Nel 1948 Israele proclamava la sua indipendenza. Nasceva lo Stato nel quale il
Nuovo Ebreo sarebbe stato libero e in pace, avrebbe creato istituzioni
democratiche, aperto le porte a tutti coloro che avevano sofferto, con la
promessa che mai più l'antisemitismo li avrebbe inseguiti. Un esercito di
cittadini, un'aviazione ultramoderna, un arsenale nucleare li avrebbero
liberati da ogni nemico. Invece i nemici ci sono sempre e la pace è ancora
lontana. Sessant'anni dopo la sua nascita, Israele non ha ancora frontiere
definite e riconosciute. L'occupazione della Cisgiordania palestinese ne sta
avvelenando l'essenza laica e democratica. La frizione quotidiana tra
modernità e oscurantismo, pacifismo e militarismo, fra l'ebreo cosmopolita e
quello tribale, impediscono al sogno nazionale di realizzarsi fino in fondo.
Questa è una storia di capi e di generali, di fedi incrollabili e grandi
battaglie. Ma è anche un racconto di donne e uomini senza volto che dubitano,
odiano e amano; ingranaggi di una tragedia condivisa con altri, sconosciuti
come loro, ma palestinesi. Gente comune la cui vita non è giusta o sbagliata
in sé; gente che semplicemente non sa come 'fermare la faccenda che ci ha
impigliati e ha impigliato così tanto il nostro futuro'.
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