«La cosa che ti rimane, dall'incontro con esercenti, con persone 'alla Gabriele', è quella di avere la capacità di metterti a confronto col pubblico, di sentire il pubblico, di toccarlo, di ascoltarlo, di vederlo, di relazionarti. Uno di quei tasselli che mi hanno strutturato e fatto capire che dovevo parlare alle persone, che è poi l'obiettivo ultimo e unico di questo mestiere, cioè parlare allo spettatore, raccontare alla gente e, di conseguenza, imparare anche a conoscerla. [...] Quei viaggi in Emilia alla fine degli anni '90 per presentare 'La guerra degli Antò', per accompagnare 'Il posto dell'anima', per parlare col pubblico dopo il film, mi hanno segnato, mi hanno indicato un percorso che poi è rimasto il percorso della mia carriera» (dalla prefazione del regista Riccardo Milani)
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