Non è facile continuare a vivere in terre che sembrano affette da un costante desiderio di fuga, in paesi che soffrono di una emorragia di abitanti (specie le forze più giovani), dove non si trovano quasi più negozi e dove da tempo scuole, ambulatori medici, poste e altri servizi essenziali hanno chiuso i battenti. Da tali restrizioni è angustiata una insospettabile fetta d'Italia: non solo quella povera - di mezzi e d'infrastrutture - del Centro o del Sud, ma anche quella ricca del Nord. In questo quadro complesso, come si pone la comunità ecclesiale, una delle poche realtà presenti ancora in modo capillare sul territorio nazionale? Un gruppo di vescovi ha rivolto un appello al governo centrale e agli amministratori locali, mettendo a fuoco il persistente e grave ritardo nello sviluppo delle cosiddette "aree interne". E ha poi avviato un confronto intraecclesiale per enucleare una pastorale specifica per questi luoghi di "desertificazione", abbozzandone le linee portanti, soprattutto in termini di ministerialità plurale. Ecco allora che qui prendono la parola tre teologi di vaglia, diventati vescovi - Crociata, Repole, Brambilla -, per offrire un contributo di qualità alla riflessione di tutti.
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