlooking the Trapani lagoon, linked its ancient history to the cult of Venus Ericina. During the Middle Ages and up to the eighteenth century, it hosted numerous convents. These, from the seventies of the last century, on the initiative of the physicist Antonino Zichichi, have been transformed into venues dedicated to international meetings and residencies, centered around the prestigious Ettore Majorana Center for Scientific Culture. In recent years a cable car has connected Mount Erice to the city of Trapani - already and still accessible via a very panoramic but dizzying road - thus also inserting the village into the flow of holiday tourism. However, these reflections remain dedicated to the silent and fraternal places where some of the most brilliant scientific minds, on an almost regular basis, meet to debate issues that concern the unknown essence of matter, in which and for which we live.

Fa talmente caldo che la realtà tremola tutta, schiacciata dall'assenza di vento e assordata dal gracidare di cicale. Il sole è quello che fece innamorare di sé come un dio il popolo del Nilo: spietato, abbacinante, glorioso, un cerchio perfetto. Fuori dal giardino, erba secca e gialla, croccante, annaspante; dentro, un rifiorire di verde smeraldo, rosso di rosa, giallo limone - per pura grazia di mani amorose che dissetano ogni mattina la terra riarsa. Il profumo dei limoni permea l'esterno della casa e anche la cucina.

«Il primo elemento che salta all'occhio nella lettura di questo libro è la presenza, nella maggioranza dei testi, di un riferimento personale. Cioè di un nome di persona - di un poeta o artista. Si inizia già in Immemoriale con «C.B.» si arriva a «Elio Pagliarani» in Hèlios, passando per Spatola, Bordini, Lunetta, Maradona (poeta del calcio), de Chirico, Sanguineti e molti altri. Questi nomi compaiono di solitoin una dedica in corsivo tra il titolo e il testo, e segnalano quindi un'offerta, un richiamo, un rivolgersi a, con l'effetto - anche - di portare di volta in volta il poeta di riferimento all'attenzione, vicino.» (dalla Prefazione di Antonio Francesco Perozzi)

L'imperativo negativo, quello che ordina di restare, che blocca lo slancio, è in contrasto con l'altro imperativo, quello che chiede di andare, anche se la meta è incerta, anche se dovunque ci sono esseri malvagi, pronti ad assalire e divorare.

«Percepisco la mia esistenza a occhi chiusi e cuore aperto / sono una naufraga in un mare di menzogne / la mia vita è arida come fragile tufo / la mia Itaca è trovare un altro labirinto / un gomitolo di illusioni / sul fondo di un bicchiere di cristallo. / La felicità è il sorriso di un pescatore / affranto»

Si tratta di una raccolta che, nella sintesi del verso e della strofa, scansando ogni effusione lirica, delinea una situazione precisa, un preciso racconto. Poesia narrativa, dunque, che non intende esplicitamente rimandare suggestioni, ma che, invece, con il mezzo di una lingua limpida e priva di artifici, suggestioni certamente ne dà, e del tutto particolari.

"Quando avevo 17 anni, sono andata in una chiesa. Cercavo un prete. Uno qualunque. Un prete. Uno che stesse lì e avesse delle risposte. Ho girato intorno alla chiesa. Ho girato diverse volte. La chiesa era anonima. Il marciapiede anonimo. Il quartiere residenziale. Non sono entrata, alla fine."

I medici dovrebbero conoscere le stelle, perdersi e specchiarsi nella calotta celeste. Guardare il cielo è gettare uno sguardo sul passato al tempo in cui gli astri brillavano e scaldavano pianeti, sull'occhio freddo dello spazio, a tempo di musica.

I miei piedi sono già piedi di pellegrino anche senza camminare Ho i calli a forza di desiderare di essere altro o almeno altrove.

Mi divora l'anima il pensiero di dover toccare quel biscotto, mi consuma le ossa doverlo spiegare, e se qualcuno dovesse chiedermi cos'ho gli direi che ho solo fame.

Mi chiedono poesia. Per questo cercherò parole, ci metterò musica, fantasia, quello che il cuore vuole.