Quando Marina Nemat esce dal carcere di Evin ha diciotto anni, e dopo ottocento giorni di prigionia vuole solo dimenticare: le torture, il terrore, la conversione all'islam e il matrimonio forzato con uno dei suoi carcerieri, la morte violenta di lui in un attentato. Vuole tornare dalla sua famiglia, da Andre, il ragazzo di cui era innamorata prima che la arrestassero, andare avanti e sentire che il passato è passato e non tornerà mai più. Del resto è un muro di silenzio quello che si alza immediatamente tra lei e i suoi genitori, loro non le chiedono nulla su ciò che ha vissuto, non vogliono sapere. Andre l'ha aspettata, si sposano, si trasferiscono in Canada, hanno due figli, si integrano nella vita del paese che li ha accolti, e riescono perfino a far arrivare i genitori di lei dall'Iran. Il muro del silenzio è sempre lì, ogni giorno più massiccio, rassicurante e insieme terribile. Un muro destinato a crollare. La morte della madre è la prima breccia: è il 2000. Al funerale, Marina si abbandona a un attacco isterico. Tutti pensano che sia il dolore della perdita, lei sa che è giunto il momento di fare i conti con se stessa. Nasce così 'Prigioniera di Teheran, la sconvolgente cronaca di una gioventù interrotta da un regime feroce. Oggi scrittrice di successo, Marina Nemat ripercorre quel cammino a ritroso, i lunghi anni dopo Evin, dopo Teheran. Riprende possesso di quella vita sospesa, in un certo senso non vissuta, prima della decisione di guardare in faccia il trauma.

Subtitled, }One Woman's Story Of Survival Inside A Torture Jail{. The astonishing, true account of Nemat's remarkable courage in the face of terror. Aged 16, in 1979, Nemat was arrested, tortured and sentenced to death by the Iranian government

What would you give up to protect your loved ones? Your life?

In her heartbreaking, triumphant, and elegantly written memoir, Prisoner of Tehran, Marina Nemat tells the heart-pounding story of her life as a young girl in Iran during the early days of Ayatollah Khomeini's brutal Islamic Revolution.

In January 1982, Marina Nemat, then just sixteen years old, was arrested, tortured, and sentenced to death for political crimes. Until then, her life in Tehran had centered around school, summer parties at the lake, and her crush on Andre, the young man she had met at church. But when math and history were subordinated to the study of the Koran and political propaganda, Marina protested. Her teacher replied, 'If you don't like it, leave.' She did, and, to her surprise, other students followed.

Soon she was arrested with hundreds of other youths who had dared to speak out, and they were taken to the notorious Evin prison in Tehran. Two guards interrogated her. One beat her into unconsciousness; the other, Ali, fell in love with her.

Sentenced to death for refusing to give up the names of her friends, she was minutes from being executed when Ali, using his family connections to Ayatollah Khomeini, plucked her from the firing squad and had her sentence reduced to life in prison. But he exacted a shocking price for saving her life -- with a dizzying combination of terror and tenderness, he asked her to marry him and abandon her Christian faith for Islam. If she didn't, he would see to it that her family was harmed. She spent the next two years as a prisoner of the state, and of the man who held her life, and her family's lives, in his hands.

Lyrical, passionate, and suffused throughout with grace and sensitivity, Marina Nemat's memoir is like no other. Her search for emotional redemption envelops her jailers, her husband and his family, and the country of her birth -- each of whom she grants the greatest gift of all: forgiveness.

Questa storia di violenza, annientamento e rinascita comincia in Iran, una fredda sera di gennaio del 1982, quando i guardiani della Rivoluzione arrivano a casa di Marina Nemat per arrestarla. In quel momento nella vita di una spensierata sedicenne si apre uno squarcio, un abisso in cui solo vent'anni dopo quella ragazza diventata donna riuscirà a gettare lo sguardo. L'infanzia di Marina è stata simile a quella di tante altre ragazze. I giochi nei parchi di Teheran, le vacanze sulle rive del Caspio, i momenti di preghiera nella chiesa cristiana ortodossa del quartiere, una famiglia poco affettuosa, addolcita dalla presenza della nonna di origine russa. Poi l'adolescenza e i primi turbamenti del cuore, fino al sentimento profondo per Andre, l'amore di una vita. Finché i segnali inquietanti di un cambiamento imminente si addensano minacciosi nel suo ciclo: le prime proteste dei movimenti islamici contro lo scià, amici e conoscenti coinvolti nella Rivoluzione che approda alla grigia realtà quotidiana del regime dell'ayatollah. Senza quasi un perché, Marina da un giorno all'altro si ritrova in una cella di Evin, la famigerata prigione di Teheran. Viene torturata, condannata a morte. Ma davanti al plotone di esecuzione, la sua pena viene commutata in ergastolo e il suo carceriere-salvatore la costringe a convertirsi all'Islam e a sposarlo. Per Marina inizia un lungo viaggio interiore per scendere a patti con la nuova realtà.