Dopo la morte della moglie il commissario Scalvuzzo ha abbandonato la fede in Dio e voltato le spalle ai pochi amici incontrati al monastero di San Miniato al Monte. Ma quando l'abate padre Martino scompare all'improvviso e nel monastero di Sant'Orsola viene scoperto il cadavere di una suora murata viva, il commissario capisce di non poter abbandonare gli amici monaci. Con l'aiuto dell'ispettrice Conti indaga per svelare i misteri che, dopo quarantasei anni dalla morte del vecchio abate padre Natalius, devoto all'alchimia, alla ricerca della pietra filosofale e dell'immortalità, ancora minacciano la quiete del monastero.

Continuano le indagini del commissario Scalvuzzo per svelare i misteri del monastero di San Miniato al Monte. La scoperta della bara vuota dell'ex abate e alchimista padre Natalius è la prova della sua resurrezione dal mondo dei morti. Ma, secondo Scalvuzzo, l'assassino non è un fantasma. Scavando nei ricordi dei monaci, Scalvuzzo e i suoi collaboratori riportano alla luce una storia fatta di intrighi e menzogne, rimasta per anni sepolta nel passato, gelosamente custodita dalla badessa madre Rita. Un susseguirsi di avvenimenti e una lotta contro il tempo porteranno il commissario Scalvuzzo a scontarsi con il desiderio di padre Natalius di dare vita a una discendenza di adepti devoti all'alchimia, per dimostrare al mondo intero e alla Chiesa che Dio non è il solo a poter concedere all'uomo la possibilità di una seconda vita.

Una maledizione. La sua vita come il suo matrimonio si potevano riassumere in quell'unica parola. Non c'erano state gioie per lei, nonostante si fosse impegnata perché suo marito imparasse ad amarla, non solo a considerarla la madre dei suoi figli e la donna servizievole e sottomessa che lui aveva deciso di sposare proprio per queste qualità. Aveva fatto di tutto perché la sua famiglia potesse vantare una discendenza numerosa e soprattutto perché i suoi segreti restassero tali, ma forse non era stato abbastanza, e ora la vita chiedeva a lei di saldare il prezzo dei peccati di entrambi.

Era stanca di mentire. Le fondamenta di quella casa erano state costruite solo sulle bugie e sui segreti, e forse era tempo che lei aprisse i cancelli di quella villa e spalancasse le finestre per far entrare il sole, e permettere alla verità nascosta di uscirvi. Il suo castello si stava sgretolando e lei sarebbe morta lì dentro, schiacciata da quelle stesse mura e dai suoi segreti. Cosa le importava se il mondo avrebbe saputo? Cosa poteva mai accadere se la gente avesse parlato ancora di loro, se avesse messo insieme i pezzi e avesse scoperto che la felicità di quella famiglia era solo una maschera, la stessa che lei aveva indossato il giorno del suo matrimonio per sentirsi all'altezza, per non dover rinnegare il suo giuramento? Dover ammettere che lei non era mai diventata veramente la moglie di suo marito, ma solo un suo gioiello che ogni tanto sfilava dalla custodia e lasciava che gli amici ammirassero invidiosi, ma che riponeva quando diventava troppo ingombrante e luccicante?