Wilfred Thesiger è stato l'ultimo dei grandi quanto eccentrici esploratori inglesi, una figura leggendaria per i suoi viaggi in alcuni dei luoghi più inaccessibili della terra. Bambino, vide l'ingresso vittorioso dell'esercito di Ras Tafari a Addis Abeba, dopo una guerra sanguinosa e all'arma bianca, con il nemico sconfitto e ferito in catene; a 22 anni fece la sua prima spedizione nel selvaggio territorio dei Dancali, lì dove lo status tribale dipendeva dal numero di uomini uccisi e castrati. I suoi libri più famosi, Arabian Sands e The Marsh Arabs, sono il racconto dei suoi soggiorni nell'Empty Quarter e nelle paludi dell'Iraq del sud. In questa autobiografia, dove lirismo e ironia si fondono in maniera ammirevole, Thesiger racconta le persone che più profondamente lo segnarono, come per esempio Henry de Monfreid, e gli eventi che lo spinsero a vivere seguendo il proprio istinto e offre al lettore le chiavi per entrare in una vita e un mondo di leggenda. Antimoderno, ma portatore di una civiltà della tecnica che avrebbe di fatto distrutto la vita tradizionale di quelle tribù da lui così amate, fedele suddito dell'impero britannico e però convinto difensore degli usi e dei costumi di quelle stesse tribù, La vita a modo mio racconta anche il tentativo di fuggire dalla proprie contraddizioni di uomo occidentale nel nome dell'«altrove» e del diverso.

Sembrava che la fama di Wilfred Thesiger, straordinario esploratore inglese, uomo d'azione che si sentiva vivo soltanto quando sfiorava la morte, dovesse essere affidata a un solo, irripetibile libro: Sabbie arabe, il racconto epico dalla traversata del Rub al Khali, il deserto dei deserti. Poi, un giorno del 1951, Thesiger scese nel sud della Mesopotamia, la terra chiusa dal Tigri e dall'Eufrate, e fu come entrare in un paradiso perduto. In primavera, le nevi, che si scioglievano sui picchi più alti della Persia e della Turchia, gonfiavano il Tigri e l'Eufrate, e le Paludi erano il risultato dell'inondazione e della dispersione dei due fiumi: un mondo acquatico, popolato da uccelli paradisiaci e piante gigantesche, dove gli Arabi si spostavano remando su barche leggere e costruivano con i giunchi immense, fantastiche cattedrali sostenute da un'architettura audace, come mai se n'erano viste. Il racconto incantato di questo Eden, non a caso situato nella stessa area dell'Eden biblico, ha i toni dell'idillio e il fascino dell'iniziazione a una cultura all'epoca sconosciuta e già declinante. Chi ha letto Sabbie arabe farà bene a non perdersi questo altro testo di Thesiger, commovente testamento di uno stile di vita unico, oltre che autentico gioiello della letteratura di viaggio.

Il Rub al Khali, l'Empty Quarter in inglese, il Quarto Vuoto, è il deserto più grande del mondo, il solo luogo in cui, secondo Thesiger, «si può trovare la pace della vera solitudine». Il primo europeo ad attraversare l'Empty Quarter fu Bertram Thomas, un funzionario dell'Indian Civil Service trasformatosi in esploratore nell'inverno del 1931. Il secondo fu Harry St John Philby, il padre di Kim, la spia. Il terzo fu Wilfred Thesiger. La sua impresa, però, cominciata nel novembre del 1945, è stata davvero memorabile: una traversata proibita dal Dhaufar fino all'Oman, nel Golfo Persico, passando per le dune ritenute invalicabili dell'Uruq al Shaiba e costeggiando sabbie mobili assai temibili. Scritto dieci anni dopo l'avventura dell'Empty Quarter in una stanzetta del Park Hotel di Copenhagen, circondato dal plumbeo cielo nordico in modo che la nostalgia del deserto arabo si facesse più lancinante, Sabbie arabe è innanzitutto un'appassionata celebrazione, composta con immediatezza ed eleganza, dei beduini e della loro esistenza. In un tempo fuori dal tempo, tra carovane e soste, silenzi e animate conversazioni, riviviamo in queste pagine la vita di un popolo fiero e generoso, religioso e violento, fatalista e solidale: una vita aspra e affascinante che, una volta conosciuta, non concede a «nessun uomo di restare lo stesso».

The romance and danger of the great explorers' daring expeditions captured the public imagination and the world's headlines to an extraordinary degree. Journalists vied for their stories, and publishers rushed their first-hand accounts of exciting and dangerous journeys into print for a wide and voracious readership.

Between 1951 and 1958 Wilfred Thesiger spent several months of each year living among the tribal Marsh Arabs of Southern Iraq. As he travelled from village to village by canoe, he won acceptance by dispensing medicines and treating the sick and soon came to understand and share a way of life that had endured for many centuries. This account of his experiences describes a people who until recently were untouched by the modern world, living completely water-dominated lives: fishing with spears, drinking water-buffalo milk, building islands and intricate stilt houses from the gigantic reeds. The Marsh Arabs pays tribute to their hospitality, loyalty, courage and endurance and is a moving testament to their threatened culture.
This edition includes an introduction by Jon Lee Anderson discussing Thesiger's views of the places and people he visited, Saddam Hussein's destruction of the marshlands and the possibilities for their restoration.

This book presents 113 poems, which reflect attitudes of the bedouin, a desert-dwelling, non-literate tribe, to a variety of personal, social and political experiences. Each poem is translated into English with an introduction describing its setting and with notes that clarify the cultural, linguistic and historical background. The poems are also presented in Arabic script and in phonemic transliteration. They are arranged according to their purpose: poems of expression, communication, instruction and entertainment, and poems reflecting the bedouin response to Turkish, British, Egyptian, and Israeli rulers from 1882 to 1982.

Thesiger è l'ultimo tra i grandi viaggiatori britannici ad aver esplorato l'Empty Quarter, il deserto dei deserti, il solo luogo in cui 'si può trovare la pace della solitudine'. 'Sabbie arabe' è il resoconto dei suoi viaggi in un arco di tempo che va dal 1946 al 1950. E' un classico ricco di centinaia di aneddoti che restituiscono al lettore il sapore della vita originale dei beduini. In un tempo fuori dal tempo, tra carovane e soste, silenzi e colloqui, si può condividere la vita di un popolo fiero e generoso, religioso e violento, fatalista e solidale, un vita aspra e affascinante di cui Thesiger dice: 'Nessun uomo può restare lo stesso dopo averla conosciuta.'

The desert is a place of silence, mystery, and solitude, a setting and vehicle for dreams and myths, and the ultimate site of illusion and mirage. Europe discovered the desert in the nineteenth century via archaeological and geographical explorations. In that period too, photography was invented, and it went hand in hand with the discovery of the desert. Solitary travelers or members of scientific expeditions, artists, and photographers embarked upon the representation of the desert as a territory to explore and as landscape. Organized around a series of historical and contemporary works, this book examines the ways photography and the movies have represented the desert. Among the artists included are Michael Ashkin, Lee Friedlander, Edward Weston, Wilfred Thesiger, Bill Viola, Pier Paolo Pasolini, and Herge (of Tintin fame). Distributed on behalf of the Fondation Cartier pour l'art contemporain. 140 photographs.

Following on from his autobiography, >The Life Of My Choice, My Kenya Days< is an evocative account of Thesiger's time in Kenya since his first visit in 1960. Superbly illustrated with 48pp of the author's own duotone photographs.