Scrivendo di me bambina e della mia fanciullezza, ho voluto mettere in evidenza le difficoltà economiche, lavorative ed abitative a cui andava incontro la maggior parte delle persone nei piccoli centri e nelle campagne in particolare. Mi riferisco a decenni fa! Le vie di comunicazione erano poche perciò si camminava molto. L'informazione si fermava quasi sempre nei paesi mentre al di fuori era molto scarsa. Ci si alzava col canto del gallo, si iniziava il lavoro che terminava all'imbrunire. Inoltre, avendo constatato che alcune parole nel nostro dialetto non si usano quasi più, nel mio racconto, una minima parte delle altre, le ho affiancate a quelle scritte in italiano perché ritengo sia importante conservare alle generazioni future il nostro idioma dialettale.

Nel primo racconto due bambini che abitano sullo stesso pianerottolo giocano sempre insieme. Vanno a scuola, si diplomano, ma nessuno dei due si fidanza. Le famiglie trascorrono le vacanze ogni anno insieme e come sempre i due giovani fanno il bagno, ma il caso vuole che il mare sia più agitato del solito e un'onda impetuosa spinge Mirella fra le braccia di Massimo.Nel secondo due ragazzi si incontrano per caso. Lei, mentre va a lavorare, ha un guasto alla macchina, lui, passando, la vede in difficoltà e l'accompagna. Nasce subito una simpatia reciproca che si trasforma in amore. Si sposano e sono felici, ma per alcuni anni non vengono bambini. Dopo gli accertamenti, risulta che lui è sterile, ma non lo dice subito a sua moglie. I due racconti dimostrano che alcuni casi non avvengono soltanto perché lo vogliamo o non lo vogliamo noi, ma devono svolgersi in un dato modo per giustizia Divina, infatti non si può essere sempre felici a discapito degli altri. È Dio che crea quell'armonia giusta che ruota intorno all'Universo col continuo susseguirsi di eventi diversi. Nessuna mente umana riuscirebbe a farli ripetere all'infinito.