Le civiltà antiche hanno sempre vissuto, in binomio indissociabile, il momento materiale e quello spirituale, sicché gran parte delle loro realizzazioni concrete risentono in pari tempo di suggestioni simboliche, cultuali e culturali: in tali condizioni un oggetto apparentemente neutro e semplice può acquisire significazioni particolari se inserito in una liturgia religiosa o in un rituale magico. Questa considerazione, riferibile a una quantità variegata di oggetti, trova più puntuale conferma quando si pensi alla coltivazione della vite e all'uso molteplice del suo frutto delizioso: l'uva da cui estrarre il vino. Ebbene il presente saggio offre indicazioni su alcuni dettagli relativi alle differenti modalità di produzione di questo nettare prezioso e al suo uso molteplice nelle cerimonie e nelle celebrazioni maggiori delle civiltà del passato.

Alla prima esperienza autobiografica, l'autore tratta in forma personale l'esperienza amorosa, rievocandola a distanza di tempo e ricostruendone i momenti più significativi in una prosa iconografica e percettiva quale mai prima aveva sperimentato. Scopo di questo volume è lasciare una testimonianza materiale di quegli affetti maggiori che ne scandirono la vicenda giovanile e matura. Ecco allora susseguirsi lungo il filo della memoria situazioni, progetti e intenzioni secondo la cronologia effettiva del vissuto, ciascuno in sé autonomo, così che il lettore possa formarsi un'idea definita della materia e del contesto materiale e psicologico del narrato ora con oggettività di rappresentazione ora invece con una impostazione immaginativa.

Compito di questa ricerca, invece, è dimostrare le ragioni di un atteggiamento mentale tradizionalistico come quello dell'autore gallo-romano e la capacità di suggestionare autorevoli personalità della successiva vicenda storico-politica Romana. In ogni caso fa bene alla conoscenza la lettura di un diario di bordo che consenta di ricostruire i momenti più salienti di un'esperienza di viaggio in direzione di luoghi familiari ora sorpresi in un mortificante stato di incuria e le riflessioni prodotte su una realtà tanto degenerata.

La ricostruzione di un testo lirico ellenico è di certo un'esperienza emozionante e totalizzante che pone a dura prova le conoscenze, le intuizioni, le convinzioni e gli umori stessi di chi vi lavori, ma al tempo stesso rassomiglia alla condizione di un esploratore che si addentri nel fitto rigoglio vegetale e animale della foresta: lì si va alla ricerca di una parola o di una porzione di questa o di un accento o anche di un apostrofo o insomma di qualche indizio che, pur minimo, serva alla lettura e all'interpretazione di un testo, qui, invece, ci si appassiona alle avventure di chi, camminando fra sterpi, rami, grovigli di piante e rifugi di fiere, intenda guadagnare alla scienza e alla civiltà esperienze e fatti che altrimenti si ignorerebbero. Ma la soddisfazione è comune: strappare all'oblìo o all'ignoto segreti millenari che hanno scandito momenti decisivi della storia dell'uomo. La favolosa isola di Lesbo e le sabbie voraci dell'Egitto si contendono qui un tesoro inestimabile di cultura, bellezza, sentimenti, idee e quant'altro abbia elevato la condizione umana emancipandola dal servaggio della natura e riscattandola dalla dimensione primitiva che pure le appartiene.

Fino a pochissimi decenni fa delle vicende dell'esodo e delle foibe veneto-giuliano-istro-dalmatiche nessuno sapeva niente... o taceva: la politica nazionale e internazionale ha infatti rimosso la memoria delle tribolazioni patite dalle genti nord-adriatiche d'Italia a partire dal 1943 con oblìo e reticenza premeditati. Al giorno d'oggi, però, e fortunatamente, qualcuno sa qualcosa, ma sono ancora poche, forse troppo poche, le persone compiutamente informate di quegli avvenimenti luttuosi, se si escludono i testimoni superstiti e qualche congiunto meno anziano. Nessuno sapeva neppure dell'esistenza di una letteratura floridissima in vernacolo veneto e in lingua colta in quei territori situati a cavaliere fra due nazioni e due universi contermini, in cui le genti nostrane costituivano la classe dirigente e riconoscevano nell'amenità di quelle contrade e nell'eleganza dei loro monumenti le proprie antiche e prestigiose origini. Scopo di questo volume è quello di fornire al lettore gli strumenti mancanti alla sua necessaria conoscenza.

Il lavoro alla stesura del presente volume ha realizzato un sogno comune cullato da anni dai due autori, da quando, sin dai primi studi sull' arte di Giorgio Morandi, si sono interessati al suo 'Paesaggio' del 1943, avvalendosi anche della conoscenza diretta delle sorelle superstiti Anna e Maria Teresa Morandi e accedendo ai luoghi di produzione dell'artista. Ricostruire il momento storico, umano e artistico di quell' esperienza creativa è stato infatti un appassionato banco di prova per i due studiosi e una occasione per verificare emozioni, idee e concetti sul mondo interiore del maestro emiliano.

Una raccolta di traduzioni e rielaborazioni della celeberrima 'Ode Sublime' di Saffo. Un nuovo itinerario conoscitivo nella sensibilità di genti, lingue e culture operanti lungo l'asse euro-americano e delle quali ognuna ha saggiato le capacità della propria espressione. Ripercorrere i momenti distinti della vicenda esegetica impegna autrice e interprete lungo un sentiero emozionale mirabilmente seducente, in cui l'espressione moderna ascolta, assimila e riproduce, come sa, può e sente, l'essenza del componimento originale, tentando di carpirne l'armonia e la logica di quei suoni, quei colori e quegli stati d'animo come in nessun'altra circostanza. Segue poi una rassegna di letture critiche che intende fornire, nell'arco plurisecolare della riflessione filologica, culturale ed estetica, elementi di contesto, di valutazione critica, di integrazione testuale.