«Pochi personaggi, come Guglielmo Canevascini, presentano il fascino e, insieme, le difficoltà interpretative di un protagonismo pressoché ininterrotto, che interseca con l'operosità del sindacalista e dell'agitatore, dell'uomo politico e del giornalista oltre mezzo secolo di storia del socialismo e della democrazia, facendo perno, certo, sulla «piccola patria» che fu sua, il Canton Ticino, ma travalicandone altresì l'orizzonte per misurarsi con l'ottica nazionale elvetica, italiana, europea (...) In altre parole ricostruire la biografia di Canevascini significa porsi da un punto di vista visuale assai avanzato e produttivo, ancorché arduo, e riconsiderare percorsi e dinamiche proprie del «caso» ticinese e svizzero, nel più ampio quadro della grande trasformazione politica e sociale del continente, tra fine Ottocento e secondo dopoguerra (...) Nel suo profilo di autodidatta di umili origini si compendiano costanti e varianti significative dell'identikit del militante socialista europeo (...) Un connotato, quello dell'autodidattismo, comune a molta parte di questa «classe politica in formazione» che è il movimento sindacale, ticinese, italiano e europeo in genere (...) è forse in questa matrice la chiave di lettura per capire insieme le scelte qualificanti del partito e le linee di fondo della leadership di Canevascini (...) E una linea intrisa di concretezza e di pragmatismo, tutt'altro che scontata (...)»