In questa raccolta l'autore racconta allo stesso tempo la fragilità e la forza dell'essere umano. L'uomo, il desiderio inespresso e la ricerca di senso si intrecciano in una danza di parole che evocano sia il tumulto interiore che la quiete meditativa. Il libro si articola in diverse sezioni, ognuna delle quali esplora un tema particolare: il respiro e la sua assenza, il corpo e il suo movimento, la natura e i suoi richiami silenziosi. I leggeri moti è un invito a immergersi in un abisso poetico fatto di suoni, silenzi e odori. I versi, abili pittori d'immagini vivide, portano il lettore tra sogno e realtà, esplorando i confini tra l'azione e la stasi e rivelando infine un mondo in cui il corpo e la natura dialogano in un gioco di tensioni e armonie.

Al pianterreno di una casa, in un quartiere di una denigrata periferia di una qualsiasi città, vive Caterina. La casa è buia e la vista ostacolata da un muro, siepe leopardiana oltre cui la giovane quattordicenne immagina una vita lontana. Accanto a due sorelle e una madre anaffettiva, Caterina trascorre le sue giornate tra la passione per lo studio, alimentata dalla sua professoressa di italiano, sua mentore e guida, e la compagnia della migliore amica e del fidanzato. Con il racconto di sé, in un alternarsi continuo di passato e presente, la protagonista fa emergere lo spaccato di un quartiere, di una realtà sociale abbandonata al degrado, alla grettezza e al diniego di una possibilità di riscatto. Ma Caterina non vuole salvare nessuno, e non è né migliore né peggiore degli altri. Senza essere eroina o vittima, è semplicemente diversa. Tra momenti spensierati e drammatici, al lettore non resta che immergersi in una vicenda appassionata che non lascia spazio ai giudizi, ma che, anzi, spinge a immaginare un futuro migliore per i personaggi del romanzo.

Frederik è un onironauta che, di ritorno sul pianeta Terra dal mondo dei sogni, si scontra accidentalmente, a bordo della sua astronave onirica, con la Luna dormiente, la quale si risveglia infastidita dopo decenni di sonno. Per rimediare all'incidente e restituire il sonno alla Luna, Frederik le racconta delle storie, narrando le vicende dei personaggi bizzarri e fantastici che ha conosciuto durante la sua perlustrazione nel mondo onirico. Una raccolta di racconti brevi adatti a tutte le età, delicati e introspettivi, per addormentarsi con leggerezza.

Tanti personaggi, un unico luogo: un antico albergo - con il suo fascino e i suoi acciacchi - situato nel centro di una città moderna - Cortezza - e gestito da una famiglia dalle origini nobili che ha perduto gran parte della propria ricchezza. Nel palazzo, storie curiose e stravaganti si intrecciano, restituendo per lo più frammenti di vite sospese, di chi è in cerca o in attesa di qualcosa che sfugge, di una scintilla da cogliere in un futuro non ben definito. Eppure, in questo microcosmo singolare dove tutto resta immerso in una realtà torbida che sembra non cambiare mai, dentro un albergo che pare crollare ma continua incredibilmente a resistere al tempo, qualcuno prova a far emergere con più forza la propria voce. Con esiti a volte inaspettati.

CÖR è un romanzo di formazione romance queer dall'atmosfera decadente, ispirato alla musica e alla letteratura e ambientato nell'atmosfera magica della Val Trebbia. Rosa ha diciassette anni, la passione per i libri e la pasticceria, una famiglia che non si è mai ripresa dalla morte di suo fratello Ismaele. All'improvviso, la maestosa Villa Artemisia che ha sempre ammirato da fuori, è di nuovo abitata: questo è l'inizio di un'estate diversa che porterà Rosa tra le braccia di Iside, a esplorare il suo orientamento sessuale e ad assaggiare il sentimento dell'amore nelle sue varie forme. Mentre la sua famiglia va in pezzi a causa del tradimento del padre, in questo viaggio di arte, letteratura, musica e poesia tra le ville, i castelli e i paesaggi della sua terra, Rosa scioglierà gli enigmi sulla vera identità di suo fratello, si immergerà nella storia di resistenza della sua terra e metterà in discussione la sua stessa identità, nella delicata metamorfosi da ragazza a donna, fino a scoprire che cosa desidera davvero dal futuro.

Le vicende narrate seguono la vita del giovane Paolo Falconi e della sua variegata famiglia dal '68 al '92, in un angolo di Puglia coinvolto nelle vicende storiche e politiche del paese, ma al contempo descritto come un paradiso amaro. Un paradiso dal quale Paolo, diverso dai suoi compagni, genitori e fratelli e in conflitto più con il mondo che con sé stesso, dovrà scappare per cercare la salvezza e la sua via, in una Bologna più viva che mai, per poi capire che, in fondo, nel nostro destino e nel nostro sangue è già scritto tutto ciò che ci porterà inevitabilmente a tornare. È impossibile non riconoscersi in almeno un personaggio di questa storia, nelle sue scelte e convinzioni. Nel fatto che ci siano persone che credono che ogni giorno sia l'inizio di una nuova vita, e persone che continuano a perdersi in quelle precedenti, senza più tornare e senza più dimenticare.

L'anziano Ferruccio ha visto morire l'amata Mara dodici anni prima e come i più tormentati degli eroi è consumato dalla nostalgia. Così, quando Mara fa il suo ritorno a casa sotto forma di fantasmagoria, l'uomo che tanto l'ha amata non esita un attimo ad accettarne la disperata proposta: lei resterà un anno intero, a patto che lui perda una qualità del suo essere ogni mese. Il filo conduttore è quel simbolico e doloroso percorso che prima o poi compiamo tutti: l'accettazione del lutto. Quando, dopo aver perduto ciò che amiamo, non lo lasciamo andare e lo tratteniamo con noi come una reliquia, i ruoli poeticamente si invertono: l'assenza di ciò che è perso si fa presenza ingombrante, finché a scomparire, fino a diventar fantasmi, siamo proprio noi. Così, ogni mese si aprirà una finestra sulla vita dei due amanti, e assieme a Mara e altri istrionici personaggi soffriremo la progressiva scomparsa di tutto ciò che Ferruccio è fino alle battute finali. Diverrà egli stesso esistenza inconsistente o riuscirà a sottrarsi al dolce gioco della morte?

Attraverso aneddoti e riflessioni, Chiamatemi stagionata offre uno sguardo intimo e onesto sulle sfide e sulle vittorie di chi sta per scontrarsi con la menopausa. Una raccolta di pensieri liberi su questioni che, prima o poi, attraversano tutte le donne. Il percorso di consapevolezza si snoda senza preavviso, quando la protagonista vede il proprio riflesso in una vetrina e non lo riconosce più. Milano fa da cornice col suo salotto elegante e accoglie i momenti preziosi da condividere con le amiche 'spalle'. Nessun finale a sorpresa, nessuna via d'uscita, ma il messaggio è chiaro: non resta che accogliere il cambiamento nel corpo e nella mente, con serenità e senza alcuna paura, restando in piedi - poco importa con quale scarpa, ma con la stessa passione e la stessa determinazione di sempre.

È comune dividere le persone tra amanti dei gatti e amanti dei cani; le prime sono affascinate dall'eleganza, l'agilità, l'indipendenza e la riservatezza che si attribuiscono ai felini, e somigliano loro stesse agli animali che tanto amano. I venti giovani autori di Racconti a quattro zampe si sono impegnati a scrivere a quattro mani dieci racconti a tema: in queste storie, i gatti sono specchio delle vicende umane, sono i protagonisti della trama, i custodi e i protettori di bipedi poco saggi, salvatori, testimoni e tanto altro. Tutti però sono la chiave, il fulcro dei racconti che mettono in scena mondi diversi e insoliti, esplorano il rapporto tra gli uomini e gli animali o tra gli animali stessi, sempre alla ricerca di un linguaggio capace di esprimere quello delle creature che ogni giorno ci stanno accanto, sostenendoci e accompagnandoci.

Lupo ha imparato a combattere fin da piccolo, fin da quando sua madre gli ha insegnato che il valore più importante è la dignità e che ogni essere vivente, animale o umano, deve abituarsi subito a lottare per poter vivere. Lupo lo sa che per placare la fame e la furia che non gli danno mai tregua deve essere disposto a sporcarsi le mani. Del resto, vivere per conto proprio non è facile nemmeno per chi, come lui, da sempre sa sbrigarsela da solo: lavora nei campi, combatte, il resto del suo tempo lo trascorre in osteria o in compagnia di Ragazzino, che lo ammira e lo emula. Finché una notte gli scagnozzi del Gran Signore non lo costringono a seguirli al suo palazzo, dove dovrà combattere per il diletto del pubblico. In questo vero e proprio castello dei destini incrociati, Lupo assisterà alla violenza, allo squallore e all'ipocrisia di chi si sente migliore di lui; soprattutto, però, deciderà chi vuole essere. In una favola allegorica scritta con sangue e carne, Lié Larousse descrive la seconda nascita di un ragazzo, di un cucciolo affamato che troverà il branco che non ha mai avuto.

I cannibali hanno sempre fame: vogliono, amano, sperano, tradiscono, lottano, dimenticano, accusano. Sono figli e figlie, la ragione di esistere della madre di latte o di quella acquisita, sono oggetto e soggetto d'amore, creature indifese. Storie sottili e quotidiane, raccontano il legame più sofisticato che la natura abbia mai concepito: quello che lega i figli alle proprie madri, anche quando loro muoiono. Isidoro, tanato-esteta di trentacinque anni, e Ira, una bambina di sei, diventano orfani di madre alla stessa ora dello stesso giorno. Isidoro è anaffettivo e insensibile; ma quando la vita gli pone davanti Ira, ne resta sopraffatto. È lei a parlargli per prima. Proprio lei, una bambina affetta da mutismo selettivo. Tra i due inizia così uno scambio fitto, non strettamente verbale, che indaga storie di maternità nel mondo animale, un dialogo sul dovere di essere figli. È un viaggio chiuso in una stanzetta, un dolore mutilato. Cos'è una madre? Quali sono le formule per amarla?

Come si fa a superare un dolore, a domare la rabbia, a scendere a patti con le azioni altrui che ci appaiono inspiegabili e crudeli? Giuliana Geusa si cala nei panni di una donna che ha conosciuto da piccola la violenza e la furia, da grande la solitudine e l'impotenza di una relazione tossica, e in quelli di suo fratello Tonio che, dopo aver subito un abbandono, non è riuscito a rimettere del tutto insieme i pezzi. Accanto a loro ci sono i fantasmi familiari del passato, moniti di dolcezza o di dolore, e il dottor P., lo psicoterapeuta che guida la protagonista nel suo percorso di guarigione e riesce poi a far breccia nel muro di sofferenza del fratello. In una narrazione sui generis fatta di frammenti acuminati come uncini e lievi come balsamo, Geusa accompagna il cammino dei suoi personaggi che sono, in realtà, tutti noi: alle prese con la memoria, l'inadeguatezza, il senso di colpa e la mancanza, ma sempre col coraggio di aprire la porta e far entrare la luce.

Una camicia a righe. Le righe dei confini, tra mare e cielo. Una vita vissuta tra le righe della mente o fuori di esse, nel tentativo di rendere normale ciò che ci circonda, se mai esista una normalità quotidiana. Tornare tra le righe e poi, di nuovo, uscirne fuori: essere prigionieri di un'esistenza verticale compatta e confortante, ma allo stesso tempo ingombrante e distorta, visibile solamente alla protagonista del romanzo. Così i giorni si fanno confusi, la pioggia con la sua azione purificatrice diventa un elemento da temere, le sensazioni si fanno vive e allo stesso tempo sfocate. Restano i racconti, uniti ai ricordi fittizi della mente. Righetto sfiora con delicata sensibilità una tematica quanto mai attuale, quella della malattia mentale, sospesa tra la leggerezza delle pagine e un rapporto madre - figlia difficile da costruire. Fuori e dentro le righe, in una continua oscillazione tra un reale tangibile e un'illusoria immaginazione.

A Hornbeam Bay si muore dolcemente, salpando su una barca realizzata con cura e poesia, come la Milton, imbarcazione leggendaria che adesso accoglierà il sonno e il riposo della signora Jacobs. È per questo che tutto il paese si sta preparando e per l'occasione Elhoen Harper, dopo una lunga assenza, torna dove è nata e cresciuta, facendo i conti con ciò che è rimasto immutato, come i giorni d'estate in cui la tortora cantava e le amicizie di bambini si cementificavano, e con ciò che invece la vita ha segnato profondamente, stravolgendolo. Il rapporto fraterno con Gracie Jacobs, la pesca dei granchi con Deepy Crab Jr., che ha una folla nella testa e per questo ha imparato a comunicare in un modo tutto suo, le cerimonie dell'addio di chi sceglie di andarsene per mare, niente ha perso la sua magia: Simona Sofia Sasso racconta con delicatezza i luoghi dell'anima, quelli a cui basta un odore, un tocco, un suono per tornare prepotenti nei sensi e nella mente, facendo dei suoi abitanti creature sagge e senza tempo, sempre pronte a parlare al di là degli anni.

Il caldo della Puglia e quello della Spagna. I muretti a secco tra gli ulivi e le strade della Rambla. Il sorriso e i vent'anni di Nina si muovono sinuosi tra le pagine di questi racconti. Nina, figlia di genitori emigrati in Spagna, sente la necessità di conoscere la terra natale: torna in Puglia, e lo fa da sola, in estate, in un tempo libero da impegni. Un viaggio intimo e solitario, un percorso senza sconti alla scoperta di vecchi sapori e nuove emozioni. Ad accompagnarla, una Vespa Piaggio 125 bianca dell'89, veicolo affidabile come il cavallo per Don Chisciotte grazie al quale celebrare tutta la bellezza, l'arte, le tradizioni e le vicende familiari di una Puglia carica di incanto, sospesa tra il bianco lucente delle masserie, il verde ribelle della macchia mediterranea e il blu profondo di un mare che sa anche ascoltare. Sembra di sentirlo il suono del le onde e del vento, quello che spettina i capelli di Nina in questo viaggio nel tacco della penisola, tra leggende, l'allegria di chi rinasce e la magia inconsapevole di ogni storia.

Le antologie in cento parole sono un progetto portato avanti per lanciare una sfida a tutti gli autori desiderosi di mettersi in gioco ed esplorare le possibilità e le molteplici sfaccettature del racconto breve, anzi brevissimo. Dall'amore ai vizi capitali, ai luoghi della quotidianità, i racconti spaziano tra i temi più disparati, narrati dalle penne varie e personali dei diversi autori, campioni di brevità e incisività. I racconti in cento parole sono pillole di storie, di umanità e di vite vissute - e da vivere - da gustare in pochi minuti e non lasciar più andare. Il sole che picchia. Il rumore delle onde. La sensazione della sabbia sulla pelle. L'estate che arriva non bussa, soprattutto nei ricordi dei protagonisti degli autori: così, l'infanzia di alcuni si fonde con un presente sul bagnasciuga di altri. L'estate porta con sé quella ventata di freschezza accompagnata dall'odore dei gelsomini nell'aria. Con Cartoline estive si vuole regalare al lettore uno spazio, uno spazio leggero come il soffio della brezza del mare, uno spazio in cui rifugiarsi quando le giornate si allungano e le sere prendono il sapore di un gelato di un'altra epoca. Ecco allora che l'estate diventa stagione di tutti: abbiamo chiesto a diversi autori e autrici di mettersi alla prova scrivendo un racconto in cento parole sulla stagione estiva come espressione di un immaginario fatto di incontri, piaceri e nostalgici ricordi. Come sempre, ad accompagnarci saranno le loro storie.

Vigneti, dolci colline e borghi intrisi di storia. Un territorio da scoprire pagina dopo pagina tramite la descrizione della vendemmia, del processo magico che si cela dietro alla produzione del vino. Il modo in cui quel vino viene trattato, cosa rappresenta per i piemontesi e per la loro tradizione. Quanto il territorio del Monferrato e del Piemonte tutto si faccia vivo tramite sapori, colori e odori di una storia eterna.

Un vero cavaliere non si ferma davanti a nulla. A volte, però, può correre il rischio di avanzare troppo. Sbalzato di sella, il valoroso cadrà in avanti, molto in avanti, ritrovandosi sperduto nella chiassosa confusione di un'altra epoca, la nostra, dove la sua amata è lontana e le dame che tenta di salvare lo accusano di mansplaining. Assieme al suo fido scudiero, il paladino balzerà agli onori della cronaca trovando la Fama che cercava (anche se meno eterna di come se l'era immaginata) e la più potente delle magie oscure, quella che in questo mondo chiamano 'internet'. Ma dovrà anche affrontare un nuovo, insidioso nemico, che minaccia gli abitanti di questo tempo: il Patriarcato. L'era della vera cavalleria era già finita quando la rimpiangeva Don Chisciotte. Nel frattempo, cosa non è finito, e cosa non è finto, nel mondo post umano della post verità e dei post su Instagram?

Tutti abbiamo un'immagine di noi stessi, ma può succedere che un giorno quell'immagine finisca per non rispecchiarci più. Sandro è un HR manager, un uomo fiero e solo, che non si lascia meravigliare da nulla, assorto dalla placidità che lo circonda. Un giorno - che sembrava identico a tutti quelli che l'avevano preceduto e che lo avrebbero seguito - si ritrova testimone di un accadimento ordinario com'è lui, ma che cancellerà per sempre la quiete nella quale si rifugiava. Tutto ciò che Sandro non avrebbe mai immaginato di poter dire o fare, in poco tempo diventa essenza di una sua vita parallela, dalla quale sarà impossibile sfuggire. O piuttosto, volerlo fare.

Come si convive con un corpo difettoso? Sole sogna un futuro da campionessa olimpionica di nuoto sincronizzato, quando scopre di avere una mutazione genetica chiamata BRCA1. Ciò significa che ha circa l'85% di possibilità di ammalarsi nel corso della sua vita, ma nessuno può prevedere quando. Allo sforzo di condurre un'esistenza normale, nascondendo a tutti le sue incursioni ospedaliere, segue il precipitare degli eventi: è in piena pandemia che la mutazione la richiama alla sua realtà, mettendo a rischio tutto ciò che ama. La mutazione non ha solo alterato i suoi geni, ma ha anche segnato il suo tempo. C'è un prima, in cui non sapeva di essere mutata; c'è un presente, fatto di controlli e ospedali; c'è un dopo, di cui non sa niente. Alla fine, Sole sarà costretta a fare i conti con i limiti imposti al suo corpo dalla malattia e a prendere una decisione che lascerà segni indelebili.

Cosa accade quando tempo e velocità, passato e presente, umano e artificiale collidono gli uni con gli altri? I sette racconti di Vita amorosa delle macchine si annidano proprio lì, in quel punto improprio in cui due profili speculari finiscono per divenire congruenti. La disuguaglianza, il senso di appartenenza, il dissidio tra ragione e passionalità, il rapporto controverso con le proprie origini.

Iride è arrivata a esibirsi a Nacona, città di mare afflitta da una sorta di maledizione, quella del nero di seppia che genera in chi lo mangia un malessere atavico. La performer, però, abbandona presto il palco e si unisce al Guardiano e alla sua combriccola di 'miserabili' amici. Questi incontri la iniziano ai misteri, ai traumi che affiorano dal passato della città e ai pericoli che su essa si profilano. C'è chi trama per devastanti trasformazioni urbanistiche. Il viaggio di Iride, sopra e sotto Nacona, tra strade e cunicoli, grotte e scogliere, la porta a incrociare macchine fantastiche, sogni, ombre di ogni tipo, desideri sepolti in una parabola di liberazione.

Michelle, protagonista de Il fiume va via taciturno, vive un incontro-scontro tra la sua personale esistenza e la storia del Novecento europeo. Fil rouge della narrazione è il fiume che segue placidamente il racconto, silenzioso e complice spettatore di amori, lutti, storie di una famiglia e dei suoi dolori. Nel canottaggio - sport che lega i protagonisti proprio su quel fiume - si va indietro per andare avanti: così Michelle dovrà spesso guardare al passato per capire dove andare, chi imparare a essere, chi decidere di divenire. Ivo, Victoire ed Ettore, il cane Pongo, i circoli remieri, le case e le isolette nascoste nel verde: tutti diventano attori in questo teatro intimo e al tempo stesso corale, privato ma anche pubblico.

Lo spazio della poesia è sempre troppo stretto. Le parole si muovono sulla pagina scorrendo lentamente, come il tempo scandito dalle stagioni morte e vive: afferrarle sembra quasi impossibile. È proprio qui, in questo gesto che tenta di catturare la parola lirica, che gli autori si mettono alla prova per restituire al lettore la melodia del suono poetico. Ogni poesia, nella sua lampante brevità, punta a rappresentare un sentimento, un'emozione, un ricordo che straborda di nostalgia o una sensazione sfuggente di passato che ritorna. Per cercare, ancora una volta, uno spazio più grande per le parole.

Cosa può accadere di così strano quando pensiamo che tutto - inesorabilmente - stia andando come sempre? La vita di Lupo è contraddittoria, solitaria, fatta di ombre lunghissime che si alzano sul suo nome e sul suo cammino. Sarà un incontro del tutto fortuito a indirizzarlo verso un viaggio nelle sue emozioni e a ritroso nel suo passato, per poter guardare al futuro con chiarezza e trasparenza: Lupo si addentrerà sempre di più in un intricato labirinto emotivo, alla ricerca delle proprie anime riciclate, per poterle perdonare e, così, anche assolvere sé stesso. In questo romanzo, Alessandra Nunziante racconta un percorso di dolore e buio, che si apre poi alla luce e al sollievo. La storia di un uomo che si ritrova negli strascichi di tutte le vite che l'hanno accarezzato, poi abbandonato, e alla fine riportato alla trasparenza del presente; lì dove non ci sono più ombre lunghissime che si stagliano dentro di noi, ma solo angoli di luce da preservare.

Il progetto scaturisce da un laboratorio di scrittura sulla narrazione in prima persona, in forma di diario o di memoir. Il lavoro prende ispirazione partendo da Quaderno proibito di Alba de Céspedes, Memoria di ragazza di Annie Ernaux e Il bambino di pietra di Laudomia Bonanni. L'obiettivo era quello di raccontare in prima persona il nostro mondo interiore in relazione a eventi, accadimenti e traumi delle nostre vite. Un percorso che risponde alla necessità di imporci come soggetto della narrazione. Un importante strumento di autocoscienza ma anche un gesto politico che si oppone alla continua stereotipizzazione del femminile. La maggior parte dei testi presenti nella raccolta sono frutto di questo laboratorio. Qualche altro testo è venuto dopo o in altre circostanze.

I cannibali hanno sempre fame: vogliono, amano, sperano, tradiscono, lottano, dimenticano, accusano. Sono figli e figlie, la ragione di esistere della madre di latte o di quella acquisita, sono oggetto e soggetto d'amore, creature indifese. Storie sottili e quotidiane, raccontano il legame più sofisticato che la natura abbia mai concepito: quello che lega i figli alle proprie madri, anche quando loro muoiono. Isidoro, tanato-esteta di trentacinque anni, e Ira, una bambina di sei, diventano orfani di madre alla stessa ora dello stesso giorno. Isidoro è anaffettivo e insensibile; ma quando la vita gli pone davanti Ira, ne resta sopraffatto. È lei a parlargli per prima. Proprio lei, una bambina affetta da mutismo selettivo. Tra i due inizia così uno scambio fitto, non strettamente verbale, che indaga storie di maternità nel mondo animale, un dialogo sul dovere di essere figli. È un viaggio chiuso in una stanzetta, un dolore mutilato. Cos'è una madre? Quali sono le formule per amarla?

Carlo si trova a Venezia per soddisfare la richiesta di un cliente importante in merito a una campagna pubblicitaria. Non sa che in quella magica cornice lo attende una sorpresa destinata a cambiare radicalmente la sua prospettiva di una tranquilla vecchiaia e anche la sua vita. Ma ciò che, in assoluto, creerà tensione più di ogni cosa è l'improvvisa attrazione tra lui e Vera, l'antica compagna di studi che da un anno ha trasferito in laguna il suo studio notarile. Tra le strade di Venezia, il suo mare, i campielli e le osterie, Massimo Andolfi, con leggerezza e ironia, intesse una storia che si snoda in tre mesi vissuti intensamente, sfiorando tutti i tasti del percorso esistenziale dei due protagonisti: lavoro, convinzioni politiche, sentimenti e interessi, con una colonna sonora che sembra quasi di sentire in sottofondo.