'Ho trascorso 40 anni nel Manicomio di Volterra, molti dei quali al padiglione Ferri in qualità di infermiere. Qui ebbi l'occasione di conoscere il degente Fernando Nannetti (NOF4). Fin dai primi giorni dimostrò di gradire la mia compagnia, tanto è vero che mi raccontò quello che stava scrivendo e perché. In seguito ho potuto ritrascrivere tutto quanto grazie alla sua fiducia, anche perché molti si sono interessati al 'libro della vita' che il Nannetti pazientemente ha scritto in tanti anni di segregazione.' - Aldo Trafeli.

«... potrei continuare, e ricordare che dalle tante idee che i liberali hanno sviluppo negli anni '70 e '80 sono nate le più importanti conquiste di libertà e di civiltà che oggi consentono a tutti (anche a coloro che, non liberali, a queste riforme si erano pervicacemente opposti) di vivere in un Paese libero, civile, progredito. A quanti si sono impegnati con il Partito Liberale per raggiungere questi obiettivi, Zazone in primis, ben corrisponde un incipit che ci ha lasciato l'indimenticabile Giovanni Malagodi: un partito di opinione, piccolo per numeri per bene che gli vada, deve essere grande per le sue opinioni e per il suo coraggio».

La mostra 'Emanuele Becheri. Sculture e disegni' ospitata al Museo Novecento si concentra su quel territorio di confine in cui i due mezzi espressivi s'incontrano, là dove, come afferma l'artista, 'il tratto del disegnare coincide con quello del modellare'. Il presente volume intende approfondire il processo creativo che ha guidato la poetica di Becheri, un percorso stratificato che si concentra sul rapporto fra materia, autorialità e azione artistica. La mostra, costruita sulla presenza di oltre cento opere tra sculture e disegni, si è contraddistinta per una pluralità di declinazioni espositive che hanno messo in dialogo la sua opera con quelle dei maestri del Novecento, ospitati nella Collezione storica del museo.

'Ho trascorso 40 anni nel Manicomio di Volterra, molti dei quali al padiglione Ferri in qualità di infermiere. Qui ebbi l'occasione di conoscere il degente Fernando Nannetti (NOF4). Fin dai primi giorni dimostrò di gradire la mia compagnia, tanto è vero che mi raccontò quello che stava scrivendo e perché. In seguito ho potuto ritrascrivere tutto quanto grazie alla Sua fiducia, anche perché molti si sono interessati al 'libro della vita' che il Nannetti pazientemente ha scritto in tanti anni di segregazione.' (Aldo Trafeli)

Il racconto che Vinicio Modesti ci ha lasciato è un'eredità preziosa, perché ci permette di rivivere un periodo fondamentale nella storia del nostro paese, la liberazione dal nazi-fascismo attraverso l'esperienza della lotta partigiana, nei nostri territori, e ce lo fa rivivere attraverso uno sguardo appassionato. Il diario-racconto di Modesti è infatti una storia di amicizia. di impegno, di amore per la vita in un contesto, le azioni della Resistenza, che amplifica il valore e l'intensità di quelle stesse passioni. Le sue parole ci ricordano in ogni pagina che l'amore per la libertà e la democrazia sono sentimenti vitali e che ci impegnerà sempre a conservare e proteggere i valori in nome dei quali misero a rischio, e spesso persero, la loro stessa vita.

Il volume che leggerete è la storia di una comunità che ha combattuto e lottato per il suo territorio: una storia che racconta il Castello di Vignale dalla sua costruzione alla sua funzione indispensabile per gli abitanti. I libri come questo hanno una funzione specifica: raccontare attraverso le immagini e l'arte un pezzo di storia in grado di arrivare ai giovani in modo semplice ma preciso. Del Castello di Vignale non è rimasto molto se non pochi resti, quasi macerie, ma chiunque ha l'occasione di visitarli viene trasportato attraverso l'identità degli abitanti di ieri e di oggi. In questo periodo storico stiamo assistendo a uno sviluppo sempre più evidente della tecnologia che porta con sé contenuti volatili e veloci: questo fumetto, invece, ha lo scopo di mettere le radici e di rendere duraturo un pezzo di storia, di arte e di identità di una comunità.

Con la stesura di questo catalogo, 'Architettura per la Città di Massa', si porta a compimento un percorso iniziato da circa due anni con lo studio di alcuni ambiti fragili della città di Massa, auspicando che questo impegno divenga momento di riflessione, motivo di analisi e di realizzazioni, coinvolgendo tutti gli attori che vivono lo spazio urbano, dove il cittadino sia al centro del dibattito.

Nel libro sono raccolti 28 micro-racconti. L'opera è virtuosa, costituita da una grande forza narrativa-visiva, dove ci si perde e ci si emoziona. Lo scopo dell'autore nel creare questo libro è quello di far riflettere e catapultare i lettori in brevi voli, così che le parole producano immagini e che le immagini generino pensieri

Il libro riporta preghiere, testi evangelici e versi presi dal vangelo secondo Luca dalla prima domenica di avvento.

Nelle sculture di Helidon Xhixha il peso dell'acciaio, materia che più d'ogni altra gli appartiene, diventa mobile e lieve fino a scomparire , quasi fosse una bolla di sapone agitata da un ancor più lieve alito di vento. L'artista innesca un dialogo senza fine tra i suoi stati di coscienza e quelli che si propongono, imprevedibili e ogni volta diversi, negli occhi di chi in esse si riflette. Se poi a immergersi nelle sculture specchianti di Helidon Xhixha e a dialogare con esse sono la scena, la luce e lo spazio di una città magica e immaginifica come Venezia, l'effetto di sdoppiamento e di straninamento raggiunge livelli esaltanti quasi da da stati di alterazione lisergica.

Difficilmente l'innato scetticismo e il coltivato disincanto hanno permesso a Sofia di rispondere alle domande che l'hanno accompagnata per anni. Il bisogno di capire, di trovare qualcuno in cui credere o quantomeno qualcosa di plausibile in cui sperare, si esaspera ancora di più quando la protagonista si scontra con teorie e supposizioni mistiche impacchettate con sapienza dai loro seguaci sul web. Proprio quando è sul punto di abbandonare ogni ricerca, ecco che l'evento epocale che ha travolto il mondo intero travolge anche lei, svelandole, forse, la verità. Un libro che con umorismo e arguzia ci fa riflettere sulla nostra instancabile necessità di comprendere cosa ci circonda e che con delicatezza ci riporta a noi stessi.

Un eterno mistero avvolge Tramonti, celato tra le arenarie nei muri a secco, nelle mani rugose dei vignaioli e dei contadini, forse inabissato nel blu del mare o sperso nell'immensità del cielo. E' un quesito senza soluzione. Una natura davanti alla quale tacere, osservare e meditare. Molti si sono chiesti quale sia la sostanza di questo territorio e hanno tentato di svelarne il segreto ma nessuno è riuscito a decifrare l'enigma. Le immagini di Luciano Cremascoli sfiorano la vera essenza di questi luoghi; non si tratta di una semplice documentazione dei riti che scandiscono la vita e le giornate a Tramonti, le sue fotografie non hanno la pretesa di fornire una Verità ma rispettano il mistero, fermandosi poco prima della sua rivelazione.

Un racconto per immagini che documentano e rivelano sensazioni, quelle sensazioni percepite scoprendo a fondo questo luogo che con la sua maestosità, i suoi commercianti e frequentatori tiene ancora in custodia la memoria e il tempo fermato in queste fotografie.

Volume realizzato in occasione dell'inaugurazione del monumento dedicato a Sandro Pertini installato in piazza Sandro Pertini a Savona nel Giugno 2021. Vi si raccontano tutte le fasi della realizzazione di questa bellissima opera ideata e creata da Gianni Lucchesi e Julia Caracciolo vincitori del 'Concorso per la realizzazione di un'opera alla memoria di Sandro Pertini' indetto dalla società San Paolo SpA.

Empatico, sottilmente ironico, sempre determinato a ritrarre per far emergere l'essenza del soggetto, Barontini in questo nuovo libro fotografico mette in scena la sua visione di Matera. Capitale europea della cultura nel 2019, nominata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1993, Matera in questi scatti in bianco e nero è avvolta da un'atmosfera arcaica e monumentale, raccontata in maniera delicata e profonda attraverso lo sguardo di uno dei maestri contemporanei della fotografia italiana. Introduzione di Alice Barontini.

Cave canem, attenti al cane. Mai locuzione latina ha attraversato i millenni tradotta in ogni lingua del mondo. E mai immagine di un cane, come quella straordinaria del mosaico nella casa del Poeta Tragico a Pompei, è diventata iconica e globale. Ma «attenti al cane» può avere anche un'accezione diversa, dal preoccupato avvertimento, e ribaltare il concetto. E quell'attenzione può diventare un «prendersi cura» di quell'atavico e fedelissimo amico dell'uomo. Le foto, rigorosamente in bianco e nero, sono di Claudio Barontini, una firma della fotografia nazionale e internazionale. Scatti spesso casuali, altri preparati con sapienza dove cani e personaggi (sorprendente il ritratto in un interno di Franco Zeffirelli con il suo amatissimo meticcio) creano atmosfere e raccontano storie senza parole.

È il racconto di una storia d'amore tanto potente da essere riuscita a espandersi e concedersi agli altri; delle vite di protagonisti generosi che hanno offerto la loro esperienza a l'hanno combinata con quella di chi hanno incontrato sulla loro strada. Convinti che solo così si possa fare la rivoluzione. Che la rivoluzione sia necessaria per migliorare. Le radici lontane si armonizzano con quelle future, cambiano gli obiettivi, aumentano le persone, ma qualcosa rimane invariato nel corso degli anni: il calore. La passione per la semplicità, per un chicco di grano che genera infinite relazioni.

Massimo Nardi ci sorprende con una ricerca fotografica 'sul campo', volta all'esplorazione del mondo dei Nativi del Nord America, notoriamente detti 'Pellerossa'. La potenza evocativa del B/N conferisce all'opera una dimensione atemporale e pone al riparo da facili suggestioni folcloristiche, su cui sarebbe potuto scivolare l'uso del colore, in un contesto di costumi tradizionali dalla ricchezza e intensità cromatiche, che ben conosciamo.

Sempre più immagini e sempre più veloci, sempre più disseminate in qualunque ambito tecnico, scientifico, giuridico e militare, oltre che protagoniste della vita quotidiana; immagini spettacolari, immagini terribili, talvolta immagini che diventano segni identitari. Se è vero che viviamo in un ambiente visivo, cosa si può dire di un'immagine scioccante che sembra isolarsi da questo flusso vorticoso? Soprattutto: come è necessario rapportarsi ad essa in una prospettiva etica e di lungo periodo?