Questa è la storia di Ugo Forno, giovane studente romano che il 5 giugno del 1944, mentre Roma festeggiava la liberazione dall'occupazione nazifascista, si mobilitava con altri giovani per impedire a soldati tedeschi di distruggere il ponte sull'Aniene, essenziale per permettere l'avanzata degli Alleati. Egli, di appena dodici anni, assieme ai suoi compagni, predispose l'azione con le armi per impedire che i sabotatori portassero a compimento l'azione. Ciò che più colpisce nell'ultimo giorno di Ugo Forno è la perfetta comprensione dell'importanza e la presa di coscienza del momento storico che stava vivendo, e di cui diventa straordinario protagonista senza un attimo di esitazione. Se la capitale d'Italia venne liberata dall'occupazione nazista lo si deve quindi anche al puro eroismo di un ragazzo di dodici anni. In tempi in cui l'immaginario dei ragazzi si nutre di realtà virtuali e di fiction, la storia di Ugo rappresenta una testimonianza di vita e di morte autentiche. Un dono prezioso, per una autentica crescita civile delle nuove generazioni.

Un parroco di campagna che si batte per la tutela dell'ambiente in un borgo di Latina che ospita una grande discarica viene trovato ucciso incaprettato. Un delitto di camorra o altre piste da seguire? Dal 1995 è un cold case.

A Maenza un fatto postunitario, che testimonia le angherie dei signorotti nei confronti dei contadini e delle rivendicazioni socialiste. Siamo nel 1881, in un paesino allora dello Stato Pontificio, oggi in provincia di Latina: quattro uomini vengono accusati dell'omicidio di un signorotto per questioni di terra. Due di loro sono innocenti, il paese lo sa ma per paura non interviene. Carlo e Raffaele Coco così verranno condannati ai lavori forzati a vita nel carcere di Santo Stefano, ma qualcuno a Maenza parla...