È una scrittura musicale, morbida, soave, quella di Beppe: non lascia spazio a spigoli e screziature, vibra di un'eufonia sommessa e delicatissima. Questa seconda silloge dialoga in maniera serrata e profonda con la prima dell'autore, Silenzi d'inchiostro: si apre infatti con quella che era stata l'ultima poesia della precedente, gioca su tinte e spunti visivi altrettanto tenui e propone componimenti assonanti, tracciando un cammino lirico coerente e rassicurante.

La timidezza è il volano che ha mosso le onde dei miei pensieri, li ha resi voce silente aprendo una finestra interiore. Un percorso di emozioni semplici, scritte col solo sentire, con gli occhi chiusi e macchie d'inchiostro tra le dita. Non posso chiamarle poesie, ma soprattutto non voglio. Desidero unicamente donare al lettore la possibilità di indossare come un abito, l'impalpabilità delle parole scelte e, se provocheranno anche la più piccola emozione, mi basterà pensare di aver sorriso accanto a lui.