È l'amore la chiave di volta della poesia di Simona Tamiazzo, che nella sua silloge Poesie si mette a nudo. Esplora infatti pagina dopo pagina ogni aspetto della sua interiorità, cesella con le parole il suo viaggio nell'anima, scolpisce un mondo fatto di percezioni e valori inestimabili. Quella di Simona Tamiazzo è una poesia al limitare del giorno, che si colloca sulle delicate soglie che dividono il presente e il passato, alla ricerca di un futuro orizzonte. La sensibilità poetica dell'autrice si fa carico del sentire umano, ne ripercorre in qualche modo l'esistenza unica e indivisibile, per restituire una esperienza di amore per la vita che è fatto di emozioni e sentimenti.

Giorgio, un uomo sulla cinquantina, sposato e con una vita serena, riceve una mail su internet da una vecchia compagna di classe del liceo della quale era innamorato. Questo contatto è un vero e proprio viaggio virtuale nei sentimenti e dentro se stessi. L'autore narra in prima persona: utilizza un linguaggio spontaneo, fluente ed efficace. Scritto con una delicata ironia e un'intelligente critica costruttiva nei confronti del nostro costume sociale odierno, fa riflettere sulle opportunità che ci vengono offerte dai media: in particolar modo da internet, dai social network e dagli incontri sul web.

È una analisi critica, inutile e non autorizzata, di un passante nella storia autobiografica del comunista napoletano Napolitano, che racconta la sua evoluzione socialdemocratica fino alla svolta liberale dei giorni nostri. Il racconto autobiografico è seguito punto per punto e le critiche vengono mosse in relazione alle stesse affermazioni, spesso contraddittorie, del protagonista, riportando il contesto di ogni avvenimento al periodo storico in cui esso si è manifestato. È una critica severa che può sembrare perfino parziale e settaria ma in realtà, se si guardano i fatti con onestà intellettuale, essa risulta basata su fatti reali e incontestabili.

Il titolo del libro "Chi volle la Seconda guerra mondiale?" è volutamente provocatorio per il solo fatto che al suo finale è stato apposto inopinatamente un punto interrogativo. Chi potrebbe nutrire ancora qualche dubbio su un fatto storico così celebrato che ha visto i suoi colpevoli raggiunti dal giudizio severo degli uomini che hanno insaponato e annodato loro con cura il cappio attorno al collo? Ma la condanna per i comportamenti inumani tenuti nel corso del conflitto non può assolvere chi di quel conflitto deve essere ritenuto responsabile per averlo provocato e perfino dichiarato. Ricercare, dal punto di vista storico, le cause remote e prossime della Seconda guerra mondiale, non significa negare colpe e responsabilità di massacri compiuti nel corso del suo svolgersi, ma questi non possono nascondere l'operato di quegli Stati che, pur potendolo, non fecero nulla per impedirne lo scoppio.