Un ragazzo e una ragazza scappano sui tetti della Londra elisabettiana. È il 1601, Shay è un'addestratrice di falconi e sacerdotessa di un antico culto degli uccelli, Nonesuch è un attore adolescente, stella oscura dei Blackfriars Boys, compagnia teatrale di giovanissimi interpreti noti in tutta Londra per le loro incredibili performance. È un incontro destinale tra due outsider che non sapevano di cercarsi a vicenda: il loro rapporto si consuma in fuga lungo le vie buie della città, nelle case vuote dei nobili, sul palcoscenico, mentre con gli altri mettono su il Teatro fantasma, che appare e scompare nei luoghi più nascosti grazie all'aiuto dei trucchi dell'occultista John Dee. Presto la loro fama cresce: perfino la regina Elisabetta viene a conoscenza delle doti medianiche di Shay, che cantando vede nel futuro. E sarà proprio una profezia di Shay alla regina a innescare una catena di eventi che insanguinerà tutta l'Inghilterra fino all'assoluto e bruciante dramma finale. Intrecciando con sapienza realtà storica e dimensione immaginifica, Mat Osman dà vita a un romanzo magico e mozzafiato che mette in scena l'eterno scontro tra appartenenza e destino, passato e futuro, inganno e verità.

Londra, 2010: mentre il vulcano islandese Eyjafjöll erutta bloccando mezza Europa con la sua immensa nube di cenere, Adam Kussgarten, introverso e bizzarro londinese che nel proprio appartamento di Notting Hill ha costruito una intera città in miniatura, viene avvertito telefonicamente da un numero a lui sconosciuto che suo fratello gemello, Brandon, è stato rinvenuto morto, assassinato da alcuni uomini con il viso coperto da maschere di Paperino, a poche centinaia di metri dall'abitazione dello stesso Adam. I due fratelli gemelli non avevano contatti da anni, e Adam credeva anzi che Brandon, un tempo una rockstar minore della scena musicale inglese, vivesse ormai stabilmente a Los Angeles, in America. Da questo momento il timido Adam si trova coinvolto in un'avventura tanto pazzesca quanto pericolosa, che lo conduce nei meandri più nascosti dell'underground di Londra alla ricerca di preziosissimi nastri musicali, di risposte alla morte del fratello e, forse, del suo stesso destino.

Founded in 1950, Perspecta is the oldest and most distinguished of the student-edited American architectural journals. Perspecta 33 explores the concept of architectural autonomy and its relationship to the discipline's potential as a critical agent.The journal revisits the debate of the past thirty years over architectural autonomy -- the belief that architecture is a self-contained field with its own legible, meaningful forms. It addresses the twentieth-century lineage of autonomy from its origins in the fine arts and art history to its architectural manifestation in the 1970s -- a time when the functionalist, utilitarian nature of the modernist era led to a perceived dissolution of the discipline's professional boundaries. From this historical understanding, the journal investigates current practice, asking whether autonomy is still essential to the 'critical project.'Perspecta 33 notes a shift in critical attention from the center of the discipline to its periphery, where architecture is able to translate intelligence from other disciplines into its own conventions and language, as well as pass ideas and speculation into the world. New methods of architectural production (digital design, imaging, and fabrication), growing environmental concerns, and changing ideas about domesticity and urban space suggest alternative directions for criticality.The essays are organized in two parts: those that explicitly engage the history of architectural autonomy and those that offer alternatives or counterexamples. In addition to the articles, there is a portfolio of contemporary projects that draw their criticality from disciplines outside architecture. Perspecta 33 also includes a work by the artist Ann Hamilton. Articles are by Stanford Anderson, Carol Burns, Bernard Cache, Diane Ghirardo, Elizabeth Grosz, K. Michael Hays and Lauren Kogod, Neil Leach, Hashim Sarkis, Robert Somol, Michael Stanton, Anthony Vidler, Sara Whiting, and Christopher Wood.The editors of Perspecta 33 are graduates of The Yale School of Architecture and practicing architects.